Carige sta mettendo a punto il piano di riduzione dei crediti deteriorati che dovrà presentare alla Bce entro il 28 febbraio. Oltre alla già annunciata ipotesi di una cartolarizzazione di due miliardi di sofferenze, la banca sta esaminando una nuova soluzione che prevedrebbe lo scorporo di 3-3,5 miliardi di Npe. Mossa in grado di soddisfare da subito i target posti da Francoforte per il 2019.
A una settimana dalla deadline del 28 febbraio, quando Carige dovrà presentare il proprio piano industriale e di riduzione dell’indebitamento alla Bce, spunta una nuova ipotesi di taglio radicale dell’esposizione verso i crediti deteriorati. L’istituto, al cui vertice siede Guido Bastianini, sta esaminando infatti la possibilità di creare una sorta di bad bank nella quale fare confluire un ammontare pari a 3-3,5 miliardi di crediti deteriorati.
Una scelta più radicale rispetto a quella indicata finora, che prevede la cartolarizzazione di 2 miliardi di sofferenze, da realizzare in due tranche da un miliardo l’una. Una soluzione allo studio da tempo alla quale sta lavorando Prelios credit servicing e che implicherebbe l’utilizzo della garanzia statale data dalle Gacs che, nelle aspettative, permetterebbe di spuntare un prezzo di vendita migliore rispetto a quelli di mercato.
Intanto i titoli a Piazza Affari evidenziano un calo alle 9:30 del mattino dell’1,27% a 0,28 euro, contro un calo del settore pari allo 0,48 per cento.
La nuova ipotesi allo studio prevede la creazione di un veicolo finanziario nel quale potrebbero confluire circa 3-3,5 miliardi di crediti deteriorati. Una cifra che permetterebbe a Carige di dimezzare in una sola mossa la propria posizione negli npl, pari a fine 2016 a 7,33 miliardi con una copertura del 45,4%, in aumento dal 42,9% dell’anno precedente.
L’operazione, presenta diverse notevoli difficoltà realizzative, ma indubbiamente è anche allettante poiché permetterebbe in un solo passaggio di raggiungere i target di riduzione dei crediti deteriorati richiesti dalla Bce per il 2019. L’organo di controllo di Francoforte, nell’ottobre dello scorso anno, ha fissato dei target per Carige che prevedono per il 2017 npe lordi non superiori a 5,5 miliardi (con una copertura minima del 45%), 4,6 miliardi per il 2018 e 3,7 miliardi al 2019.
COMMENTO
Lo scorporo di una fetta consistente di crediti deteriorati è una cura drastica, ma che potrebbe dare effetti molto positivi, dato che il management potrebbe concentrarsi con minori affanni sulla realizzazione del piano di ristrutturazione dell’istituto. E permetterebbe anche di gestire i crediti deteriorati che rimarranno in portafoglio al meglio, di modo da recuperare il più possibile.
D’altronde la strada tracciata da Unicredit, con il drastico taglio del fardello delle sofferenze, mostra che il mercato apprezza le profonde ristrutturazioni. L’aspetto, tuttavia, da tenere in considerazione, e che per ora non è ancora chiaro, è quello delle esigenze di capitale che le operazioni che verranno poste in essere evidenzieranno. L’istituto genovese ha sempre dichiarato che avrebbe fatto di tutto per poter mantenere un profilo di soddisfacente solidità patrimoniale senza ricorrere al mercato. Tuttavia l’ultima parola spetta alla Bce e non è da escludere che sia necessaria una ricapitalizzazione dell’ordine di 3-400 milioni di euro.