Intesa Sanpaolo si defila dalle ipotesi di integrazione con Assicurazione Generali e si concentra sulla crescita organica. Strategia da implementare nell’ambito del piano industriale al 2020 che dovrebbe essere predisposto per la fine dell’anno.
Progettualità la cui rotta è già stata parzialmente indicata nella nota di venerdì, quando la banca guidata da Carlo Messina ha detto no alle ipotesi di combinazione con Generali, riportando il focus sulla crescita organica.
E tutto ciò per “continuare a creare e distribuire valore per gli azionisti nel rispetto del piano al 2017 che porterà a 10 miliardi di dividendi”. Obiettivo a cui mancano i 3,4 miliardi previsti per l’esercizio in corso.
Un piano, quello in preparazione con scadenza al 2020, il cui focus sarà sempre più sul cliente e sui i servizi per lui costruiti: da quelli connessi al risparmio gestito, assicurazioni vita incluse; a quelli indirizzati al mondo corporate, con focus sulle PMI, ma non solo; sino alle tradizionali operazioni bancarie rivisitate però per adeguarle ad un mondo in rapida evoluzione.
Ed i numeri collegati ai vari filoni di attività, come sottolineano a Intesa, sono da vero colosso del credito. Lo sviluppo del Wealth Management prevede infatti la conversione al gestito di una fetta importante dei 30 miliardi di titoli obbligazionari in possesso di investitori retail in scadenza nel triennio 2017-2019.
Ci sono poi altre due componenti di grande valenza come i 155 miliardi di raccolta amministrata ed i 30 miliardi di nuovi depositi affluiti dal quarto trimestre del 2015 nelle Divisioni Banca dei Territori e Private Banking.
Una grande massa di risparmio su cui l’istituto milanese vuole agire per aumentare il grado di soddisfazione dei clienti e nel contempo aumentare quelle commissioni a cui è abbinata la sostenibilità del proprio modello di business.
Ed i numeri sono da capogiro se consideriamo che i piani di sviluppo possono contare sulla base dei dati al 31 dicembre 2016 su 864 miliardi di attività finanziarie, di cui quasi 400 miliardi espressi dalla raccolta diretta bancaria e da 145 miliardi di raccolta diretta assicurativa e riserve tecniche. Ci sono poi i quasi 470 miliardi di raccolta indiretta, di cui 315 miliardi rappresentati dal risparmio gestito e 155 miliardi delle citate masse amministrate su cui agire per aumentare il gestito.
Il fronte delle commissioni avrà poi un ulteriore ambito di sviluppo nelle assicurazioni, ove Intesa Vita è leader in Italia con 144,1 miliardi, ma all’interno del quale aumenta a tassi decisamente importanti anche il comparto danni.
Una serie di azioni di grande valenza strategica, il cui potenziale aumenterà significativamente grazie alla leva della multicanalità e del digitale per sviluppare pure il cross–selling.
Business a cui potrebbe dare un contributo importante la cosiddetta prima “banca di prossimità” attiva in Italia: da Banca ITB definita come “Banca dei tabaccai” recentemente acquisita per 153 milioni e focalizzata sull’instant banking tramite una rete distributiva di circa 20.000 punti operativi leggeri, con un bacino potenziale di circa 25 milioni di clienti, di cui circa 12 milioni già clienti della citata Banca ITB.
Un altro ambito centrale è quello rappresentato dal corporate e più in particolare da tutti i servizi connessi alle PMI, ma non solo. Un settore in pieno sviluppo e con ampie potenzialità proprio all’interno del nuovo modello che assegna alle commissioni un ruolo sempre più importante.
Un business destinato a svilupparsi lungo tutta la catena del valore proprio per massimizzare i ritorni per il cliente, che si vedrà accompagnato lungo tutto il percorso di crescita, aumentando nel contempo i ritorni per l’istituto in quanto trarranno beneficio tutte le aree di attività rivolte al corporate.