Le principali piazze europee chiudono poco mosse, ad eccezione del Ftse Mib di Milano in rialzo dell’1,7% a 18.914 punti, grazie soprattutto agli acquisti sui bancari. Tra gli altri indici, il Dax di Francoforte archivia le contrattazioni a +0,2%, il Ftse 100 di Londra e l’Ibex 35 di Madrid a +0,1% mentre il Cac 40 di Parigi termina invariato.
Gli investitori mantengono dunque un atteggiamento cauto, in attesa dell’intervento di Trump davanti al Congresso degli Stati Uniti in programma domani. Un intervento da cui gli investitori sperano di ricevere maggiori dettagli sulla riforma fiscale annunciata nei giorni scorsi, che ha consentito al Dow Jones di realizzare 11 sedute consecutive di record.
Per quanto riguarda l’agenda macroeconomica, i dati di febbraio sull’inflazione spagnola hanno evidenziato una flessione mensile dello 0,3% ma un incremento annuo di tre punti percentuali. In calo a -6,2 punti l’indice di fiducia dei consumatori europei di febbraio, mentre negli Stati Uniti gli ordini di beni durevoli di gennaio sono cresciuti dell’1,8%, rispetto al +1,7% del consensus e del -0,8% della rilevazione precedente.
In programma domani la seconda lettura preliminare sul Pil a stelle e strisce nel quarto trimestre 2016, dopo il deludente +1,9% delle prime stime.
Intanto, sul Forex, il dollaro perde terreno nei confronti dell’euro (EUR/USD a 1,063) e dello yen (USD/JPY a 112), in attesa delle parole di Trump. La moneta unica, invece, si apprezza sia nei confronti della valuta nipponica (EUR/JPY a 119) sia rispetto alla sterlina, con il cross EUR/GBP in area 0,852, anche in scia a nuove indiscrezioni su un possibile referendum secessionista in Scozia.
Tra le materie prime riprendono gli acquisti sul petrolio, alimentati dall’ottimismo sui tagli alla produzione, con Brent (+0,7%) e Wti (+0,4%) rispettivamente a 56,7 e 54,2 dollari al barile. In rialzo anche l’oro, agevolato dalla debolezza del dollaro, ai massimi di tre mesi e mezzo a quota 1.264 dollari l’oncia.
Nel mercato obbligazionario, infine, lo spread Btp-Bund cala di sette bp a 192 punti base, con il rendimento del decennale italiano ridottosi al 2,12 per cento.
Sull’azionario italiano gli acquisti premiano in particolare il comparto bancario, con BANCO BPM a +6,1%, dopo aver superato i requisiti patrimoniali fissati dalla Bce, e INTESA a +5,5%, alleggerita dall’abbandono del progetto di integrazione con GENERALI (-2,8%). Il focus del management dell’istituto guidato da Carlo Messina torna così sulla definizione del piano al 2020, con una strategia di crescita interna incentrata su risparmio gestito, private banking e assicurazioni.
Bene anche BPER a +4,4%, UBI a +3,5% e UNICREDIT (+2,5%), che ha concluso in anticipo l’offerta in Borsa dei diritti di opzione. Termina positiva anche MEDIOBANCA (+0,7%), rallentata dal fatto di essere il primo azionista di Generali.
Seduta molto positiva anche per LEONARDO (+4,9%), ancora sostenuto sia dai conti preliminari 2016, sopra le attese in termini di Ebitda e indebitamento finanziario netto, sia dal Piano Industriale 2017-2021.
In progresso le utilities, tra cui spicca A2A (+2,5%) dopo la pubblicazione di alcuni dati consolidati preliminari relativi all’esercizio 2016.
Termina a +2,6%, infine, FCA, che nell’ambito della strategia di abbattimento del debito ha rimborsato in via anticipata un bond da 1,8 miliardi di dollari in scadenza il 24 maggio prossimo, compresi gli interessi.