Il Ftse Mib ha concluso l’ottava con un progresso del 5,7% aiutato dai bancari (+13%) che dimenticano il calo del 5,8% della settimana precedente e sovra-performano il corrispondente indice europeo di ben 5 punti con tutti i titoli del listino principale in progresso di oltre il 12% ad eccezione di Mediobanca (+8,4%).
E così Banco Bpm scatta con un più 15,9% merito anche i requisiti di capitale superiori alle richieste della Bce con un Cet1 pari al 12,30% ed i buoni giudizi che giungono dagli analisti, con Société Générale che ha avviato la copertura con ‘buy’ e un target price a 3,1 euro rispetto ai 2,5 euro attuali.
In rialzo anche Unicredit (15,1%) favorito da quella ritrovata fiducia del mercato che gli ha permesso anche di chiudere con grande successo una ricapitalizzazione record da 13 miliardi. E che il clima sia mutato emerge anche dalle dimissioni con effetto immediato del vice-presidente Fabrizio Palenzona, mentre il collega Luca Cordero di Montezemolo pensa di poter continuare a surriscaldare la sedia pro domo suo sino all’assemblea di aprile, indifferente ai possibili conflitti di interesse per il ruolo rivestito in Alitalia ed altre realtà italiche. Vedremo nei prossimi giorni se le ambizioni del manager saranno ben riposte in una fase nella quale la prevista revisione della governance potrebbe registrare accelerazioni.
Un’ottava di forti acquisti pure su Intesa Sanpaolo, che riporta un guadagno cumulato del 12,5% premiata per la ritrovata chiarezza strategica dopo la confusione innestata dall’incauta posizione assunta su Generali, dove anche la comunicazione ha steccato, e non per colpa propria.
Giovedì si è inoltre conclusa anche la vicenda Good Bank con Bper (+13,5%) che ha ufficializzato l’acquisto di Carife dal Fondo di Risoluzione per la cifra simbolica di un euro. Il closing è previsto entro giugno al verificarsi di due condizioni: la cessione dell’intero pacchetto di npl e la ricapitalizzazione per raggiungere un patrimonio netto di 153 milioni.
Ancora contrastata Carige (-11,6%) penalizzata dal permanere della sfiducia nell’istituto che ha presentato l’aggiornamento del piano strategico 2016-2020 con al centro il deconsolidamento di sofferenze tramite un veicolo ad hoc e una ricapitalizzazione di 450 milioni. Un piano considerato da molti più che interessante, ma evidentemente non apprezzato dal mercato forse proprio perché non si è ancora creato quel feeling nei confronti di un team al vertice che pochi, almeno fino ad ora, hanno avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare.