Fca – Deal con Gm più lontano, Marchionne strizza l’occhio a Wolfsburg

Il settore dell’auto è stato scosso ieri dall’ufficializzazione della cessione delle attività europee da parte di General Motors al gruppo francese Psa. Un annuncio arrivato in concomitanza del salone dell’auto di Ginevra, occasione in cui l’Ad di Fca Sergio Marchionne ha incontrato la stampa.

Come era ampiamente prevedibile le domande si sono concentrate anche sulle implicazioni dell’operazione Psa/Gm sul futuro del Lingotto, dato che in molti ritenevano che tale deal potesse favorire il matrimonio tra le due case di Detroit.

Il manager, però, rispondendo ai giornalisti ha commentato che “dopo la cessione delle attività europee abbiamo perso il 20% delle possibili sinergie con Gm, rendendo il gruppo meno desiderabile per noi. Non credo che la fusione Psa-Opel possa aiutare una nostra fusione con Gm perché i problemi geopolitici restano per loro e per noi”.

Marchionne ha poi aggiunto “non chiudo mai nessuna porta, anche se è impossibile chiudere la porta con General Motors perché non si è mai aperta”.

E in effetti alcuni operatori sono scettici sulla possibilità di un’alleanza tra le due case americane. Mary Barra, Ceo di Gm, ha infatti sempre rispedito al mittente le proposte di nozze di Fca e in molti ritengono che continuerà a farlo anche in futuro.

Se da una parte è vero che la cessione delle attività di Gm in Europa toglie un’area di forte sovrapposizione dei due gruppi, dall’altra sembra improbabile che la società guidata da Mary Barra abbia deciso di uscire dal Vecchio Continente per poi rientrarci attraverso una nuova partnership.

Un punto a favore per Fca sta nel fatto che al contrario di Opel, il Lingotto ha registrato buoni risultati in Europa. Nel 2016, infatti, il gruppo ha costantemente sovraperformato il mercato ed ha riportato un Ebit adjusted di 540 milioni con una marginalità del 2,5 per cento.

Un eventuale accordo con Fca, però, appare in contrasto con la strategia che General Motors sembra voler perseguire. La cessione delle attività europee si basa sulla scommessa che la società possa guadagnare dall’essere meno globale ma più profittevole, in un settore sempre più guidato dalle nuove tecnologie.

Senza i marchi Opel e Vauxhall, infatti, Gm lo scorso anno ha venduto circa 8,8 milioni di veicoli, ben al di sotto degli oltre 10 milioni venduti dal primo costruttore mondiale Volkswagen, ma i due brand europei non hanno fatto altro che generare perdite negli ultimi vent’anni. Il gruppo, inoltre, potrebbe recuperare parte dei volumi persi in Europa cercando di aumentare le proprie vendite in Cina, diventato il mercato auto più grande al mondo e previsto in ulteriore crescita.

Intanto, il business del gruppo è esploso in nord America grazie soprattutto a prodotti ad alta marginalità come i pick-up e i suv. Per mantenere gli alti livelli di profittabilità in Usa, dunque, Gm dovrà investire in nuovi modelli e al tempo stesso aumentare le spese per le tecnologie necessarie a rispettare gli standard sulle emissioni richiesti dal governo.

Anche l’Europa sta aumentando la propria domanda di veicoli “puliti”, ma le tecnologie necessarie per i segmenti che dominano il mercato americano troverebbero scarsa applicazione sui motori delle auto più vendute nel Vecchio Continente.

Se da una parte dunque l’ipotesi di una fusione con General Motors sembra allontanarsi, la ricerca di un partner rimane comunque tra le priorità di Marchionne, che da tempo predica la necessità di un consolidamento del settore.

E in tal senso il manager strizza l’occhio a Wolsfburg, dato che Volkswagen assieme ad Fca potrebbe rafforzare il primato in Europa. Secondo il numero uno del Lingotto, infatti, la casa tedesca riceverà pressioni a livello di posizionamento sul mercato continentale dall’operazione Peugeot-Gm, dato che con Opel il gruppo francese potrebbe mettere in discussione la leadership di Volkswagen.