Mercati – Ftse Mib a -0,6% con Stm e petroliferi, Wti a 49,2 dollari

Intorno alle 12:20 i listini del Vecchio Continente scambiano ancora in ribasso penalizzati soprattutto dal calo dei petroliferi, in attesa di possibili indicazioni dalla riunione della Bce. Lieve flessione per il Dax di Francoforte e per il Cac 40 di Parigi, entrambi a -0,3%, mentre il Ftse Mib di Milano e il Ftse 100 di Londra cedono rispettivamente lo 0,6% e lo 0,7 per cento. In controtendenza l’Ibex 35 di Madrid, in rialzo dello 0,7 per cento.

Gli indici risentono in particolare del crollo del petrolio, tornato sotto quota 50 dollari al barile per la prima volta dal meeting Opec del 30 novembre. In particolare, il Wti scambia in calo del 2,2% a 49,2 dollari e il Brent (-2%) a 52 dollari.

L’oro nero, già in ribasso di oltre cinque punti percentuali ieri sera, ha reagito in maniera brusca all’ennesimo incremento delle riserve statunitensi, in particolare delle scorte di petrolio commerciali salite di 8,2 milioni di barili contro attese per 1,3 mb.

Le ragioni della contrazione potrebbero però essere più profonde, dato che i Paesi Opec non sembrano intenzionati ad estendere i tagli nel secondo semestre 2017 e gli americani continuano ad incrementare la produzione shale. Nonostante ciò, le importazioni nette in Usa non calano ma aumentano, il che fa pensare che l’aumento delle scorte di greggio possa perdurare.

L’appuntamento clou della giornata è comunque il meeting della Bce. L’istituto centrale dovrebbe mantenere i tassi di interesse invariati e non sono attesi commenti particolari dal presidente Mario Draghi in merito al recente incremento dell’inflazione, trainato soprattutto dai prodotti energetici.

D’altra parte continuano le pressioni, soprattutto di matrice tedesca, per un graduale allentamento degli stimoli monetari da parte dell’Eurotower. L’ultima sollecitazione arriva dal responsabile dell’istituto tedesco Ifo, Clemens Fuest, secondo cui la Bce dovrebbe diminuire gli acquisti mensili di obbligazioni di ulteriori 10 miliardi. Ricordiamo che da aprile il programma prevede già una riduzione da 80 a 60 miliardi, fino a fine 2017.

Oltreoceano, invece, sembra ormai certa una stretta monetaria nella riunione della Fed di settimana prossima. Un provvedimento che dovrebbe essere ulteriormente sostenuto dai dati del Dipartimento del lavoro in uscita domani, dopo l’aumento oltre le attese degli occupati nel settore non agricolo mostrato ieri dalle stime Adp.

Intanto il dollaro continua a guadagnare terreno sullo yen, portandosi a 114,6, mentre cede qualche posizione nei confronti dell’euro, con il cambio EUR/USD in aumento a 1,056. La prospettiva dell’imminente rialzo dei tassi da parte della Fed e il recente rafforzamento del biglietto verde continuano invece a pesare sui metalli preziosi, con l’oro sceso in area 1.205 dollari l’oncia.

Sull’obbligazionario, infine, si allenta momentaneamente la tensione sui titoli di Stato, con il rendimento del Btp in calo al 2,22% e lo spread con il Bund a 185 punti base.

A Piazza Affari crolla STM (-6,2%), sulle voci di possibili ritardi nelle forniture di componenti per Apple. L’accordo con la Mela non è mai stato confermato ufficialmente ma è stato uno dei driver che hanno sostenuto il titolo nelle ultime settimane.

Pesanti i petroliferi in scia al crollo dell’oro nero, con TENARIS e SAIPEM a -3% ed ENI a -2,1 per cento. Sottotono anche FCA (-2,8%), e di riflesso EXOR (-1%), dopo che ieri Volkswagen ha negato una possibile fusione tra i due gruppi. In rosso anche altri titoli dell’automotive, con FERRARI a -1,8% e BREMBO a -1,3 per cento.

In rialzo invece MEDIASET (+1,5%) e i bancari, tra cui spiccano UBI (+1,4%), MEDIOBANCA (+1,3%) e INTESA (+0,8%).

Sulla parità gli assicurativi GENERALI (+0,1%) e UNIPOL dopo i rialzi di ieri, mentre nel settore del risparmio gestito AZIMUT cede lo 0,6% in attesa dei risultati 2016.