Forte movimento ribassista del petrolio ieri che, dopo l’uscita dei dati sulle scorte Usa, ha rotto al ribasso la trend line rialzista tracciata a partire da dicembre 2016.
Le quotazioni del greggio (WTI) infatti hanno fatto segnare un calo di quasi cinque punti percentuali passando da 52,4 dollari a 50 dollari, per poi riprendersi e tornare agli attuali 50,7 dollari. Una reazione brusca del mercato al dato sulle scorte Usa che ha visto un incremento delle scorte di petrolio commerciali di 8,2 milioni di barili contro attese per 1,3 mb (quelle complessive però si sono ridotte per 2,4 milioni, guidate dal calo dei prodotti raffinati).
Il mercato da dicembre era in fase di congestione e probabilmente il dato negativo delle scorte di petrolio è stato solo l’elemento scatenante del forte movimento correttivo. Le ragioni della contrazione però potrebbero essere più profonde, visto che i Paesi Opec non sembrano voler allungare al secondo semestre 2017 il taglio della produzione e gli americani continuano ad incrementare la produzione shale. Nonostante questo le importazioni nette in Usa non calano ma aumentano, il che fa pensare che l’aumento delle scorte di greggio potrebbe averne ancora per un po’ di tempo.
Aprono male ovviamente le big cap del comparto, ENi cede 1,4% a 14,6 euro, Tenaris il 2,2% a 14,8 euro e Saipem 1,7% a 0,40 euro.