Nel 2016 i ricavi del gruppo bolognese sono rimasti in area 4,5 miliardi, ma in leggera flessione rispetto al 2015. Il dato sconta l’impatto negativo per 31,1 milioni della minore remunerazione del capitale investito netto nei business regolati della distribuzione (-2,9 mln per l’energia elettrica, -9,8 mln per il gas e -18,4 mln per l’acqua), nonché il calo dei prezzi delle commodity energetiche e, conseguentemente, le minori entrate da vendita e trading di elettricità e gas.
La prima riga del conto economico ha però beneficiato dei maggiori volumi di rifiuti smaltiti e di gas venduti, derivanti dalle acquisizioni nei settori del mercato libero: Waste Recycling e Geo Nova nei rifiuti, Julia Servizi Più e Gran Sasso in Abruzzo nella vendita di gas e luce con oltre 30mila clienti. Il numero di clienti gas a fine 2016 è così salito a 1,38 milioni (+4,1% rispetto al 2015) e quello dell’energia elettrica ha superato le 880mila unità (+2,7% a/a).
L’Ebitda consolidato del 2016 ha evidenziato uno sviluppo del 3,6% su base annua attestandosi a 916,6 milioni, battendo gli oltre 905 milioni indicati sia da Hera nel Piano Industriale sia dagli analisti. L’Ebitda margin è aumentato di quasi un punto percentuale, passando dal 19,7% al 20,6 per cento.
A questa crescita ha contribuito soprattutto la business unit dell’energia elettrica, con un margine operativo lordo balzato del 34% rispetto al 2015 attestandosi a 135,3 milioni. I sopracitati minori ricavi regolati per 2,9 milioni sono stati più che compensati dai maggiori margini sulle attività di vendita e dalle maggiori marginalità nella produzione di energia elettrica, oltre che dalla continua espansione commerciale sul mercato libero.
Bene anche la filiera del gas, teleriscaldamento e gestione calore (+0,4% a 300,6 milioni), grazie ai maggiori volumi di gas venduti, e dell’ambiente (+0,3% a 230,7 milioni), dove il contributo di Waste Recycling e Geo Nova ha più che controbilanciato sia il fermo di alcune discariche sia la fine di incentivi di due termovalorizzatori. In calo, invece, i margini del ciclo idrico integrato (-1,6% a 228,8 milioni).
Nonostante il leggero aumento di ammortamenti e accantonamenti (+3,9% a/a) derivante dall’ampliamento del perimetro societario, l’Ebit è cresciuto del 3,4% rispetto al 2015 fino a 457,1 milioni. In salita al 10,2% anche l’Ebit margin.
Al di sotto della gestione operativa, si segnala la contrazione degli oneri finanziari netti del 12,6% su base annua derivante dal minor indebitamento medio, dall’efficienza sui tassi e dai maggiori proventi per recupero di indennità di mora su clienti in salvaguardia. A ciò si è poi aggiunta una minore incidenza delle imposte, con un tax rate sceso al 35,1% dal 36,9% del 2015 conseguentemente all’applicazione della “patent box” e del credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo, oltre che alle agevolazioni in materia di maxi ammortamenti. Va inoltre considerato che il tax rate del 2015 scontava l’effetto negativo straordinario derivante dall’adeguamento della fiscalità differita alla nuova aliquota IRES del 24% in vigore dal 2017.
Il gruppo Hera ha così chiuso il 2016 con un utile netto di 207,3 milioni, in aumento del 14,8% su base annua. Il Consiglio di Amministrazione proporrà all’Assemblea degli azionisti, convocata il prossimo 27 aprile, un dividendo di 0,09 euro per azione, in linea con il dividendo 2015 e quanto già annunciato nel Piano Industriale, con stacco cedola il 19 giugno 2017. Ricordiamo che la politica di remunerazione prevede una progressiva crescita del dividendo fino a 0,095 euro nel 2017 e 0,1 euro nel 2019.
L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2016, pari a 2,56 miliardi, si è ridotto di 92,8 milioni rispetto al livello registrato a fine 2015. La generazione di flussi di cassa positivi ha infatti consentito al gruppo Hera di coprire integralmente l’attività di M&A e il pagamento a giugno dei dividendi di competenza del 2015 per complessivi 132 milioni. Il rapporto Debito netto/Ebitda è sceso a 2,8 volte da 3x del 2015.
Nel 2016 gli investimenti operativi del gruppo Hera sono stati pari a 386,7 milioni, in crescita dell’11,8% rispetto all’esercizio precedente. Di questi, ben 131,8 milioni (+3,6% a/a) hanno riguardato il settore idrico e circa 94,8 milioni (+8,5% a/a) l’area gas soprattutto per la sostituzione massiva dei contatori.