Apertura in rosso per principali listini europei, in linea con la seduta delle borse asiatiche, dopo la bocciatura della riforma sanitaria dell’amministrazione Trump, ritirata dalle votazioni per mancanza del quorum. Intorno alle 9:20 il Ftse Mib di Milano cede lo 0,6%, così come l’Ibex 35 di Madrid. Perdite intorno allo 0,7-0,8% per il Dax di Francoforte, il Cac 40 di Parigi e il Ftse 100 di Londra.
Lo stop alla cancellazione dell’Obamacare ha ridotto l’entusiasmo nei confronti di Trump, soprattutto in vista della successiva riforma fiscale e avrà probabilmente conseguenze anche su Wall Street, interrompendo il rally degli ultimi mesi sostenuto proprio dalle aspettative intorno alle riforme del neo presidente statunitense.
Sul fronte macroeconomico sono attesi in mattinata gli indici tedeschi Ifo di marzo, mentre la Bce diffonderà il dato sulla massa monetaria M3 nell’Eurozona.
Sul Forex il dollaro risente del ritiro del provvedimento di Trump e cede lo 0,7% nei confronti dell’euro (EUR/USD a 1,087) e della sterlina (GBP/USD a 1,256) e un punto percentuale rispetto allo yen (USD/JPY a 110,2).
Tra le materie prime il petrolio scambia in ribasso di circa un punto, dopo il decimo aumento settimanale consecutivo degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti. Brent e Wti quotano rispettivamente 50,5 e 47,5 dollari al barile.
Prosegue invece il rafforzamento dei metalli preziosi, agevolati dal deprezzamento del dollaro, con l’oro in area 1.258 e l’argento a 17,92 dollari l’oncia.
Acquisti diffusi sul mercato obbligazionario, dove il rendimento del Btp scende al 2,185% mentre lo spread con il Bund resta poco mosso a 181-182 punti base.
A Piazza Affari le vendite investono tutto il listino principale ad eccezione di FERRARI (+1,6%), TELECOM ITALIA (+0,5%), RECORDATI (+0,3%) e BANCA MEDIOLANUM (+0,2%).
In calo i bancari, con UNICREDIT a -1,9%, MEDIOBANCA a -1,4% e BANCO BPM a -1,2 per cento. In rosso pure INTESA (-0,8%), che nel cda di domani dovrebbe discutere un piano per la riduzione di 15 miliardi di npl e investimenti per 200 milioni in infrastrutture per gestire internamente i crediti problematici.
Sottotono anche BUZZI (-2%), MEDIASET (-1,4%) e TENARIS (-1,4%). Contengono i danni le utilities, con ENEL, TERNA, SNAM, ITALGAS e A2A in flessione entro lo 0,4 per cento.