Si è tenuta ieri l’audizione in Agcom dei vertici di Mediaset. Nessun commento da parte del presidente, Fedele Confalonieri e dal responsabile per gli affari istituzionali del gruppo, Gina Nieri.
Ricordiamo che gli uomini del Biscione avevano presentato nel dicembre 2016 un esposto all’Authority delle comunicazioni, per chiedere che venissero rispettate le disposizioni del Tusmar (Testo unico sui servizi media audiovisivi e radiofonici). Disposizioni che a Cologno Monzese sostengono dovrebbero impedire di aggregare Telecom, che ha una quota superiore al 40% nel mercato di riferimento, con Mediaset che ha oltre il 10% dei ricavi nel sistema integrato delle comunicazioni.
Il quadro punta a sterilizzare i diritti di voto detenuti da Vivendi in Mediaset dal 29,9% al 10% massimo, considerando la quota pari al 23,9% di maggioranza relativa che i francesi hanno in Tim.
Di diverso avviso il management di Vivendi ascoltato dal consiglio di Agcom la scorsa settimana. L’Ad, Arnaud de Puyfontaine, avrebbe precisato che il congelamento delle quote in Mediaset sarebbe una riscrittura del quadro normativo vigente e non una sua interpretazione, nonché alimenterebbe il legittimo sospetto di discriminazione nei confronti di un soggetto francese che ha acquisito partecipazioni in più società italiane.
E dal momento che Vivendi sostiene di non controllare né Tim né Mediaset non sarebbe possibile riferire alla stessa il fatturato dei due gruppi sulla base di una situazione di “collegamento” senza avere una situazione di controllo.
L’Antitrust dovrebbe chiudere l’istruttoria entro il 21 aprile. Nel frattempo il titolo Mediaset continua a muoversi sotto i 4 euro, in attesa dello sblocco dell’impasse con Vivendi.