Chiusura contrastata per le borse europee, dopo la partenza incerta di Wall Street e senza beneficiare troppo del rialzo del petrolio. A Milano il Ftse Mib archivia le contrattazioni con un -0,3% a 20.276 punti, appesantito dalla debolezza dei bancari. In calo anche l’Ibex 35 di Madrid (-0,2%), mentre chiudono in positivo il Dax di Francoforte (+0,4%), il Ftse 100 di Londra (+0,4%) e il Cac 40 di Parigi (+0,5%).
In rialzo il comparto del reddito fisso europeo, dopo le notizie provenienti dalla Bce, che sembra poco propensa a dare messaggi di modifica della politica monetaria ad aprile, preoccupata da un potenziale rialzo dei rendimenti. Il tasso sul decennale italiano scende al 2,13%, separato da uno spread con il Bund tedesco in area 178 punti base.
Notizia che ha invece pesato sull’euro, con l’EUR/USD sceso in area 1,075 e l’EUR/JPY a 119,4. Stabile l’USD/JPY in area 111,1, mentre arretra il cambio GBP/USD a 1,24 nel giorno dell’avvio formale delle procedure di divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Tra le materie prime, in rialzo il petrolio dopo i dati positivi sulle scorte Usa diffusi dall’Eia, con il Brent (+1,6%) a 52,1 dollari e il Wti (+1,7%) a 49,2 dollari. Sostanzialmente stabile, invece, l’oro, poco sopra quota 1.250 dollari l’oncia.
Tornando a Piazza Affari, bene in particolare LEONARDO (+1,8%) e i petroliferi SAIPEM (+0,7%) ed ENI (+0,5%), mentre scende TENARIS (-0,6%) dopo il balzo di ieri.
Rimbalzo di BUZZI (+0,8%) dopo le vendite delle ultime sedute, mentre GENERALI (+0,8%) beneficia dell’upgrade di Credit Suisse da ‘underperform’ a ‘neutral’.
Nel settore dell’auto, ancora in rialzo FERRARI (+0,5%), che ha toccato un nuovo massimo intraday a 69,8 euro. Bene anche FCA (+0,5%) all’indomani degli investimenti annunciati da Ford nei suoi impianti in Michigan.
Deboli invece i bancari, ad eccezione di UBI (+0,4%), con BPER (-1,9%), BANCO BPM (-0,5%), INTESA (-0,8%) e UNICREDIT (-1,2%). Secondo alcune indiscrezioni l’istituto di piazza Gae Aulenti starebbe valutando la cessione delle sue attività in Repubblica Ceca e in Slovacchia, dalle quali si attende di ricavare 3,3 miliardi.