La Banca Popolare di Milano archivia il suo ultimo bilancio stand alone con un utile di 72,7 milioni. Dal 1° gennaio 2017, è infatti operativa la fusione con Banco Popolare. L’operazione ha comunque condizionato i conti del 2016 con alcuni costi straordinari relativi alla fusione che sono stati anticipati al 2016 dell’istituto di piazza Meda.
L’andamento della Banca Popolare di Milano è stato condizionato nel 2016, soprattutto negli ultimi mesi, dall’operazione di fusione con il Banco Popolare, perfezionata il primo gennaio scorso. Per questo, il consiglio di amministrazione del nuovo istituto di credito guidato da Giuseppe Castagna ha approvato due conti economici separati per le due banche.
Il margine di intermediazione ha registrato un calo del 3,8% a 1.604,1 milioni. Discesa dovuta a diversi fattori tra cui il calo dei profitti da trading, a 171 milioni (-5,9%), anche per la decisione di svalutare la partecipazione nel fondo Atlante per 40,1 milioni. Quanto alle componenti core dei ricavi, il margine di interesse ha segnato una flessione del 2,3% a 788 milioni, per le pressioni sullo spread non totalmente compensate da un incremento dei volumi. Le commissioni hanno subito un calo del 3,4% a 585,3 milioni.
I costi del personale evidenziano un aumento del 26,6% a 775,3 milioni di cui 366,7 milioni per il Fondo di Solidarietà, mentre le spese operative mostrano un incremento del 21,2% a 493,9 milioni. Tuttavia, escludendo le spese straordinarie relative alla fusione pari a 55,6 milioni, il costo degli oneri sistemici (contributi addizionali a SRF) per 117,7 milioni e le rettifiche di valore pari a 107,8 milioni per impairment su software che verrà dismesso in seguito alla migrazione su un unico sistema, tali costi sarebbero stati in sostanziale parità.
Il risultato lordo di gestione si è così attestato a 334,9 milioni.
In vista della fusione e dei nuovi target di gruppo per quanto riguarda le coperture, è stato innalzato il valore delle rettifiche su crediti che sono passate da 342,2 milioni a 420,3 milioni. Il risultato netto di gestione si è così portato in territorio negativo per 85,3 milioni.
Le poste straordinarie, positive per 110,6 milioni contro i 48,2 milioni dell’anno precedente, hanno beneficiato della ripresa di valore della partecipazione, pari a 108,7 milioni, nella società di gestione Anima. Il risultato è legato alla decisione Poste Italiane di non rinnovare il patto parasociale in essere, che ha comportato contabilmente il trasferimento della quota di Anima Holding dalla voce “Partecipazioni” alla voce “Attività disponibili per la vendita”. In applicazione dei Principi Contabili l’iscrizione nella voce è avvenuta al fair value (quotazione di Borsa delle azioni) ed ha comportato la rilevazione di un provento di 108,7 milioni.
Dopo imposte positive per 47,5 milioni, la Bpm ha archiviato l’anno con un utile di 72,7 milioni.
Il gruppo presenta livelli elevati di solidità patrimoniale, con un Cet1 fully loaded al 31 dicembre pari all’11,48 per cento. Il Cet1 fully phase in è pari all’11,42 per cento.
Al 31 dicembre 2016 gli impieghi verso clientela cifrano in 34,7 miliardi (+1,7% a/a). Tale andamento è ascrivibile all’incremento degli impieghi a medio lungo termine ed in particolare dei mutui (+2,8%) e degli altri finanziamenti (+5,5%). L’andamento ha inoltre beneficiato della ripresa delle nuove erogazioni di mutui e prestiti in aumento del 4% sul 2015.
Lo stock di crediti deteriorati netti si attesta a fine dicembre 2016 a 3,6 miliardi, sostanzialmente stabile rispetto a fine 2015 (+0,3%).
Al 31 dicembre 2016 i debiti verso clienti si attestano a 30,7,4 miliardi, in aumento del 7,2% rispetto al 2015. Ciò grazie ad una crescita del 10,6% di conti correnti e depositi a risparmio ed in particolare delle poste a vista (+11,5%) e depositi vincolati (+3,3%).