Intorno alle 15:45, dopo l’apertura in frazionale rialzo di Wall Street, le borse europee proseguono la seduta poco mosse, prive di particolari spunti dopo la mattinata ricca di dati macro.
Il Ftse Mib di Milano (-0,2%) torna sotto la parità, così come il Cac 40 di Parigi (-0,3%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,5%), quest’ultimo penalizzato anche dal rallentamento della manifattura a marzo. Praticamente invariato il Ftse 100 di Londra, mentre scambia in lieve progresso il Dax di Francoforte (+0,1%), agevolato dal Pmi manifatturiero ai massimi da sei anni.
Nel dettaglio, l’indicatore tedesco ha toccato a marzo quota 58,3 punti, quello italiano si è attestato a 55,7 punti (picco dal marzo 2011) mentre il Pmi manifatturiero dell’Eurozona è salito a 56,2 punti. Sostanzialmente stabile il dato francese a 53,3 punti, mentre nel Regno Unito è sceso a 54,2 punti.
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione di febbraio, invece, in Italia è calato all’11,5% dall’11,8% di gennaio e nell’Eurozona si attesta al 9,5%, minimo da quasi 8 anni.
I dati complessivamente positivi sostengono l’euro nei confronti del dollaro, con l’EUR/USD in area 1,0665. Biglietto verde invariato, invece, rispetto allo yen (USD/JPY a 111,4), in attesa anche dei dati sul mercato del lavoro in programma questa settimana. In calo la sterlina con il GBP/USD a 1,249, dopo i dati deludenti relativi al settore manifatturiero in Gran Bretagna.
Tra le materie prime resta sostanzialmente invariato il petrolio, con Brent e Wti rispettivamente a 53,6 dollari e 50,7 dollari, mentre l’oro passa di mano a 1.249 dollari l’oncia.
A Piazza Affari spiccano le performance dei petroliferi SAIPEM (+3%) e TENARIS (+1,7%), mentre ENI resta più arretrata a +0,1 per cento. Bene anche BREMBO (+2,2%) che tocca un nuovo massimo a 71,8 euro.
Denaro pure sui titoli della moda con FERRAGAMO a +1,1% e MONCLER a +1,8%, quest’ultima agevolata anche dal miglioramento del target price da parte di Kepler (da 20,57 a 23 euro), con giudizio ‘buy’ confermato.
Fra le utilities inverte la rotta A2A (-2%), dopo l’approvazione dei risultati 2016 e del piano strategico 2017-2021, che prevede un Ebitda consolidato in crescita fino a 1,38 miliardi e un utile netto ordinario di Gruppo in aumento a circa 470 milioni nel 2021. Confermata la politica dei dividendi, con un obiettivo al 2019 di 7,5 centesimi di euro per azione contro i 4,1 centesimi del 2015 e i 4,92 centesimi appena proposti per il 2016.
Sottotono anche i bancari, con INTESA a -1,3%, MEDIOBANCA a -1,4%, UBI e UNICREDIT in calo dello 0,8-0,9 per cento. Perde terreno FCA (-1,4%), dopo la notizia secondo cui il Ministero dei trasporti tedesco avrebbe individuato un nuovo dispositivo di manipolazione delle emissioni nel corso di test. Le autorità non hanno voluto fornire dettagli, ma invieranno i risultati alla Commissione Europea. In serata saranno diffusi i dati sulle immatricolazioni italiane.
Fuori dal paniere principale brilla SAVE (+7% a 21,7 euro), dopo il raggiungimento dell’accordo per consentire l’uscita di scena dell’azionista de Vido e l’ingresso dei fondi infrastrutturali francesi e tedeschi, con conseguente lancio di un’Opa a 21 euro per azione.