Marzo da incorniciare per il Ftse Mib (+8,4%), Ubi la migliore nel 2017

Nel rally registrato dalle Borse europee nell’ultimo mese, il principale indice azionario italiano è stato tra quelli che ha guadagnato di più. Solo Madrid ha fatto meglio (+9,5%). La riscoperta dei listini dei due principali Paesi Periferici sembra essere legata alla riduzione del rischio politico a seguito dell’esito delle elezioni olandesi e alla decisione di Draghi di proseguire nell’attuale politica monetaria espansiva, nonostante i segnali di miglioramento provenienti dall’economia dell’Eurozona. Una mano all’Equity di tutto il vecchio Continente è arrivata anche da Oltreoceano dove Wall Street ha aggiornato i record storici sulle promesse di Trump relative ai prossimi provvedimenti di politica fiscale negli Stati Uniti. A trainare il rialzo del Ftse Mib, soprattutto i bancari, seguiti dai difensivi e da qualche titolo industriale. A marzo le azioni con la peggiore performance sono state Saipem, FiatChrysler e Yoox Net-a-porter.

Dopo un avvio di anno piuttosto debole (-1,7% nel periodo gennaio-febbraio), il mese scorso piazza Affari ha cavalcato il rally dei mercati azionari europei, portando a casa una performance da record. A marzo, il Ftse Mib ha fatto un balzo dell’8,4%, registrando così uno dei migliori risultati tra i maggiori indici del vecchio Continente. Solo l’Ibex35 di Madrid ha fatto meglio, archiviando il mese con un incremento del 9,5 per cento. Alle spalle del Ftse Mib, si sono collocati in ordine il Dax di Francoforte (+7,2%), il Cac40 di Parigi (+5,4%), lo Smi di Zurigo (+1,3%) e il Ftse 100 di Londra (+0,8%), con quest’ultimo zavorrato dagli effetti della Brexit.

La migliore performance registrata a marzo dal listino spagnolo e da quello italiano, in un contesto di forte rialzo delle Borse trainate dalle promesse di Trump negli Stati Uniti e dal generale miglioramento dei dati macro sulle due sponde dell’Atlantico, sembra indicare che i grandi investitori siano tornati a scommettere sui principali Peripherals, cioè sui maggiori Paesi del Sud Europa. Tra i possibili motivi di questa preferenza la riduzione è doveroso ricordare la decisione della Banca centrale europea, ribadita negli ultimi giorni, di mantenere sostanzialmente invariata l’attuale politica monetaria accomodante per tutto il 2017, ma in particolare la riduzione del rischio politico. Questo in quanto le elezioni in Olanda del 15 marzo hanno ridimensionato le aspettative del partito populista guidato da Geert Wilders, uscito sconfitto dalle urne, e ciò avrà riflessi sulle consultazioni presidenziali in Francia del 23 aprile e 7 maggio, ma anche sul clima in Germania come testimoniano le recenti consultazioni locali vinte dal partito di Angela Merkel.

Tornando a piazza Affari ed esaminando il comportamento borsistico tenuto dai 40 titoli che compongono il Ftse Mib nelle ultime mese, si osserva che 35 hanno concluso le contrattazioni di venerdì pomeriggio a un livello di prezzo superiore a quello registrato alla chiusura del 28 febbraio (di cui 12 titoli con un rialzo a doppia cifra), mentre 5 sono su livelli leggermente inferiori. Protagoniste indiscusse del rally del principale indice equity italiano, le azioni del credito che hanno beneficiato anche di un sentiment meno negativo su un comparto che dovrebbe aver lasciato alle spalle uno dei momenti più difficili della sua storia. Decisivo poi il contributo dei difensivi (utility, telecom e infrastrutture) e di qualche titolo industriale. Nel complesso, la spinta di questi ultimi al rally del Ftse Mib si è attenuata rispetto a quanto visto nei primi due mesi del 2017.

A livello di singoli titoli, a marzo la migliore performance all’interno del paniere delle Big Cap è stata registrata da Ubi Banca (+22%), che grazie a questo exploit guida anche la speciale classifica dei maggiori rialzi da inizio 2017, con un +37,7 per cento. I corsi del gruppo guidato da Victor Massiah, che rimangono al di sotto del massimo intraday dello scorso 20 gennaio a 3,83 euro, continuano a beneficiare delle attese positive relative all’acquisizione di Banca Marche, Etruria e Carichieti, ma anche delle parole dello stesso Massiah in merito al “forte miglioramento” atteso nell’anno in corso rispetto ai risultati del 2016.

Alle spalle di Ubi Banca, il guadagno più consistente nel Ftse Mib nel mese appena concluso è stato registrato dai titoli di Finecobank (+18,1%) che nel periodo gennaio-febbraio si erano limitati a un rialzo dell’1,3% anche per motivi estranei al business. Situazione ribaltatasi nelle quattro settimane successive, quando il gruppo guidato da Alessandro Foti ha beneficiato dell’inserimento delle azioni all’interno dell’indice Stoxx Europe 600 e del rafforzamento della compagine azionaria, con i fondi di BlackRock che hanno dichiarato di detenere il 5,134% del capitale. Una spinta ai titoli Finecobank è arrivata anche dal forte rialzo di piazza Affari, considerando che il gruppo milanese è leader italiano nel trading online.

Sul terzo gradino del podio, BancoBpm (+17,9%) il cui management prosegue nell’integrazione delle attività del Banco Popolare con quelle di Bpm. I titoli del gruppo guidato da Giuseppe Castagna stanno beneficiando anche delle indiscrezioni relative alla lunga lista di pretendenti per le società prodotto che potrebbero essere messe sul mercato,nell’ambito del riordino ed eliminazione delle duplicazioni del nuovo gruppo. A spingere al rialzo i corsi di BancoBpm anche i rumors che la Bce avrebbe concesso più tempo agli istituti per smaltire le sofferenze, rendendosi conto che una rapida dismissione avrebbe effetti negativi sugli indici patrimoniali.

Ultimo mese in forte recupero anche per i due Big del settore bancario italiano, Intesa Sanpaolo (+15,7%) e Unicredit (+14,2%) che in questo modo hanno più che recuperato quanto avevano perso nei primi due mesi del 2017. Le azioni del gruppo guidato da Carlo Messina hanno continuato a beneficiare della decisione presa a fine febbraio di rinunciare a qualsiasi operazione straordinaria su Generali, ma anche della sopraccennata riscoperta del listino italiano, da parte degli investitori internazionali, di cui Intesa Sanpaolo è il titolo con la seconda maggiore capitalizzazione (42,6 miliardi) alle spalle di Eni (55,8 miliardi). Senza dimenticare che Ca’ de Sass e è tra i più solidi istituti del comparto creditizio italiano, con un dividend yield di quasi il 7 per cento. A spingere gli acquisti su Unicredit soprattutto il successo dell’aumento di capitale da 13 miliardi, il più grande della storia di piazza Affari. Il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier, una volta messi in sicurezza i coefficienti patrimoniali, sta procedendo nella riorganizzazione con l’obiettivo di raggiungere i target del business plan.

Nel mese di marzo la peggiore performance all’interno del Ftse Mib è stata registrata da Saipem (-1,3%), con il saldo che da inizio anno rimane in profondo rosso (-20,5%), confermando così il pessimo andamento del 2016 (-43,3%). A pesare sui corsi del gruppo guidato da Stefano Cao l’improvvisa discesa dei prezzi del petrolio sotto la soglia dei 50 dollari al barile, poi rientrata nell’ultima settimana, che frena la ripresa degli investimenti da parte delle oil company, con conseguente difficoltà a prendere nuove commesse.

Deludente l’andamento di FiatChrysler (-0,8%) nel mese appena concluso, anche se i soci possono consolarsi con l’ottimo andamento da inizio anno (+18,3%). Nelle ultime settimane le quotazioni del gruppo guidato da Sergio Marchionne sono state zavorrate dal profit warning della rivale Ford relativo al primo trimestre del 2017 a seguito della frenata del mercato a stelle e strisce dopo sette anni di crescita praticamente ininterrotta. Pesa poi l’apertura da parte di una procura francese di un’indagine su Fca per possibili frodi sui dispositivi di controllo delle emissioni dei veicoli diesel, concentrandosi sulla Fiat 500X.

Ancora un mese di decisa sotto performance per i titoli Yoox Net-a-Porter (-0,7%) rispetto al principale indice azionario italiano, che si sommano all’andamento negativo dei corsi nei due mesi precedenti (-16,6%). Le quotazioni del gruppo leader mondiale nella vendita online di prodotti di lusso (in maggioranza moda) non hanno beneficiato della recente conferma dell’obiettivo di crescita dei ricavi nel 2017 (+17%) da parte del numero uno, Francesco Marchetti impegnato nell’integrazione con Net-a-Porter e nei progetti d’espansione in Medio Oriente.