Tenaris – In calo il numero delle trivellazioni in Nord America

La società di servizi petroliferi Baker Hughes ha pubblicato venerdì sera l’aggiornamento settimanale sul numero dei pozzi petroliferi attivi.

Il dato Baker Hughes evidenzia un calo settimanale nel numero di impianti di trivellazione in Nord America (-15). Negli Stati Uniti però questi sono aumentati di 15 unità; la crescita è stata relativa al comparto oil, che registra +10 pozzi, nelle trivellazioni orizzontali (+12) e nelle on-shore (+4). In decrescita il numero dei pozzi attivi in Canada (-30) e in lieve rialzo quelli del Golfo del Messico (+4).

A livello mensile invece Canada (+40) e Usa (+61) hanno registrato a febbraio un aumento importante nel numero di trivellazioni. In lieve calo solo l’Africa (-2) e l’Asia (-2).

Il numero di rig oil&gas in Nord America segna dunque il quinto calo consecutivo dalla settimana del 3 di marzo.

Commento

Si rileva dunque un indebolimento del trend di recupero nelle attività in Canada, mentre negli Usa il trend è ancora positivo. È plausibile che in Canada i pozzi più economici siano in gran parte già attivi e per dare nuovo impulso all’attività di drilling sarebbero necessari ulteriori rialzi del petrolio.

Notizia negativa per i produttori di tubi d’acciaio come Tenaris. Nonostante il management abbia alzato le stime sulla domanda globale, gli analisti non hanno ancora rivisto l’eps, infatti Tenaris risulta ancora trattare a multipli sempre maggiori  (78 volte il P/E 2017 attuale).

Nonostante tutto il titolo oggi è in lieve rialzo dello 0,2% a 16,10 euro, sovraperformando lievemente il mercato. Il mercato continua ad abbondare di liquidità e le scommesse di recupero si spingono a puntare sempre di più sugli anni futuri. Nello stesso tempo i ribassisti sembrano essersi arresi di fronte ad un nemico, la liquidità, così imponente. I value investors non comprerebbero mai a questi multipli, mentre i momentum players, sempre maggiori sul mercato, ci sguazzano.