Digital Magics – Pioniere nella costruzione e sviluppo di aziende digitali di successo

L’incubatore di progetti digitali ha come obiettivo principale quello di diventare un punto di riferimento a livello nazionale per lo sviluppo di nuovi business tecnologici. Attraverso una presenza sempre più capillare distribuita su tutto il territorio, Digital Magics mira a cogliere le opportunità di investimento e intercettare gli interessi finanziari e industriali. Importante sarà l’ampliamento della rete informale di investitori a supporto di startup innovative.

L’azienda fondata nel 2004 da Enrico Gasperini, Alberto Fioravanti e Gabriele Ronchini, dal 2008 opera come incubatore ed esamina e accompagna il processo di crescita di startup dall’idea innovativa fino a giungere all’uscita dall’investimento. Si differenzia dagli altri attori di questo settore in quanto ha un approccio strettamente industriale all’innovazione digitale.

A differenza dei Venture Capitalist, “Digital Magics non cerca solo gli unicorni (startup valutate oltre 1 miliardo di dollari), ma sostiene anche le startup che diventeranno delle piccole medie e imprese locali e che creeranno valore al tessuto economico italiano con la loro capacità di innovazione, senza magari diventare globali”.

Il punto cruciale in questo business è l’Exit, ossia la cessione della partecipazione detenuta da Digital Magics nelle startup, ad oggi risultano oltre 70 partecipate nel portfolio. Questa è l’ultima fase del processo di incubazione ed è qui che si realizza il ritorno economico dell’investimento. “In base al piano 2016-18, l’obiettivo è realizzare complessivamente dalle 3 alle 5 Exit”.

La ricerca delle migliori idee innovative è più efficiente attraverso una presenza capillare distribuita su tutto il territorio italiano. Ad oggi l’incubatore può contare su sei sedi (Milano, Napoli, Palermo, Roma, Padova, Bari) per cogliere le opportunità di investimento e intercettare gli interessi finanziari e industriali di natura locale. È già in programma la nuova sede a Torino e poi forse un’altra in Emilia Romagna.

Infine, un’ulteriore spinta al business giunge dai programmi di Open Innovation, che Digital Magics progetta e sviluppa per supportare le aziende italiane nel loro processo di innovazione interna, creando un ponte strategico con tutto l’ecosistema delle startup.

Alberto Fioravanti, fondatore e presidente esecutivo, delinea la strategia dell’incubatore

“Il piano industriale al 2018 prevede il rafforzamento di Digital Magics come incubatore di startup a vocazione nazionale per lanciare 100 iniziative digitali”.

Altro obiettivo che si prefigge il fondatore, prosegue Fioravanti, è consolidare “la leadership in campo nazionale nell’Open Innovation, programmi strutturati che si rivolgono alle imprese italiane con l’obiettivo di supportarle nel processo di innovazione digitale grazie ai servizi tecnologici delle startup. I programmi coniugano l’esperienza industriale del partner con la competenza dell’incubatore e delle startup in campo digitale”.

Il tutto “ampliando la rete informale di soggetti interessati a co-investire in club deal a supporto di startup innovative”. Questo è un asset strategico per il business incubator, come ribadisce il presidente esecutivo “non solo perché aumenta la leva finanziaria, ma anche perché potenzia il knowhow e la rete relazionale a disposizione delle startup in portafoglio”.

“Tutto questo per poi passare al listino principale di Borsa Italiana” ha voluto precisare Fioravanti.

Un modello di business che punta direttamente alla scoperta dei talenti

“Noi siamo una società di consulenza che ha scelto come clienti i meno liquidi sul mercato, ma allo stesso tempo i più stimolanti e dalle potenzialità di crescita incredibili: le startup” definisce così Fioravanti in sintesi il modello di business di Digital Magics. “Ogni anno vengono esaminate circa 1.500 nuove idee di startup innovative, di cui selezionate per incontri di approfondimento solo 100 e 15-20 società iniziano il nostro percorso di accelerazione e incubazione”.

In questa fase solitamente Digital Magics entra direttamente nell’assetto societario della startup in qualità di co-fondatore oppure in aumento di capitale, se la startup è già esistente, sempre con l’apporto di work for equity e detenendo una quota di minoranza.

“L’accelerazione è il primo step di un cammino che può durare fino a 4 anni. Dalle 1.500 iniziali circa 20 all’anno approdano in questa fase, con le quali si instaura il rapporto di mentorship con lo studio del modello di business. L’accelerazione si conclude con la predisposizione di un business plan con cui le startup si presentano agli investitori con un meccanismo di ‘club deal’”.

A seguire “se concluso il finanziamento, vi è la fase di incubazione, che dura 12 mesi, dove Digital Magics affianca la startup nell’ottimizzare le risorse economiche raccolte per dimostrare le metriche e i risultati del nuovo business”. In questa fase ci si concentra sul supporto al business ed eventualmente sulla definizione della strategia tecnologica e sul team building, fino ad arrivare al lancio sul mercato.

“Il penultimo step è definito ‘gestione’ e di solito dura circa 18 mesi. In questa fase si continua a supportare lo sviluppo del business, se necessario”.

Il presidente esecutivo ha voluto sottolineare che “Digital Magics ha un approccio strettamente industriale all’innovazione digitale basato sulle capacità e competenze di un team dedicato di imprenditori e professionisti di successo del settore con l’obiettivo di ridurre al minimo i write-off (svalutazioni di partecipazioni). Al contrario dei VC, Digital Magics non cerca solo gli unicorni (startup valutate oltre 1 miliardo), ma sostiene anche le startup che diventeranno delle piccole medie e imprese locali e che creeranno valore al tessuto economico italiano con la loro capacità di innovazione, senza magari diventare globali”.

L’Exit, la fase più importante e delicata per un incubatore

Fioravanti spiega così l’ultimo step “una volta selezionate le startup vengono sostenute nel loro sviluppo fino all’Exit, ossia la cessione della partecipazione da parte di Digital Magics”. Questa è l’ultima fase del processo e senza dubbio la più importante perché è qui che l’incubatore realizza il ritorno economico dell’investimento.

Il presidente esecutivo prosegue “abbiamo concluso con successo sette Exit, circa il 10% delle startup comprese nel nostro portafoglio (attualmente composto da oltre 70 partecipazioni in startup e scaleup), con un IRR (Internal Rate of Return) superiore al 30 per cento. Abbiamo inoltre re-investito i 5 milioni ricavati delle Exit in altre startup. In base al piano 2016-18, abbiamo l’obiettivo di realizzare dalle 3 alle 5 Exit”.

La cessione della partecipazione da parte di Digital Magics avviene solitamente dopo 4-5 anni dall’entrata nel capitale. Tutto questo, secondo il presidente esecutivo “per fare un percorso dinamico affinché il nostro network di investitori e Business Angel vedano i risultati, raccogliendo una parte dell’investimento e rilanciando in modo proattivo sul mercato delle startup la restante parte”.

“L’Exit non è quindi una ‘rottura’ per la startup, ma la fase in cui è terminato il compito dell’incubatore, pertanto si rende disponibile a cedere le proprie quote per far entrare un nuovo socio (VC, BA, aziende, ecc.). Successivamente la startup che ha le caratteristiche necessarie potrà rivolgersi a un fondo di venture capital per proseguire la crescita e in futuro potrebbe quotarsi in Borsa tramite Ipo”.

La diffusione capillare nel Paese come motore di crescita

Il presidente esecutivo spiega “Abbiamo sentito la necessità di avere una presenza capillare sul territorio italiano con l’obiettivo di arrivare alla fonte dei talenti. Molte idee innovative, soprattutto nei vari territori italiani, non si sviluppano perché non adeguatamente supportate a livello locale, rendendo così difficile portare avanti il progetto”.

“Da gennaio 2016 abbiamo aperto quattro nuove sedi (Palermo, Roma, Padova, Bari) che si aggiungono a quelle di Milano e Napoli”. Il fondatore prosegue “la prossima sarà a Torino e poi forse in Emilia Romagna. Aprire nuove sedi è un passo fondamentale per lo sviluppo multi-territoriale”.

Il business incubator è presente anche attraverso i campus di Talent Garden, che ha come socio e partner Digital Magics, che ne detiene circa il 18% del capitale. Talent Garden, uno dei principali player dell’innovazione in Italia e il primo network di coworking per professionisti, startup e aziende del digitale in Europa, ha appena raccolto 12 milioni da importanti investitori internazionali e italiani.

Digital Magics insieme a Talent Garden e Tamburi Investment Partners (primo azionista di Digital Magics con il 18,15%) rappresentano la piattaforma più importante per il Digital Made in Italy che ha l’obiettivo di cercare partner nel territorio, fare scouting di startup, garantire un accesso efficace a Business Angel e istituzioni, oltre a stringere partnership strategiche con distretti industriali e aziende locali”.

Open Innovation, un ponte che collega startup e aziende

Altro importante driver di sviluppo è rappresentato dai programmi di Open Innovation, che Digital Magics progetta e realizza per supportare le aziende italiane nel loro processo di innovazione, creando un ponte strategico con tutto l’ecosistema delle startup.

Come spiega Fioravanti, “offriamo servizi di informazione e formazione per il top management aziendale”. E poi ancora “servizi di supporto agli investimenti delle imprese nel digitale e infine servizi indirizzati alla realizzazione di innovazioni di: prodotto, processi e applicazioni tecnologiche innovative realizzate dalle startup”.

Il tutto è integrato con i servizi di Talent Garden specializzata anche nell’ideazione di eventi informativi e di innovazione oltre alla progettazione di spazi di lavoro “unconventional” e ospitalità nei campus. Infatti il presidente esecutivo sottolinea “sono stati 10 i programmi di Open Innovation realizzati nel 2016 insieme a importanti partner industriali tra cui Gruppo Adecco, Cisco, Gruppo Intesa Sanpaolo, Bricoman Italia, Fastweb, Poste Italiane, Nice, Uvet, EY, Editoriale Il Fatto (Il Fatto Quotidiano); nel 2017 prevediamo di realizzarne ulteriori 15”.

“Il 16 marzo è partita a Padova l’edizione 2017 del GION (Gasperini Italian Open Innovation Network), un percorso di informazione e formazione ‘disruptive’, volto a fornire strumenti e supporti per affrontare la sfida del digitale e per avvicinare il mondo dell’impresa italiana all’ecosistema delle startup innovative. Il prossimo appuntamento sarà il 6 aprile a Napoli e affronterà il tema AgriTech e Digital Manufacturing”.

Il programma per quest’anno prevede 8 eventi: Padova, Napoli, Milano, Saint Vincent,Rovereto,Torino, Roma. Ogni incontro avrà una tematica specifica, sarà un momento di condivisione di esperienze e di networking”.

Il polo della formazione telematica dedicato al digitale

Digital Magics ha firmato un accordo decennale con Universitas Mercatorum e con l’Università Telematica Pegaso, controllate entrambe dalla holding ‘Multiversity’ di Danilo Iervolino, con l’obiettivo di creare Digital Magics Startup University: il più importante polo italiano di formazione telematica per tutti gli aspiranti nuovi imprenditori di progetti innovativi.

Fioravanti commenta questa partnership dicendo “L’idea alla base è dare vita a percorsi accademici caratterizzati dall’innovazione, attraverso corsi specifici di strategia aziendale dedicati all’universo delle startup. Il progetto Digital Magics Startup University si prefigge di integrare la formazione e i corsi di studio a distanza con le competenze e l’esperienza sul campo necessarie per creare un’impresa digitale innovativa”.

Tutto questo permette di allargare potenzialmente la raccolta dei talenti e studiare percorsi per stimolare la nascita di team di neoimprenditori per creare una startup. Motivo per cui è un lavoro a ritroso “per andare a trovare i talenti ancora prima che sappiano di esserlo e questa sarà una nostra grande leva strategica”.

“Siamo gli unici ad essere in grado di scegliere i propri cavalli di battaglia quando nascono e soprattutto prima degli altri, per poi dare una mano a sostenerli”.

La partnership strategica con Innogest e Withfounders e l’aumento di capitale in opzione

Un altro importante accordo industriale è stato raggiunto con alcuni soci dell’acceleratore seed Withfounders, tra cui Innogest (uno dei più importanti fondi italiani di venture capital specializzato in investimenti early stage). Grazie a questa operazione Digital Magics è diventato il primo socio di Withfounders, con il 35% del capitale.

La partnership, oltre a consolidare il rapporto di collaborazione con Innogest, accresce il valore del portafoglio di Digital Magics con le 13 startup in cui Withfounders ha già investito, che nel 2015 hanno registrato un fatturato aggregato di oltre 15 milioni.

Fioravanti si dichiara fiducioso “La nascita di Digital Magics Startup University e l’ingresso della holding di Danilo Iervolino, di Innogest nell’incubatore e la nostra acquisizione del 35% di Withfounders rientrano nella nostra strategia per potenziare ulteriormente la piattaforma per il Digital Made In Italy, costruita con Talent Garden e Tamburi Investment Partners”.

Al fine di reperire nuove risorse finanziarie atte anche al raggiungimento degli obiettivi strategici, di recente il business incubator ha portato a termine un aumento di capitale da 4,9 milioni, che sommando l’esercizio dei diritti di opzione e le richieste in prelazione ha avuto un controvalore complessivo della richiesta di 5,7 milioni.

Nel dettaglio, Tamburi Investment Partners ha sottoscritto l’aumento di capitale in opzione per oltre 1 milione e detiene il 18,15% del nuovo capitale sociale.

L’operazione ha inoltre consentito l’ingresso nell’azionariato di Garage Start Up (veicolo interamente controllato dalla holding Multiversity di Danilo Iervolino) con il 7,16 per cento.

Aumenta il valore della produzione e l’Ebitda nel 2016

“Condivido con soddisfazione i risultati raggiunti nel corso del 2016, un anno particolarmente intenso e ricco di eventi rilevanti per la nostra società, modello unico di incubatore di startup digitali in Italia vicino alle neoimprese distribuite sul territorio italiano e alle aziende che desiderano fare innovazione”.

In merito ai numeri il presidente esecutivo commenta “I risultati economici e operativi ottenuti nel 2016 sono frutto dell’impegno, della pianificazione strategica e della gestione efficiente di progetti e operazioni di investimento: il valore della produzione, pari a 2,9 milioni di euro, è cresciuto del 13% rispetto al 2015, con un’Ebitda che passa da 190 mila a 333 mila (+75% rispetto al 2015). Nel processo continuo di selezione delle startup abbiamo provveduto a incubare 15 nuove iniziative e nel contempo a effettuare svalutazioni di partecipazioni per 2,9 milioni al fine di mantenere elevata la qualità del nostro portafoglio, che oggi include oltre 70 partecipazioni”.

Fioravanti aggiunge “abbiamo deciso di proporre un piano per l’emissione di warrant a titolo gratuito a favore degli azionisti, in linea con quanto anticipato e promesso al mercato; prevediamo l’emissione di massimi 1.643.278 warrant, uno per ogni 4 azioni di Digital Magics in portafoglio; ogni warrant, in caso di esercizio, darà diritto a sottoscrivere una nuova azione ordinaria della società. Il loro esercizio è previsto in 6 periodi nell’arco dei prossimi 5 anni, con un prezzo di esercizio fissato a valori crescenti nel tempo”.

Le startup in Italia: un fenomeno in crescita esponenziale

Entriamo nello specifico per comprendere, da vicino, le startup e come sono diffuse sul nostro territorio. Al 13 marzo 2017 sono 6.819 le startup innovative iscritte al Registro delle Imprese. Al 31 dicembre 2016 erano 6.745, in crescita del 31% rispetto a un anno prima (+12% rispetto a sei mesi prima, +112% rispetto a due anni prima).

Di startup innovative ne nascono tante e, fortunatamente, ne ‘muoiono’ poche: il tasso di sopravvivenza a tre anni supera infatti il 95 per cento. Molto più bassa è invece la percentuale di aziende in utile, che sono solo il 42,8% del totale.

Nel 2016 gli investimenti in capitale Equity di startup hi-tech in Italia ammontavano a 182 milioni (+24% rispetto al 2015). Nel dettaglio, quelli istituzionali sono stati 101 milioni (+33%), mentre gli investimenti informali e delle aziende vedono un incremento significativo a 81 milioni (+14%). Aggiungendo gli investimenti da parte di soggetti internazionali (35 milioni) il valore complessivo sale a 217 milioni.

Nonostante l’aumento riscontrato l’anno scorso, in Italia i Venture Capital investono ancora solamente 1/7 di quanto fanno le controparti tedesche e circa 1/6 di quanto finanziato da parte dei VC in Francia. Da ciò emerge il potenziale ancora inespresso da molti fondi con disponibilità di investimento nel breve-medio periodo, che potrà costituire la linfa vitale per sostenere lo sviluppo nei comparti hi-tech.

I vantaggi dell’Industria 4.0 per le startup e Pmi innovative

Il Governo si è impegnato nello strutturare un piano per l’industria 4.0 con una serie di interventi che dovrebbe portare la digitalizzazione in tutte le fasi dei processi produttivi dell’industria italiana mettendo sul piatto più di 50 miliardi.

Il piano nazionale prevede investimenti stimati nel prossimo triennio 2017-2020 a favore di startup e Pmi innovative per oltre 13 miliardi, la mobilitazione di 2,6 miliardi per investimenti privati early stage, la creazione di fondi dedicati all’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico e fondi di Venture Capital (VC) dedicati a startup e Pmi innovative. È previsto anche un programma rivolto agli acceleratori d’impresa per finanziare la nascita di nuove imprese con focus Italia 4.0.

I vantaggi fiscali per startup e Pmi innovative sono molteplici, tra i quali le detrazioni fiscali al 30%, per investimenti fino a un milione, e per i primi 4 anni di vita è consentito l’assorbimento delle eventuali perdite da parte di altre società ‘sponsor’. A questi si aggiunge la detassazione del capital gain (ovvero, la ‘tassa sulle exit’) per chi investe a medio-lungo termine (PIR).

Fioravanti considera “In pochi anni, in termini di investimenti early stage, si dovrebbe passare dagli attuali 217 milioni a 1.000 milioni, proprio grazie a Industria 4.0 del Ministro Calenda. È la prima volta che il settore delle startup entra in un piano strategico industriale di finanza pubblica in Italia”.

Le startup italiane attraggono sempre di più gli investitori esteri

In Italia si sta assistendo ad un fenomeno interessante. Sempre più realtà estere vengono a comprare startup nel nostro Paese. E questo perché l’ecosistema delle startup in Italia è immaturo e quindi queste realtà sottovalutate vengono comprate a sconto. Rispetto a Londra, ad esempio, valgono il 40% in meno.

Fioravanti spiega: “Queste realtà sono spesso fondi stranieri che arrivano in Italia, puntando sulle startup innovative che reputano interessanti. L’obiettivo è conquistare quote di mercato in un particolare settore e molte volte in Europa basta comprare una sola startup per avere una certa influenza”.

Aggiunge: “Molti di questi grandi fondi stranieri provengono dall’India e dalla Cina. Essi arrivano dal mondo dell’innovazione con la consapevolezza che le startup italiane non hanno spesso i mezzi per portare oltre frontiera la propria innovazione così, attraverso joint venture, possono raggiungere i grandi mercati dell’India e della Cina”.

L’Italia tra i paesi meno digitalizzati in Europa ma con elevate potenzialità

Dal rapporto ‘Digital Disruption: the Growth Multipler’ di Accenture e divulgato a Davos, emerge che da oggi fino al 2020 l’economia digitale potrebbe dare una spinta al Pil mondiale di ben 2.000 miliardi di dollari, con un potenziale incremento del 4,2% solo in Italia, pari a circa 75 miliardi.

Effettivamente l’economia digitale rappresenta in Italia il 18% del Pil, mentre in Usa questo settore raggiunge il 33%, il 31% nel Regno Unito ed il 29% in Australia. Il Belpaese si trovi oggi in decima posizione tra le 11 nazioni mondiali analizzate dal rapporto e pertanto presenta le maggiori opportunità di crescita, a patto che riesca ad ottimizzare le sue risorse digitali.

Per colmare il ‘digital divide’ e trarre vantaggio dal digitale, per gli operatori del settore come Digital Magics l’Italia dovrebbe incrementare di almeno il 60% il suo impegno per migliorare l’applicazione di nuove tecnologie. Inoltre uno sforzo andrebbe fatto per accrescere del 40% lo sviluppo di quelli che vengono definiti ‘fattori abilitanti’.

Analisti – per lo specialist è “Buy” con stime incoraggianti per il prossimo biennio

Digital Magics è seguita da Integrae Sim, che nel report di fine novembre 2016 pur confermando l’indicazione ‘Buy’, ha rivisto il target price a 7,10 euro da 7,46 euro.

Per la valutazione gli analisti hanno utilizzato il metodo sum-of-the-parts, in quanto ritengono che colga meglio il corretto valore di mercato di una società come Digital Magics caratterizzata da alcune particolarità definibili intangibili.

Gli analisti prevedono che l’azienda chiuda l’esercizio 2017 con ricavi pari a 4,2 milioni (+44,2%) e Ebitda a 0,9 milioni (0,3 nel 2016). L’Ebit dovrebbe tornare positivo per 0,5 milioni (-0,2 milioni nel 2016) insieme a un utile di esercizio previsto a 0,3 milioni (-3,2 milioni nel 2016).

Nel prossimo anno il fatturato dovrebbe attestarsi a 5,2 milioni (+23,8% sul 2017). L’Ebitda presenterà uno sviluppo del 31,6% superando ampliamente il milione, con una marginalità in aumento fino a raggiungere il 23,7% nel 2018.

Borsa – Il titolo spicca il volo dopo l’ampliamento della compagine sociale

Digital Magics si è quotata a luglio 2013 sul segmento dell’Aim di Borsa Italiana, un mercato caratterizzato da volumi contenuti e scarsa liquidità. Operazione che comunque ha consentito di avere una maggiore visibilità e un’apertura al mercato dei capitali.

Fioravanti commenta “Siamo particolarmente lieti che i risultati delle operazioni e delle strategie sviluppate, messe in cantiere lo scorso anno e in continuo sviluppo nel 2017, si stiano riflettendo positivamente anche sul nostro titolo in Borsa, che dall’inizio dell’anno è aumentato più del 50%, con volumi di scambio giornaliero sostenuti”.

Da gennaio 2017 il titolo ha infatti sovraperformato ampiamente (+40 punti percentuali) il Ftse Aim Italia, che ha evidenziato una crescita di circa il 10 per cento. Le azioni dallo scorso 14 marzo, in concomitanza con l’esito dell’aumento di capitale, hanno intrapreso un trend rialzista passando da 4,6 agli attuali 5,9 euro con un guadagno di quasi il 30%, portandosi sui livelli di ottobre 2015.

Ampliando il periodo di riferimento a 12 mesi, il titolo Digital Magics nonostante abbia segnato un progresso leggermente più contenuto pari al 22%, oscillando tra un massimo di 6 euro e un minimo di 3,3 euro, ha tuttavia sovraperformato il Ftse Aim Italia (+2%) di circa 20 punti percentuali.

 

Criticità – Le due facce della stessa medaglia

L’attuale scenario di mercato non aiuta una realtà innovativa come Digital Magics in quanto il sistema italiano è ancora poco sviluppato per quanto riguarda gli investimenti in Venture Capital. Il Belpaese precede solamente Bulgaria, Romania,Repubblica Ceca e Grecia come rapporto tra PIL e capitale investito in VC.

Se da una parte questo rappresenta uno svantaggio per le imprese italiane, dall’altro offre forti opportunità di business per quelle che, come Digital Magics, hanno tutte le carte in regola per far crescere l’economia digitale del nostro Paese.

Per spronare i finanziamenti nelle startup ci vuole una grande contributo da parte delle istituzioni. In primis servono agevolazioni per gli attori del settore dell’innovazione affinché possano uscire dalla cerchia ristretta degli specialisti e diffondere le proprie conoscenze anche al grande pubblico.

Non solo Digital Magics, ma anche molte altre realtà di questo settore continuano a dialogare con le istituzioni con l’aspettativa di far evolvere il sistema italiano, convincerle e abituarle a credere nell’innovazione digitale.

Se tutto ciò si realizzasse potrebbe essere il trampolino di lancio per l’Italia. Nell’arco dei prossimi quattro anni il nostro Paese potrebbe abbandonare le ultime posizioni in Europa, in termini di digitalizzazione, cercando di risalire la classifica e sperando di arrivare anche più in alto.

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