Le tensioni geopolitiche internazionali e l’avvicinarsi delle presidenziali francesi mantengono i listini europei perlopiù inchiodati intorno alla parità, ad eccezione del Ftse 100 di Londra in rialzo dello 0,5% e del Ftse Mib di Milano che flette dello 0,4 per cento. Intorno alle 15:50 dopo l’avvio debole di Wall Street, il Cac 40 di Parigi, il Dax di Francoforte e l’Ibex 35 di Madrid sono invece sostanzialmente invariati.
L’agenda macro ha visto in mattinata la pubblicazione degli indici tedeschi Zew di aprile, migliori delle attese, e i dati di febbraio, piuttosto sottotono, sulla produzione industriale nell’Eurozona, oltre alle variazioni dei prezzi al consumo di marzo in Gran Bretagna (pressoché in linea con le aspettative).
Nessuno spunto macro rilevante, invece, per quanto riguarda l’economia degli Stati Uniti, dove l’attenzione degli investitori è focalizzata ormai sull’avvio della nuova stagione di trimestrali.
Sul Forex intanto resta ben intonato lo yen, sostenuto dall’incertezza internazionale e dallo status di valuta rifugio. Il cambio tra il dollaro e la divisa giapponese scende in area 110,25, mentre il cross con l’euro viaggia intorno a 117. In lieve rialzo l’EUR/USD, a quota 1,061.
Tra le materie prime, il petrolio consolida i recenti guadagni, con Brent e Wti in lieve flessione rispettivamente a 55,8 e 53 dollari al barile, dopo aver toccato i massimi di 5 settimane nelle scorse sedute. Tornano gli acquisti sui metalli preziosi agevolati anche dalle tensioni in Siria e Corea del Nord, con l’oro e l’argento che risalgono rispettivamente in area 1.268 e 18,14 dollari l’oncia.
Vendite sull’obbligazionario, in particolare sui titoli dei Paesi periferici e della Francia, con il rendimento del Btp in aumento al 2,26% e il differenziale dal Bund a quota 205 punti base.
Tornando a Piazza Affari, continuano a soffrire i titoli delle banche, che secondo i dati di Bankitalia hanno registrato a febbraio sofferenze lorde in aumento rispetto a gennaio (+1,5%), ma sofferenze nette in calo (-0,4%).
In fondo al listino scivolano BANCO BPM (-2,2%), UNICREDIT (-2,1%) e INTESA (-1,3%), che ha concluso con successo l’emissione dei bond Intesa da 1,5 miliardi unsecured a 5 anni a tasso variabile. In calo di mezzo punto percentuale UBI, che potrebbe accelerare l’operazione di ricapitalizzazione, dando inizio all’aumento di capitale tra maggio e giugno.
Vendite anche sul colosso di semiconduttori STM (-2,2%), che segue l’intonazione negativa del comparto a livello europeo, in scia alle indiscrezioni secondo cui Apple potrebbe tagliare il contratto di fornitura di chip con l’anglo-tedesca Dialog Semiconductor. Voci simili avevano interessato la settimana scorsa l’inglese Imagination Technologies e fanno pensare che il colosso di Cupertino possa avviare una produzione autonoma di chip.
In cima al listino principale spicca ITALGAS (+1,6%) su cui Jefferies ha alzato la raccomandazione da ‘hold’ a ‘buy’ portando il target price da 3,6 a 4,6 euro. Lo stesso broker ha rivisto al rialzo anche il prezzo obiettivo di SNAM (+0,6%), portato da 3,7 a 3,9 euro confermando il consiglio ‘hold’. Ben comprate anche le altre utilities, tra cui A2A (+0,7%) ed ENEL (+0,9%).
In rialzo pure ATLANTIA (+1,6%) e RECORDATI (+1,6%) che, in occasione dell’assemblea degli azionisti per l’approvazione del bilancio 2016 e la distribuzione di un dividendo di 0,70 euro per azione, ha comunicato i dati relativi al giro d’affari del primo trimestre 2017, pari a 342 milioni (+13% a/a).
Acquisti, infine, anche su FCA (+1,2%), mentre si fanno largo nuove indiscrezioni sulla vendita della controllata Magneti Marelli.