Il CdA della società, guidato da Stefano Beraldo, ha approvato i conti dell’esercizio 2016/2017 che registrano un fatturato consolidato pari a 1,36 miliardi (+3,3%), beneficiando dell’espansione del network commerciale. A parità di perimetro le vendite riportano infatti un calo del 3,2 per cento. Sostanzialmente invariata la marginalità delle vendite, mentre la gestione chiude con un utile netto reported in calo del 9,9% a 78 milioni. Escludendo le poste di natura non ricorrente il risultato finale è positivo per 91,8 milioni (+13,2%). Indebitamento finanziario netto in peggioramento di 30 milioni circa. Il Board proporrà il pagamento di una cedola invariata di 15 centesimi. Vendite sul titolo a Piazza Affari (-3%).
La società veneta attiva nella produzione e commercializzazione di abbigliamento per uomo, donna e bambino ha presentato i conti dell’esercizio chiuso lo scorso 31 gennaio 2017 con ricavi consolidati per 1,36 miliardi, in crescita del 3,3% rispetto all’anno precedente.
Uno sviluppo a cui ha contribuito l’espansione delle rete di vendita, che visto l’apertura di 200 punti vendita in Italia e all’estero, dei quali 35 negozi a gestione diretta full format, a cui si è aggiunto l’incremento dei punti in franchising soprattutto nel segmento bambino.
A parità di perimetro le vendite registrano infatti un calo del 3,2% dovuto soprattutto all’andamento climatico avverso. In dettaglio i ricavi del brand Ovs sono aumentate del 3% (+34 milioni), mentre quelle a marchio Upim sono passate da 203 a 212 milioni (+4,5%).
Entrambi i brand hanno contribuito alla crescita dell’Ebitda, che ha raggiunto i 186,7 milioni (+4%), mantenendo sostanzialmente invariata al 13,7% la relativa incidenza sui ricavi. Il margine ha beneficiato in particolare dei maggiori acquisti di merci effettuati in alcuni paesi dell’Indocina, che hanno consentito al gruppo di annullare gli effetti negativi derivanti dal rafforzamento del dollaro.
Un risultato che, unitamente a minori oneri finanziari netti (-2,7%), ha consentito all’utile netto adjusted di sfiorare i 92 milioni (+13,2%), senza però considerare 2,8 milioni di oneri non ricorrenti legati prevalentemente ad attività di M&A. Sottolineiamo inoltre che i dati relativi all’esercizio 2015/2016 escludono proventi straordinari netti per 9,9 milioni derivanti prevalentemente da poste di natura fiscale in parte compensati da costi relativi all’Ipo ed al rifinanziamento della società.
Alla luce di tali poste la gestione post oneri e proventi straordinari registra un utile reported pari a 78 milioni, in calo del 9,9% rispetto a quello di 86,6 milioni dell’esercizio precedente.
A fine dicembre la posizione finanziaria presenta un indebitamento netto pari a 265,8 milioni, in peggioramento rispetto ai 235 milioni di un anno prima, dopo il pagamento di dividendi per 34,1 milioni. Il rapporto tra Debt net ed Ebitda adjusted è pari a 1,4x (rispetto a 1,3x di un anno prima).
Il Board proporrà la distribuzione di un dividendo unitario pari a 0,15 euro (invariato rispetto a quello pagato sul 2015), per complessivi 34,05 milioni, con un payout ratio del 37% sull’utile netto consolidato adjusted.
La flessione delle vendite a parità di perimetro e la contrazione dell’utile netto finale hanno probabilmente spinto gli investitori a vendere il titolo Ovs, che intorno alle 16:15 scambia a Piazza Affari a 5,82 euro, perdendo oltre tre punti percentuali, a fronte di un Ftse Mib in aumento dell’1,6 per cento.