Ad aprile Ftse Mib (+0,6%) frenato dalla discesa dei petroliferi

Lo scorso mese il principale indice azionario italiano ha approfittato dell’esito del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia per recuperare le pesanti perdite mature nelle prime due ottave. Un ulteriore sostegno è poi arrivato anche dalle prime trimestrali, anche se la performance mensile è rimasta tra le peggiori in Europa. All’interno del paniere tricolore delle Big Cap il rialzo maggiore è stato registrato da Cnh Industrial che ha beneficiato di risultati relativi al periodo gennaio-marzo del 2017 superiori alle attese. Incremento a doppia cifra anche per le quotazioni di Moncler sulla scia dei numeri da record della francese Kering e dell’operazione di M&A tra Lvmh e la maison Dior. Ultime quattro settimane da dimenticare, invece, per i titoli del comparto petrolifero che stanno soffrendo anche dalla nuova debolezza del prezzo del greggio.

Dopo un avvio disastroso, piazza Affari è riuscita ad archiviare il mese appena concluso con un timido rialzo dello 0,6 per cento. Al termine delle prime due settimane di aprile, il Ftse Mib aveva infatti già perso il 5,1%, trascinato al ribasso soprattutto dai titoli bancari colpiti da inevitabili prese di beneficio dopo il rally del mese precedente. Prese di beneficio alimentate anche dalla maggiore avversione al rischio da parte degli investitori per l’avvicinarsi dell’incertissimo primo turno delle elezioni presidenziali francesi.

Fortunatamente l’esito delle consultazioni dello scorso 23 aprile, con il liberal-socialista Emmanuel Macron e la leader del Front National Marine Le Pen che si scontreranno domenica al ballottaggio per la conquista dell’Eliseo, ha scongiurato lo scenario peggiore per i mercati, cioè che il duello per diventare Presidente della Repubblica francese riguardasse i due candidati delle forze populiste anti-euro. E proprio il listino milanese è stato il primo ad approfittare della rinnovata propensione al rischio dei mercati, riducendosi sensibilmente la probabilità di una prossima uscita della Francia dall’Eurozona, quindi di uno shock sistemico.

Esaurito dopo appena due sedute l’entusiasmo per i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali francese, a sostenere il Ftse Mib nelle ultime sedute di aprile ci hanno pensato le prime trimestrali italiane (FiatChrysler e Cnh Industrial e in misura minore Saipem, STMicroelectronics e Tenaris), ma anche europee (Kering) con riferimento al settore del lusso. Dai conti dei primi tre mesi del 2017 pubblicati da questi gruppi emergono nel complesso utili, a livello operativo e gestionale, superiori a quelli dello stesso periodo dell’anno e scorso e migliori delle attese degli analisti.

Considerando l’intero mese di aprile, a differenza di quanto accaduto a marzo, il Ftse Mib ha registrato una tra le peggiori performance tra i maggiori indici azionari del vecchio Continente, mentre la vittoria di Macron alle elezioni del 23 aprile scorso ha permesso all’indice Cac40 di Parigi di portare a casa il rialzo maggiore (+2,8%), seguito dall’Ibex35 di Madrid (+2,4%), dallo Smi di Zurigo (+1,8%) e dal Dax di Francoforte (+1%). Ancora una volta il Ftse 100 di Londra (-1,6%) è stato il fanalino di coda dei listini europei.

Tornando a piazza Affari ed esaminando il comportamento borsistico tenuto dai 40 titoli che compongono il Ftse Mib nelle ultime mese, si osserva che 26 (erano 35 a marzo) hanno concluso le contrattazioni a un livello di prezzo superiore a quello registrato alla chiusura del 31 marzo (di cui solo 2 titoli con un rialzo a doppia cifra contro i 12 del mese precedente), mentre 14 (erano 5 a marzo) sono su livelli inferiori. A sostenere ad aprile il principale indice equity italiano, le azioni del comparto industriale, ma anche quelle del lusso, del risparmio gestito e, in misura inferiore rispetto al mese precedente, anche i bancari con la sola eccezione di Banco Bpm (-3,9%). Deboli, invece, le utility con l’indice settoriale che ha lasciato sul terreno lo 0,7% nell’ultimo mese, ma soprattutto i petroliferi con il Ftse Italia All-Share Oil&Gas che ha perso il 6,7 per cento.

 

A livello di singoli titoli, ad aprile la migliore performance all’interno del paniere italiano delle Big Cap è stata registrata da Cnh Industrial (+12,1%) che da inizio anno ha portato a casa un rialzo del 22,6 per cento. Negli ultimi giorni del mese una spinta decisiva alle quotazioni del gruppo guidato da Richard Tobin è arrivata anche dai risultati del primo trimestre del 2017 che hanno battuto le attese degli analisti e che hanno mostrato una crescita a doppia cifra dell’utile operativo grazie soprattutto alle macchine per l’agricoltura. I vertici di Cnh Industrial hanno poi confermato gli obiettivi precedentemente indicati per il 2017, con gli analisti che nel complesso hanno rivisto al rialzo i rispettivi target price, con il prezzo obiettivo medio calcolato da Bloomberg lievitato a 9,94 euro dai 9,17 euro rilevati la sera del 25 aprile

Alle spalle di Cnh Industrial, il progresso più consistente all’interno del Ftse Mib nel mese appena concluso è stato registrato dai titoli Moncler (+10,4%) che nei primi quattro mesi del 2017 hanno registrato la terza migliore performance (+37,1%) all’interno del paniere in esame, alle spalle soltanto di Ubi Banca (+48%) e di STMicroelectronics (+37,4%). Le azioni del gruppo guidato da Remo Ruffini hanno beneficiato sia della trimestrale positiva del colosso francese del lusso Kering, ma anche della decisione dei vertici di Lvmh di acquisire l’intero controllo della maison Dior per una cifra complessiva di circa 12 miliardi di euro, segno che il processo di consolidamento nel settore della moda è tuttora in corso e che prima o poi potrebbe interessare anche Moncler, la cui compagine sociale non presenta né un singolo azionista né un patto di sindacato che controlli più del 50% del capitale.

Sul terzo gradino del podio di questa speciale graduatoria, Azimut Holding (+9,7%), la cui assemblea ha approvato la settimana scorsa il bilancio 2016, dando il via libera anche alla distribuzione di un dividendo unitario di 1 euro, il cui stacco è previsto per il prossimo 22 maggio. Ad alimentare gli acquisti sul titolo del risparmio gestito anche le dichiarazioni di Pietro Giuliani, presidente del gruppo milanese, che in un’intervista alla stampa ha confermato che Azimut mira ad aumentare il peso delle masse gestite provenienti dall’estero, portandolo dall’attuale 20% al 35% a fine 2019, sottolineando poi che si punta a profitti anche dalle gestioni estere, che al momento hanno riportato soltanto un sostanziale pareggio.

Ad aprile la peggiore performance all’interno del Ftse Mib è stata registrata da Tenaris (-10,5%) che sta soffrendo della debolezza del prezzo del petrolio, con il Crude Oil scivolato nuovamente sotto la soglia, non soltanto psicologica, dei 50 dollari al barile. In poco meno di una settimana il target price a 12 mesi medio, calcolato da Bloomberg sulla base dei report degli analisti, è diminuito a 14,38 euro dai 15,15 euro, nonostante i positivi numeri della prima trimestrale del 2017 del gruppo guidato da Paolo Rocca, con l’utile operativo in aumento del 22,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Al momento dei 20 analisti che coprono Tenaris 8 suggeriscono di vendere, 8 hanno un giudizio neutrale e 4 hanno rating positivi.

Da dimenticare il mese appena concluso anche per Eni (-7%) che pubblicherà i conti del primo trimestre 2017 il 10 maggio. Le azioni del cane a sei zampe stanno risentendo di un contesto di mercato sempre più difficile, ma anche della delibera della giunta della Regione Basilicata in cui si richiede la sospensione di tutte le attività del Centro Olio Val d’Agri di Viggiano per problemi d’inquinamento nelle zone limitrofe all’impianto. Ricordiamo che lo scorso anno vi era stato un fermo di quattro mesi e mezzo della produzione in Val d’Agri, che aveva influito negativamente sui conti dell’intero esercizio. Eni produce circa 75 mila barili al giorno di petrolio in questo centro, pari all’8,5% della produzione complessiva di petrolio (878 mila barili al giorno).

Ancora un mese di decisa sotto performance per i titoli Saipem (-7%) rispetto al principale indice azionario italiano, che si somma all’andamento negativo dei tre mesi precedenti. Da inizio anno i titoli del gruppo guidato da Stefano Cao sono i peggiori del Ftse Mib, avendo lasciato sul terreno il 26,1% del proprio valore. Gli investitori sembrano rimasti piuttosto freddi all’annuncio dei vertici di Saipem di confermare gli obiettivi per il 2017 in occasione della presentazione dei risultati del periodo gennaio-marzo dell’anno in corso, che sono stati sostanzialmente in linea con le stime. Il gruppo, comunque, starebbe lavorando, insieme a Ferrovie dello Stato, per aggiudicarsi una parte del maxi-progetto della linea ferroviaria ad alta velocità Mosca-Kazan. Un progetto che potrebbe essere completato nel 2018 per un investimento totale di circa 26 miliardi di euro