Primi tre mesi in chiaroscuro per Creval. Il core income ha visto una contrazione del 4,5%, legata al calo del margine di interesse. La riduzione del margine di intermediazione è contenuta all’1,3% grazie all’incremento dei profitti da trading. Stabili i costi, anche se i conti sono risultati appesantiti dall’aumento delle spese del personale e dagli oneri di sistema. Si riducono rispetto a fine 2016 i crediti deteriorati.
Creval ha archiviato il primo trimestre con ricavi e profitti in calo. La banca ha tuttavia perfezionato le azioni di ristrutturazione previste dall’action plan 2017-18, che permetteranno una maggiore efficienza e riduzione di costi. Nell’ambito di tale progetto tra dicembre e marzo sono state chiuse 60 filiali, altre 30 lo saranno nelle prossime settimane, completando la razionalizzazione della rete distributiva che prevede anche una maggiore digitalizzazione.
Nell’ambito del piano è stato anche raggiunto lo scorso mese di dicembre un accordo sindacale che prevede l’uscita su base volontaria di 234 persone, che hanno aderito al piano di incentivi all’esodo che sarà finanziato tramite l’utilizzo del Fondo di Solidarietà per il settore del credito. Le prime uscite sono avvenute il 1° aprile 2017, mentre gli altri lasceranno dal 1° dicembre. Gli effetti di questa intesa non si sentono ancora nei conti della trimestrale, ma porteranno a 9 milioni di risparmi di costo del personale nel 2017 e 18 milioni dal 2018 a regime.
Sotto il profilo della gestione del credito deteriorato la banca prevede di finalizzare entro il prossimo 30 giugno la cessione, attraverso una cartolarizzazione, di 1,5 miliardi di sofferenze. E’ stato inoltre raggiungo l’accordo per la cessione dei 50 milioni di inadempienze al 44% del nominale, nell’ambito di un’operazione da 300 milioni di npl lordi da dismettere nell’arco di un biennio.
Infine, la banca sta lavorando per lo sviluppo di propri modelli di Airb, finalizzati al riconoscimento per il calcolo dei requisiti potenziali.
Ma passiamo all’esame dei conti riportati nella tabella seguente.
Creval ha chiuso il primo trimestre 2017 con un margine di intermediazione a 184,9 milioni, in leggero calo rispetto allo stesso periodo del 2016 (-1,3% a/a).
A determinare l’andamento è stato soprattutto il margine di interesse che è diminuito del 7,2% a/a a 99,7 milioni risentendo dei minori volumi, della discesa dei tassi di mercato (negli ultimi tre mesi lo spread si è ridotti di tre punti base) e del minore apporto del carry trade.
Le commissioni nette hanno tenuto a 67,7 milioni (-0,2%), grazie a un rialzo di quelle relative al wealth management (+5,5%) e di quelle della gestione dei conti correnti (+6,7%), mentre sono in calo le fee afferenti all’area crediti (-8,2%).
Positivo l’impatto dei profitti da trading (+56,8%) a 12,1 milioni e quello degli altri ricavi (+22,2%) a 5,4 milioni.
I costi operativi rimangono pressoché stabili (-0,2% a/a) a 130,7 milioni per effetti di una dinamica divergente delle diverse componenti. Gli altri costi operativi sono diminuiti del 5,1% a 55,6 milioni, anche considerando che su tale voce pesano 8 milioni relativi al Fondo di Risoluzione. In particolare i costi amministrativi hanno registrato una riduzione del 4,4%, beneficiando in parte di politiche di risparmio che hanno portato alla chiusura di 40 sportelli nel primo trimestre 2017. Le spese per il personale, invece, sono cresciute del 3,8% a 75,1 milioni.
Il cost/income ratio ha registrato un lieve aumento (+0,4% a/a) attestandosi al 66,2%.
La contrazione del margine di intermediazione, parzialmente assorbita dal risparmio di costi operativi, ha portato alla riduzione del risultato lordo di gestione (-4,1% a/a) a 54,1 milioni.
Le rettifiche su crediti sono diminuite del 2,1% a 47,9 milioni rispetto ai 48,9 dei primi tre mesi del 2016.
Il risultato netto di gestione si è attestato a 6,2 milioni in calo del 17,1% a/a.
Infine, l’utile netto è sceso a 2,4 milioni (-53,5% a/a), dopo altri accantonamenti e le poste straordinarie pari a 1,1 milioni.
Sul fronte della solidità patrimoniale, il Cet1 consolidato al 31 marzo 2017 risulta pari all’11,6% (11,8% a fine 2016), mentre il Total Capital ratio si attesta al 12,7% (13% a fine 2016)
I crediti deteriorati netti sono pari a 3,1 miliardi con un coverage ratio pari al 41,6% (41,5% a dicembre 2016). Nello specifico, le sofferenze sono pari a 1,3 miliardi, con un coverage ratio pari al 54,1 per cento. Le inadempienze probabili ammontano a 1,6 miliardi e le esposizioni scadute sono poco meno di 200 milioni.
La raccolta diretta ammonta a 20,2 miliardi, in diminuzione del 4,5% rispetto ai 21,1 miliardi di fine 2016, principalmente a causa della riduzione della raccolta da controparti centrali. Tiene la raccolta commerciale (-1%).
La raccolta indiretta si è attestata a 11,6 miliardi, rimanendo invariata rispetto a dicembre 2016. Cresce la componente under management grazie all’aumento della raccolta fondi comuni e assicurativa.