Giornata nera per le borse europee che chiudono tutte in pesante ribasso, ad eccezione del Ftse 100 di Londra (-0,2%), in un clima generale di rinnovata avversione al rischio. A Piazza Affari il Ftse Mib arretra del 2,3% a 21.284 punti, il Dax di Francoforte termina a -1,4%, il Cac 40 di Parigi a -1,6% e l’Ibex 35 di Madrid a -1,8 per cento. In calo anche i listini americani, che dopo due ore e mezza di contrattazioni cedono tra l’1 e il 2 per cento. Balzo del Vix, l’indice della “paura”, che guadagna quasi il 24% e risale oltre 13 punti.
I mercati azionari scontano in parte le preoccupazioni legate a Donald Trump, dopo le ultime vicende politiche che alimentano i dubbi sull’effettiva capacità del presidente statunitense di implementare le riforme annunciate per l’economia a stelle e strisce. Inoltre gli investitori stanno verosimilmente approfittando della situazione per monetizzare il recente rally dei listini, facendo scattare qualche presa di beneficio.
I dubbi degli operatori sul capo di Stato americano pesano sul dollaro, che perde ulteriore terreno rispetto alle altre principali valute. L’EUR/USD risale fino a 1,113 mentre il cambio con lo yen crolla a 111,5. La valuta giapponese, ben comprata nelle fasi di incertezza, risale anche sull’euro portando il cross EUR/JPY a 124,1.
L’incertezza e l’indebolimento del dollaro favoriscono invece i metalli preziosi, con l’oro e l’argento tornati rispettivamente in area 1.256 e 16,9 dollari l’oncia. Restando fra le materie prime, avanza il petrolio, con Wti e Brent che avanzano rispettivamente a 49,3 e a 52,5 dollari al barile nonostante l’incremento inatteso delle riserve statunitensi di greggio e dello stock complessivo evidenziato dai dati settimanali dell’Eia.
Acquisti diffusi anche sul mercato obbligazionario, dove il tasso del Btp scende al 2,15% e resta separato da uno spread di circa 178 punti base dal Bund.
Pochi spunti invece dall’agenda macroeconomica odierna in cui spiccano solo i dati di aprile sull’inflazione dell’Eurozona, perfettamente in linea con le stime. L’indice dei prezzi al consumo ha riportato una crescita mensile dello 0,4% e un incremento annuo dell’1,9%, mentre il dato rettificato dai prezzi di energia, cibo, alcool e tabacco è aumentato su base tendenziale dell’1,2 per cento. In lieve calo invece la disoccupazione del Regno Unito, scesa al 4,6% nel trimestre gennaio-marzo.
A Piazza Affari le vendite investono tutti i titoli del listino principale e soprattutto BUZZI (-6,1%), penalizzata dalla debolezza del dollaro e dal rischio che Trump non riesca a portare avanti le riforme e gli investimenti nelle infrastrutture annunciati. Stessa dinamica per LEONARDO (-4%), che ha fatto affidamento sugli investimenti americani in budget per la difesa.
Fra i bancari arretrano in particolare UBI (-5,4%) e UNICREDIT (-4,3%). L’istituto guidato da Victor Massiah intanto si è detto pronto a ridurre l’ammontare dei non performing loan da 12,5 miliardi del 31 dicembre 2016 a 9,8 miliardi di fine 2021, riducendo inoltre la relativa incidenza sul totale dei crediti dall’attuale 14,4% al 10,4 per cento.
In rosso anche STM (-4,7%) sulla debolezza del biglietto verde e FCA (-4,6%) dopo che la Commissione Europea ha aperto un procedimento di infrazione nei confronti dell’Italia, rea di non aver adempiuto agli obblighi derivanti dalle regole Ue per l’omologazione dei veicoli da parte del Gruppo guidato da Sergio Marchionne.
Chiude a -1,6% ATLANTIA che resta al centro dell’attenzione dopo l’Opas su Abertis, anche se ci vorrà qualche settimana per conoscerne gli sviluppi. In ribasso del 2,7% LUXOTTICA, che procederà al delisting da New York. Sempre nel lusso crollano pure MONCLER (-3,8%) e FERRAGAMO (-3,6%). Meglio del mercato ma comunque negativi i petroliferi ENI (-1,5%), che ha firmato un accordo di cooperazione con Rosneft, SAIPEM (-0,9%) e TENARIS (-1,3%). Poco sotto la parità, infine, YNAP (-0,2%) e GENERALI (-0,6%).