Ieri il Consiglio di Amministrazione della capogruppo Italeaf, quotata al Nasdaq First North della Borsa di Stoccolma, ha approvato l’aggiornamento del piano di sviluppo strategico 2015-2017. La holding punta a consolidare la propria posizione di primo “company builder” indipendente italiano attivo nei settori cleantech e smart innovation, rafforzando la focalizzazione su investimenti in aziende innovative e sulla creazione di valore dalla gestione delle partecipazioni.
Nel dettaglio, l’update del Piano prevede il potenziamento dell’attività di holding con la riorganizzazione della struttura operativa e la riduzione del rischio attraverso la crescita dimensionale delle società oggetto di investimento, la diversificazione dell’asset al location, l’incremento del turnover degli investimenti nelle società, nonché l’aumento del rendimento degli asset immobiliari. Italeaf intende incrementare la propria capacità di investimento e la taglia degli stessi attraverso la formula del “Club Deal”, operazioni di investimento o di co-founding concertate tra Italeaf ed alcuni soci ed investitori, con un focus su aziende o tecnologie con elevato potenziale di crescita.
Per favorire il rapporto con il mercato dei capitali e con il mondo del credito, Italeaf trasferirà il proprio headquarter strategico a Milano, differenziando il ruolo della sede in Umbria, che avrà finalità industriali, produttive e operative, esaltandone la vocazione tecnologica.
Confermati gli obiettivi economico-finanziario: rapporto Debito netto/Patrimonio netto inferiore o uguale a 0,8x e tasso interno di rendimento (IRR) atteso dei singoli investimenti superiore o uguale al 30 per cento. Nel Piano è inoltre prevista una revisione della politica dei dividendi: Italeaf, nel futuro, intende distribuire una rilevante percentuale del valore creato dalle sopra-citate operazioni di exit, compatibilmente con la scelta di ridurre l’indebitamento finanziario netto.
Il presidente Stefano Neri Neri ha così commentato: “Intendiamo accelerare il processo di turnover degli investimenti, favorendo le exit sulle società partecipate, anche attraverso l’ingresso di nuovi azionisti o investitori in misura maggioritaria, negando ad Italeaf un destino da conglomerata, che ne rallenterebbe le dinamiche di sviluppo.”