Telecom Italia accelera l’ammodernamento della rete fissa preannunciando al regolatore Agcom (con 5 anni di anticipo come imposto dalla normativa) l’intenzione di dismettere 6.000 centrali telefoniche. Da questa operazione si ipotizzano risparmi di centinaia di milioni in termini di consumi, efficienza tecnologica e di occupazione di spazi.
Si tratta di un passaggio fondamentale per la definitiva realizzazione della rete di accesso in fibra di nuova generazione integralmente basata sulle più evolute tecnologie “Full IP”, in grado di supportare i più moderni servizi digitali che viaggiano su Internet, come le applicazioni web di messaggistica e comunicazione online.
La deadline del processo che libererà Tim di circa 6mila siti sui 10.500 controllati è fissata al 2024 e riguarda sia le centrali aperte ai servizi di unbundling su rame sia quelle non aperte a questo tipo di servizi.
Gli analisti di Equita, tuttavia, rimarcano che “oggi è difficile quantificare i risparmi” anche se, aggiungono, “è chiaro che a valle del completamento della rete Nga (99% di coverage nel 2019) saranno molteplici le occasioni di risparmio per manutenzione, energia ed anche per la gestione degli immobili”.
Commento
Secondo un rapporto di Asstel nel 2016 il mercato italiano dei servizi mobile è cresciuto di 200 milioni (+1,5%), con Telecom Italia che ha avuto una performance media (+1,4%). Un’inversione di tendenza quindi rispetto alla flessione dell’1,5% nel 2015 e dell’1,9% nel 2014.
Il mercato dal 2012 al 2015 è crollato del 26%, con una riduzione del fatturato di 4,6 miliardi (fonte Asstel). Dopo il recupero del 2016, il miglioramento è continuato nel primo trimestre 2017, con Telecom Italia che ha registrato un +2,2%, Vodafone +1,4%, mentre Wind Tre ha avuto un calo dello 0,7% (soprattutto per effetti di calendario).

























