Sono attese per oggi le offerte per il portafoglio da 1,35 miliardi di crediti problematici messo in vendita da Banca Intesa. Il pacchetto include posizioni garantite da immobili o progetti di sviluppo. L’operazione prevede la creazione di un veicolo finanziario nel quale entreranno i potenziali acquirenti e che poi procederà alla cartolarizzazione del portafoglio e al recupero dei crediti, un processo che dovrebbe arrivare a termine verso fine anno.
Banca Intesa resterà azionista del veicolo finanziario di cartolarizzazione, nell’ottica di mantenere comunque un’esposizione sui possibili rendimenti dell’operazione.
Tra i potenziali acquirenti vi è una rosa di cinque fondi internazionali che comprende Fortress attraverso la controllata italiana doBank e Negentropy, Cerberus insieme a Kervis, Pimco con Gwm, Starwood e Prelios in abbinamento con il fondo Texas Pacific Group.
Il pacchetto comprende 78 posizioni, per la maggior parte rappresentate da progetti di sviluppo (per un controvalore di 880 milioni), mentre la restante parte è garantita da immobili completati di cui molti a reddito.
COMMENTO
L’operazione è sicuramente positiva per la banca guidata da Carlo Messina che dimostra di proseguire nella strada indicata di derisking del bilancio. A breve, inoltre, la banca potrebbe inoltre cedere il portafoglio da 2-2,5 miliardi per il quale è in prima fila la cordata formata da Crc (il fondo Christofferson Robb & Company) e dal partner Bayview.
La notizia non ha tuttavia avuto un impatto sulle azioni della banca a Piazza Affari, dove cedono l’1,73% a 2,62 euro, sulla scia dei timori che Intesa possa essere chiamata a qualche titolo a partecipare al salvataggio delle banche venete, per le quali le autorità europee hanno chiesto che un miliardo della ricapitalizzazione venga da soggetti privati. E’ vero che Messina ha dichiarato con fermezza che non verserà più neppure un euro per il sistema, ma finché la situazione non sarà un po’ più definita in Borsa prevarrà la prudenza.
Il fatto che diverse operazioni di smobilizzo siano in dirittura di arrivo, accompagnato dai dati su una minore migrazione dei crediti in bonis a deteriorati, rappresenta comunque un buon segnale per Intesa. La banca ha l’obiettivo di arrivare per fine 2019 a un rapporto crediti deteriorati su impieghi al 10,5%, livello pre crisi del 2011. Dopo il massimo toccato il 30 settembre 2015 al 17,2% a fine marzo 2017 il rapporto era già sceso al 14,4 per cento.
Proprio in questi giorni sono circolari rumor sulla possibilità che il pacchetto da 750 milioni garantiti da immobili messo in vendita da Banco Bpm riceva offerte comprese tra il 33% e il 40% del nominale. Gli elementi sono scarsi per poter fare analogie e stime sul prezzo dell’operazione lanciata dalla banca guidata da Carlo Messina. Tanto più che in quest’ultima operazione i progetti immobiliari sono più difficili da valutare e da mettere sul mercato rispetto a, per esempio, alberghi rinomati che rappresentavano la garanzia dell’altro pacchetto.