BioDue – Investire per continuare a crescere

BioDue, realtà attiva nello sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti dermocosmetici e integratori alimentari, archivia un 2016 impegnativo sotto il profilo degli investimenti realizzati. Operazioni decisamente importanti orientate a rafforzare la capacità e l’efficienza produttiva della società toscana.

BioDue lascia alle spalle un 2016 caratterizzato da importanti investimenti.

Operazioni i cui effetti si sono riflessi sul bilancio del 2016, che ha registrato un Ebitda, in calo del 3,8% a 4,7 milioni (IAS 17), un Ebit in diminuzione del 16% a 3,1 milioni e un utile netto ridotto del 15,9% a 2 milioni, ma che permetteranno a BioDue di accrescere la propria capacità produttiva e di migliorare ulteriormente l’efficienza operativa.

Degni di nota inoltre gli accordi siglati quest’anno per la costituzione della joint venture distributiva Pharcomed nel continente americano e di una joint venture produttiva in Albania, nonché la crescente rilevanza dei marchi propri grazie agli elevati margini che sono in grado di garantire.

Strategie, quelle della società toscana, premiate dalla Borsa. Infatti, il titolo da inizio anno ha segnato un rialzo del 30%, sovraperformando del 9% il Ftse Aim Italia.

Vanni Benedetti, Presidente di BioDue, delinea le priorità strategiche

“Raggiungere la piena efficienza produttiva attraverso opportuni investimenti, sviluppare le joint venture negli Usa e in Albania, mantenere il focus sui nostri marchi”. 

Sono queste le priorità strategiche che caratterizzano le scelte di BioDue sottolineate da Vanni Benedetti, Presidente della società toscana, affermando inoltre che “il 2016 è stato un anno impegnativo dal punto di vista dell’intensità del lavoro che è stato realizzato”.

“Un lavoro” continua Benedetti che “ci consentirà di accrescere ulteriormente la nostra capacità produttiva e conseguentemente il nostro fatturato”.

Spazi produttivi adeguati: un fattore rilevante

Il 2016 è stato un anno importante sotto il profilo degli investimenti perfezionati dalla società toscana.

“Fino al primo semestre dello scorso anno” spiega Benedetti, “gli impianti erano saturi e si lavorava in piena leva operativa. Ciò significa, a titolo di esempio, che se il fatturato cresceva del 10%, l’utile netto saliva del 30%”.

“Nel 2016 gli spazi produttivi e per logistica  della società sono cresciuti da 10mila a 17mila metri quadrati. Un aumento di superficie di cui circa 1.300 metri quadrati sono dedicati alla produzione.”

Tutto ciò è stato possibile attraverso una serie operazioni di acquisto immobiliari, comunicate rispettivamente il 14 e 25 marzo, il 13 luglio, il 26 e il 29 settembre dello scorso anno.

Nel dettaglio le prime due hanno riguardato un immobile di 740 mq per un costo di 390 mila euro e un edificio a destinazione produttiva di oltre 600 mq con un esborso di 250 mila euro. Relativamente alla seconda operazione la società ha ottenuto anche la disponibilità di un immobile destinato a uffici direzionali di complessivi 140 mq con contratto rent-to-buy.

La terza operazione ha riguardato le opere di ampliamento e di riqualificazione industriale dello stabilimento “Cosmetici e dispositivi medici”, su 2.250 mq per  investimenti pari a 750 mila euro.

Le ultime due operazioni, infine, hanno riguardato rispettivamente uno stabile di circa 2.800 mq, oltre a 2.000 mq di piazzale, per un costo di 0,8 milioni, e un fabbricato industriale di circa 2.660 mq per un costo di 607 mila euro, che dispone di un piazzale di circa 2.700 mq e una superficie coperta di 730 mq e che è andato a integrare il sito industriale della società, contribuendo ulteriormente all’efficientamento della logistica.

Infatti, come sottolinea Benedetti, “l’assenza di spazi sufficienti, soprattutto in termini di magazzino può congestionare la produzione e non permettere di raggiungere l’efficienza produttiva nei quantitativi e nei lotti ottimali.”

Suddette operazioni “ci consentono di avere sotto controllo ogni aspetto del processo produttivo e distributivo, nonché controllare tempi e costi di approvvigionamento del prodotto finito”.

Infine, conclude sull’argomento Benedetti, “analizzando l’evoluzione storica del fatturato, si osserva sempre un incremento l’anno successivo a quello in cui è stato effettuato un investimento, in quanto la capacità produttiva è direttamente proporzionale ai mq di superficie”.

La sostenibilità dal punto di vista finanziario

“I 4,8 milioni di investimenti compiuti l’anno scorso sono fondamentalmente tutti di tipo tecnico. Di questo ammontare, una quota di 2,3 milioni ha riguardato immobili, mentre il resto ha interessato materiali e impiantistica” sottolinea Benedetti.

“Investimenti che sono stati di fatto finanziati per la metà con autofinanziamento della società. La pfn a fine 2015, compreso il leasing, era pari a 3,1 milioni mentre a fine 2016 si attestava a 5,5 milioni (IAS 17). Quindi, l’altra metà della cassa è stata generata dalla gestione. Il totale dell’attivo netto si fissa intorno ai 20 milioni, di cui 15 milioni di mezzi propri, 4,5 milioni di pfn e 1 milione da tfr”. Benedetti sottolinea poi che “BioDue ha compiuto una brillante operazione dal punto di visto finanziario, con la quale sono state sostituite due linee di credito di medio lungo termine che avevamo a costi di floor del 2,25% con un chirografario e un ipotecario per 2,6 milioni e con un costo del chirografario del 2,45+ euribor, di fatto l’1%, mentre l’ipotecario a 1,55% fisso a 10 anni”.

E sull’argomento conclude “abbiamo quindi abbassato il costo del debito e finanziato con lo stesso importo più del doppio della disponibilità. Inoltre, abbiamo ceduto un immobile che impiegavamo per la logistica da 1.300/1.400mq  in totale e abbassato di 1,1 mln la pfn”.

La joint venture negli Stati Uniti

Lo scorso mese di gennaio BioDue ha siglato alcuni accordi per la costituzione di Pharcomed Corp, joint venture distributiva paritetica (50% ciascuno) con il gruppo Suco International finalizzato all’espansione commerciale nel Nord America e in America Latina.

Infatti, come spiega Benedetti, “negli Stati Uniti abbiamo sfruttato una alleanza strategica di distribuzione che dura da 20 anni che abbiamo con la famiglia Suarez, la quale si occupava e si occupa, tra le altre, della distribuzione di prodotti Pharcos in tutta l’America latina. Suddetto accordo ci consente, da un lato, di guadagnare un passaggio nella catena a valle verso il consumatore, andando a recuperare redditività e, dall’altro, di realizzare delle acquisizioni di partecipazioni in società distributrici nei vari paesi e nel continente americano, con il vantaggio, ovviamente, di condividere i rischi con il nostro partner”.

Prosegue Benedetti “La Pharcomed Corp. già distribuisce in alcuni paesi tra cui Bolivia, Colombia, Ecuador e avrà la possibilità di distribuire direttamente sul mercato americano. Attualmente non è ancora presente una nostra rete distributiva nel continente oltreoceano. Pertanto sarà necessario appoggiarci inizialmente ad altri distributori locali per poi successivamente controllare parzialmente il processo distributivo”.

La joint venture in Albania

Lo scorso mese di marzo BioDue ha comunicato di aver siglato accordi esecutivi per la costituzione di una joint venture al 50% con Fufarma Albania (Gruppo IMC).

Tale joint venture ha come obiettivo la realizzazione di uno stabilimento di circa 2.100 mq a Tirana per la produzione farmaceutica di capsule e compresse.

BioDue fornirà il proprio know–how, mentre Fufarma garantirà alla Jv, nella fase iniziale, la commercializzazione dell’intera produzione e, successivamente, una quota di ordini non inferiore al 70% per i prodotti farmaceutici da essa stessa commercializzati. L’investimento complessivo per la costruzione ex novo e l’adeguamento degli impianti e dei macchinari è stimato in circa 2 milioni, interamente finanziato con mezzi propri, e sarà sottoscritto da ciascuno dei due partner e realizzato attraverso una newco holding italiana, detenuta al 50% da BioDue e al 50% da Isuf Berberi, presidente e azionista di maggioranza assoluta di IMC e di Fufarma.

“Tale operazione”, spiega Benedetti, “ci consente di ottenere vantaggi nei  tempi e nei costi per la costruzione dello stabilimento”.

“Inoltre”, prosegue Benedetti, “se l’Albania riuscirà nel medio termine a fare parte dell’Unione Economica Europea, suddetto stabilimento potrà produrre non solo per il mercato interno e quello del Kosovo, ma anche per quello del Vecchio Continente”.

Un focus sui marchi propri di BioDue

“ll 40% del nostro fatturato è realizzato attraverso marchi propri”. “Una quota,” spiega Benedetti,“che viene ottenuta lavorando solamente il 10% dei volumi. Il restante 60%, quello relativo alla divisione industriale, realizzato con marchi terzi, è ottenuto lavorando il 90% dei volumi”.

“I nostri marchi” spiega Benedetti, ”sono Pharcos, che è una linea dermatologica, BiOfta, ovvero quella oftalmica, e Selerbe, linea erboristica”.

“Pharcos e BiOfta hanno lo stesso schema di fedeltà per il cliente finale. Vengono impiegati formatori medico scientifici che illustrano allo specialista, oftalmologo o dermatologo le caratteristiche positive del prodotto. Lo specialista, constatata la qualità di quest’ultimo, potrà proporlo al cliente, che a sua volta potrà continuare ad acquistarlo. E tutto ciò”, sottolinea Benedetti,”ci permette  di non avere spese di pubblicità. E’ quindi fondamentale che la qualità del prodotto si mantenga elevata ”.

“Per Selerbe è invece prevista una modalità di vendita completamente diversa. Esistono infatti due linee: generico e personalizzato. Un tipico esempio di prodotto personalizzato è quello venduto dal farmacista con il proprio nome (private label). In questi casi noi forniamo anche piccoli quantitativi”.

“Nel caso di Selerbe”, conclude sull’argomento Benedetti, “la quota del private label evidenzia crescite a doppia cifra. Ricordiamo infatti che nel 2016 tale divisione ha realizzato un fatturato di oltre 4,4 milioni, in progresso del 21,5% rispetto al 2015.”

I conti del 2016

Nel 2016 la società ha realizzato ricavi pari a 34,6 milioni, in progresso del 3%.

In calo l’Ebitda (OIC: -6,5% a 4,4 milioni) a causa di una maggiore incidenza dei costi legati sia agli investimenti produttivi e di logistica che allo sviluppo delle reti commerciali. Una contrazione che si riduce al 3,8% applicando il metodo finanziario della contabilizzazione dei leasing, come indicato dal principio contabile internazionale IAS17.

Un andamento negativo che si amplifica a livello di Ebit (-16% a 3,1 milioni), in presenza di ammortamenti e svalutazioni aumentati del 26,3% a 1,3 milioni.

Il risultato ante imposte segna una contrazione del 17,5% a 3 milioni, scontando oneri finanziari netti e straordinari per 82 mila euro (cfr. nella tabella qui di seguito la composizione 2016 dei proventi e oneri finanziari: gli interessi passivi sono diminuiti da 98 a 61mila, mentre sono venuti a mancare gli effetti positivi dei cambi doganali che però hanno solo rilievo contabile e non finanziario)

L’utile netto si attesta a circa 2 milioni, in calo del 15,9 per cento.

Dal lato patrimoniale l’indebitamento finanziario netto si fissa a 4,4 milioni, in aumento di 2,6 milioni rispetto a fine 2015 soprattutto per effetto dell’assorbimento di cassa derivante dagli investimenti immobiliari e tecnico impiantistici funzionali all’attività produttiva.

Il giro d’affari del primo trimestre 2017

Nel primo trimestre 2017 BioDue ha realizzato vendite pari a oltre 8,4 milioni, sostanzialmente invariati (-0,6%) rispetto al pari periodo del 2016. Nel dettaglio, la divisione industriale, che opera per conto di grandi realtà farmaceutiche nazionali e internazionali, ha contabilizzato ricavi per 5,1 milioni, in calo dello 4,8%. Le divisioni cui fanno capo i marchi propri, hanno evidenziato le seguenti dinamiche in termini di giro d’affari:

  • Pharcos: ha realizzato un fatturato di oltre 1,3 milioni, in contrazione del 10,5%;
  • Selerbe: le vendite hanno messo a segno un rialzo del 29% a oltre 1,4 milioni;
  • BiOfta: i ricavi si sono incrementati del 12,1% a 0,5 milioni.

Dalla ripartizione del fatturato per area geografica si rileva la quasi totalità è realizzata in Italia (-3,1% a 7,5 milioni). La quota realizzata all’estero è pari a 0,9 milioni ed evidenzia un aumento del 25,3%.

Infine, si riporta che le royalties derivanti dalla licenza produttiva REWCAP concessa a terzi, ammontano a 15 mila euro (+50,0%).

Ricavi – Una storia di crescita

Nelle tabelle che seguono viene presentato un confronto tra BioDue e i principali competitors.

Si segnala che per il triennio 2014-2016 sono stati utilizzati i dati societari, mentre per il periodo 2017-2019 sono state riportate per BioDue le stime di Twice Research e per gli altri peers quelle elaborate da Bloomberg.

Dalla tabella sull’evoluzione dei ricavi si evidenzia come nel periodo 2014-2016 i ricavi della società siano passati da 30 milioni a 34,6 milioni con una crescita media annua del 7,4 per cento.

Una dinamica che risulta assolutamente positiva, pur essendo inferiore al +35% dei peers. Cagr, quest’ultimo, che scende all’1,1%, se depurato della crescita di Nicoccino influenzata dalla esiguità degli importi.

Il progresso di BioDue nel prospettico è previsto in miglioramento al 7,7% e quindi superiore rispetto alla mediana di confronto (+7%).

Ebitda – Batte nettamente i peers

L’evoluzione storica dell’Ebitda (IAS 17) si conferma decisamente a favore di BioDue. Un andamento positivo che si amplifica in maniera decisa a livello prospettico e che si mantiene ben al di sopra della mediana dei peers.

Nel dettaglio, la crescita media annua dell’Ebitda della società nell’ultimo triennio si è attestata al 5,8% e quindi migliore rispetto al progresso evidenziato dai peers (+4%).

Un vantaggio la cui espansione dipenderà dall’andamento della strategie di crescita in quanto il cagr di BioDue per il prossimo biennio dovrebbe evidenziare un progresso del 16,9% e quindi decisamente superiore rispetto al 4,8% dei peers.

Ebit – Attesa una marcata sovraperformance

Guardando poi l’Ebit si rileva un andamento positivo nello storico, che migliora decisamente nel prospettico.

Nel dettaglio, la società evidenzia nel periodo 2014-2016 una crescita media dell’1,1%  a livello di Ebit, più contenuta rispetto al progresso del 6,1% evidenziato dai competitors.

Nel prospettico la dinamica è attesa in forte progresso rispetto allo storico e ben al di sopra della mediana dei peers.

Multipli – Dal confronto riscontri contrastanti

Dall’analisi comparata dei multipli di BioDue con i principali peers emerge che il titolo tratta a premio su alcuni indicatori e a sconto su altri, in particolare nel 2018.

Nello specifico, il p/e 2017 quota 25,4 volte, a premio del 18,1% e quello del 2018 20,5 volte, con un premio che aumenta al 42,4%.

A sconto l’Ev/Sales, inferiore nell’anno corrente e nel 2018 rispettivamente del 15 e dell’11,1% se confrontato con la mediana dei peers.

Si segnala infine che l’Ev/Ebit, a premio del 6,7% nel 2017, è atteso a sconto del 7,8% nel 2018.

Redditività – In deciso progresso nel prospettico

Il grafico sottostante mette in luce l’andamento degli indicatori reddituali e consente un confronto con i principali peers.

Nell’ultimo triennio la società ha evidenziato un iniziale lieve aumento dell’Ebitda margin salito al 14,6% nel 2015 e una successiva contrazione nel 2016 al 13,6%.

Tutto ciò prima di invertire il trend e proiettarsi al 17,4% atteso per il 2019. Dal confronto con i peers si rileva che il gap dovrebbe attestarsi nell’anno corrente al 3%, riducendosi  ulteriormente nel 2018 al 2,5%. Tale differenziale dovrebbe poi tornare nuovamente a crescere nel 2019 al  5,3 per cento.

Una dinamica piuttosto simile si rileva sul fronte dell’Ebit margin.

Infatti tale indicatore, dopo un iniziale progresso nel 2015 al 10,8%, è sceso all’8,8% nel 2016. Una performance che dovrebbe invertire direzione nell’anno corrente fino a raggiungere il 13,7% nel 2019.

Dal confronto con i peers emerge che il differenziale è sceso dal 6,2% del 2014 al 5,8% del 2016, toccando il minimo del 3,6% nel 2015 ed è atteso in calo fino al prossimo anno al 4,4%, per poi tornare a salire a 7,8 punti percentuali nel 2019.

Analisti – Pochi ma positivi

Integrae Sim ripropone il buy indica un target price di 7,40 (precedente 7,65 euro). Ciò alla luce dei benefici derivanti dalla costituzione di Pharcomed Corp, joint venture distributiva paritetica (50% ciascuno) con il Gruppo Suco International.Joint venture che punta all’espansione commerciale nel Nord America e in America Latina, sia in maniera diretta che attraverso l’acquisizione di partecipazioni nelle società attive nella distribuzione locale nei diversi paesi.

Twice Research indica un prezzo obiettivo di 7,11 euro (precedente 7,38 euro) sottolineando che “BioDue ha una storia di crescita trentennale” e che “la quotazione sull’Aim rappresenta il primo step nel proprio percorso di sviluppo e rafforzamento”. E non è tutto, in quanto, l’analista sottolinea poi che inizieranno a evidenziarsi già nel secondo semestre di quest’anno i primi effetti degli investimenti in capacità produttiva e internazionalizzazione realizzati nel 2016.

Borsa – Sovraperforma nettamente il segmento Aim

Il titolo BioDue ha chiuso la settimana con un rialzo del 4,9% rispetto ai corrispondenti valori del 19 maggio, portandosi in area 5,6 euro.

Nelle ultime 52 settimane l’azione ha segnato un rialzo del 19%, sovra-performando del 2% l’indice Ftse Aim Italia, salito invece del 17 per cento.

Un andamento borsistico positivo, che acquista ancora maggior rilevanza limitando l’intervallo temporale agli ultimi cinque mesi.

Periodo nel quale il titolo ha sovra-performato del 9% circa il benchmark, che nell’intervallo considerato ha segnato un rialzo del 21% mentre BioDue ha guadagnato il 30 per cento.

Un trend ascendente sostenuto dall’apprezzamento del mercato verso alcune operazioni compiute dalla società, tra le quali si ricorda la sottoscrizione dell’accordo per la costituzione di Pharcomed Corp, joint venture distributiva paritetica con il Gruppo Suco International.

Criticità

Sotto profilo delle criticità Benedetti premette che “tutti gli investimenti da noi realizzati hanno un loro ritorno nel medio termine e il mercato in cui operiamo segna una crescita del 10% ogni anno”.

“Tra i nostri mercati di sbocco quello italiano evidenzia un progresso più contenuto ma presenta consumi ‘strutturali’, alla luce anche dei cambiamenti climatici e dei conseguenti danni alla cute e ai capelli.

“Da tutto ciò” conclude Benedetti”, è nata la nostra decisione di guardare anche ai paesi esteri, tra cui gli Usa, dove è fondamentale la presenza di un buon distributore locale”.