Mattinata moderatamente volatile per Piazza Affari. Dopo un avvio negativo e una breve incursione in area positiva il Ftse Mib inverte nuovamente la rotta e torna in prossimità dei valori di apertura a -0,4 per cento. Poco distanti dalla parità anche gli altri listini europei: intorno alle 11:50 il Ftse 100 di Londra e l’Ibex 35 di Madrid avanzano dello 0,2%, il Dax di Francoforte è flat e il Cac 40 di Parigi flette dello 0,1 per cento.
Particolarmente ricca di appuntamenti l’agenda macroeconomica odierna, in cui spiccano i dati tedeschi sul mercato del lavoro di maggio e quelli previsionali sull’inflazione di maggio e sul tasso di disoccupazione di aprile dell’Eurozona.
In Germania la disoccupazione è scesa al 5,7%, in linea con le attese e al livello minimo dal 1990. Nella zona euro invece i prezzi al consumo sono aumentati meno delle stime (+1,4% contro +1,5%), mentre il tasso di disoccupazione è calato oltre le previsioni al 9,3% (9,4% il consensus). In particolare, i dati sull’inflazione sembrano dar ragione a Mario Draghi, che non più tardi di ieri ha ribadito la necessità di stimoli monetari per sostenere la crescita dei prezzi verso il target del 2 per cento.
Per quanto riguarda l’Italia, invece, il tasso di disoccupazione preliminare di aprile si attesta all’11,1%, livello più contenuto da settembre 2012.
Sul Forex l’euro/dollaro oscilla in area 1,118-1,119. Sostanzialmente stabile anche il cross tra moneta unica e yen poco sotto quota 124 mentre la sterlina resta debole sul dollaro (GBP/USD a 1,281) e sull’euro (EUR/GBP a 0,873).
Tra le materie prime prosegue in ribasso il petrolio con Wti e Brent in calo di oltre un punto e mezzo percentuale rispettivamente a 48,9 e a 50,9 dollari, in attesa dei dati settimanali sulle scorte in programma domani. Le quotazioni risentono da una parte dei segnali di ripresa della produzione in Libia e dall’altra dello scetticismo sulla possibilità che l’operazione Opec possa realmente risolvere il problema di oversupplied sul mercato petrolifero.
A Piazza Affari sono ben comprate le azioni CAMPARI (+2,1%), A2A (+1%) e FCA (+1,1%). Ancora arretrata MEDIASET (-2%) con Premium che ieri ha varato formalmente il previsto aumento di capitale per ripianare le perdite 2016 della pay tv. La delibera ha visto l’astensione di Telefonica, azionista di Premium con l’11% del capitale.
Pesanti le banche dopo il no di ieri del fondo Atlante a nuovi investimenti nelle banche venete. Soffrono in particolare BPER (-3%), BANCO BPM (-2,5%), MEDIOBANCA (-2%) e UBI (-2%), passano in negativo anche UNICREDIT (-1,5%) e INTESA (-0,5%). Quest’ultima si appresta a lanciare il collocamento di una nuova obbligazione bancaria garantita a scadenza dieci anni, per cui le prime indicazioni di rendimento sono nell’area di 38 punti base sopra la curva midswap.
Poco mossa GENERALI (+0,1%), che ha venduto la quota del 3,04% detenuta in Intesa Sanpaolo e pari a 510 milioni di azioni ordinarie. Contestualmente, la compagnia assicurativa ha posto termine all’operazione in strumenti derivati collateralizzati, effettuata in data 17 febbraio 2017, per coprire totalmente il rischio economico collegato all’acquisto delle suddette azioni.
Lievemente positiva ITALGAS (+0,5%) che ha diffuso il piano strategico 2017-2023. Previsti investimenti complessivi per 5 miliardi, una riduzione dei costi operativi di oltre il 15% e una crescita media annua del dividendo del 4% nel periodo 2017-2019.
Fuori dal listino principale pesante tonfo per CARIGE (-7%), dopo lo scontro al vertice che ha portato alla sfiducia dell’Ad Guido Bastianini da parte dell’azionista di maggioranza Vittorio Malacalza. Una spaccatura che porterà molto probabilmente all’uscita del manager il prossimo 9 giugno, aprendo seri interrogativi sui tempi e sulla riuscita dell’operazione di ristrutturazione dell’istituto genovese, attualmente a metà del guado.