Il Ftse Mib chiude in rialzo dell’1,5% anche per merito dell’allontanarsi dell’ipotesi di possibile elezione anticipate in autunno in conseguenza dello stallo sulla riforma elettorale. A contribuire all’andamento del listino anche le buone notizie relative al Pil dell’Eurozona del primo trimestre, risultato superiore alle aspettative su base trimestrale e annuale (+0,6 vs +0,5% e +1,9% vs +1,7%).
Inoltre, il presidente della Bce Mario Draghi ha confermato la bontà della ripresa in atto, ribadendo che la deflazione è stata definitivamente scongiurata, pur abbassando le stime sull’inflazione per i prossimi tre anni. Il numero uno dell’Eurotower ha confermato la necessità di proseguire con gli stimoli monetari per sostenere la ripresa dei prezzi, lasciando invariati i tassi di interesse.
Ed in questo scenario trae giovamento il comparto bancario, che termina con un +2,2% e sostanzialmente in linea con l’indice europeo (+1,7%).
In evidenza Unicredit (+3,2%), che, secondo gli ultimi rumor, starebbero ricevendo pressioni, insieme ad Intesa (+1%), dal Governo per dare il proprio assenso al finanziamento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, con un effetto a catena sulle altre banche. Il tutto per raccogliere gli 1,2 miliardi di fondi privati per coprire una parte della ricapitalizzazione delle banche venete.
Molto bene anche Bper (+3,7%) mentre Ubi termina con un +1,7% con la banca che ha reso noti i dettagli dell’aumento di capitale da 400 milioni che partirà il prossimo 12 giugno.
In recupero anche Banco Bpm (+2,3%) dopo i recenti ribassi, nel giorno in cui il cda ha esaminato la lettera della Bce in cui la vigilanza indica i miglioramenti organizzativi da apportare nei settori rischi, credito e audit, in seguito alle ispezioni effettuate lo scorso anno, senza però indicare la necessità di un rafforzamento patrimoniale. L’istituto già si trova a buon punto in quanto già previsto nel piano di fusione.
Tra le Small Cap in rimonta Carige (+4,5%) in attesa del cda di oggi che dovrà decidere se accogliere la richiesta di sfiducia nei confronti dell’Ad presentata dal socio di maggioranza Vittorio Malacalza, anche per evitare che lo stallo non si protragga a lungo, nell’interesse di tutti gli azionisti.