Il Ftse Mib chiude in rialzo dello 0,9% una settimana in cui era circolata l’ipotesi di possibili elezioni anticipate in autunno, poi smorzatasi con l’impasse della riforma elettorale alla Camera.
È doveroso segnalare che il presidente della Bce Mario Draghi ha confermato la bontà della ripresa in atto ma ha ribadito la necessità di proseguire con gli stimoli monetari per sostenere la ripresa dei prezzi, lasciando invariati i tassi di interesse.
L’allontanarsi dell’ipotesi di tornare anticipatamente alle urne si è riflettuto positivamente sul comparto bancario, che termina con un +1,9% e sostanzialmente in linea con l’indice europeo (+2,5%).
Scatto del 4,8% per Ubi grazie anche ai giudizi positivi di alcuni broker che hanno consigliato di sottoscrivere l’aumento di capitale da 400 milioni che partirà il prossimo 12 giugno e di cui la banca ha fornito i dettagli, molto convenienti. Gli analisti ritengono, inoltre, che gli attuali corsi di Borsa non incorporino ancora le sinergie che deriveranno dall’integrazione delle tre Good Bank.
In grande evidenza anche Unicredit (+4,1%), grazie anche al fatto di essere stata inserita tra i top picks da Mediobanca per il secondo semestre.
La banca di piazza Gae Aulenti, insieme ad Intesa (-0,2%), potrebbe, su richiesta del Governo, dare il proprio assenso al finanziamento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, con un effetto a catena sulle altre banche, per raccogliere gli 1,2 miliardi di fondi privati per coprire una parte della ricapitalizzazione delle banche venete.
Poco mossa Bper (+0,1%) dopo che l’Ad Alessandro Vandelli ha smentito la riunione del board il prossimo 13 giugno in cui si sarebbe dovuto discutere dell’acquisizione delle quote di Arca Sgr delle banche venete. Tuttavia, il manager ha confermato di chiudere entro giugno l’acquisto di Cariferrara.
Termina appena sotto la parità Banco Bpm (-0,3%) il cui board ha esaminato la lettera della Bce in cui la vigilanza indica i miglioramenti organizzativi da apportare nei settori rischi, credito e audit. Il tutto senza però indicare la necessità di un rafforzamento patrimoniale. L’istituto già si trova a buon punto in quanto già previsto nel piano di fusione.
Tra le Mid Cap in evidenza Credem (+2,1%), la cui performance beneficia delle parole del dg Nazzareno Gregori, il quale ha dichiarato l’intenzione dell’istituto di crescere per via organica senza tuttavia trascurare possibile aggregazioni.
Vendite invece su Creval (+0,7%) nonostante la cessione di un portafoglio immobiliare per un controvalore di 115,4 milioni, che ha generato una plusvalenza di 70 milioni
Tra le Small Cap arretra Carige (-2,9%) il cui cda venerdì ha votato a maggioranza la revoca delle deleghe all’Ad Guido Bastianini dando seguito alla mozione di sfiducia presentata dal socio di maggioranza e vice presidente Vittorio Malacalza.