Nel pomeriggio le borse europee permangono in territorio negativo scoraggiate dall’apertura debole dei principali indici americani. Intorno alle 16:00 solo il Ftse 100 di Londra resiste sulla parità, mentre il Ftse Mib di Milano e il Dax di Francoforte cedono entrambi lo 0,9 per cento. Le perdite superano il punto percentuale per il Cac 40 di Parigi (-1,1%) e l’Ibex 35 di Madrid (-1,2%).
Sul fronte macro, in mattinata l’Istat ha reso noto che ad aprile l’indice destagionalizzato della produzione industriale italiana ha registrato una diminuzione dello 0,4% rispetto a marzo, mentre in termini tendenziali l’indice è aumentato dell’1 per cento.
Secondo i risultati di aprile del superindice (Composite leading indicators) stilato dall’Ocse, invece, la dinamica di crescita è stabile nei Paesi avanzati. Quello relativo all’Italia ha però registrato la performance più debole tra tutti i Paesi elencati.
Sul fronte valutario l’euro si rafforza nei confronti del dollaro (EUR/USD a 1,122) e della sterlina (EUR/GBP a 0,885), quest’ultima ancora debole in scia all’incertezza politica dopo il fallimento alle elezioni dei conservatori di Theresa May. In salita, invece, lo yen rispetto alla moneta unica (EUR/JPY a 123,36) e al dollaro (USD/JPY a 109,94).
Sul secondario stabile rispetto alla mattinata lo spread tra Btp e Bund, in calo rispetto alla chiusura di venerdì di circa 5 basis point in area 176, con il rendimento del decennale italiano sceso poco sopra la soglia del 2 per cento.
Alle speranze del mercato che le elezioni politiche vengano rimandate al 2018 si aggiunge il risultato nel complesso deludente del Movimento 5 Stelle alle ultime amministrative. Dai primi risultati sembra che il movimento anti establishment non riuscirà ad arrivare al ballottaggio in nessuno dei capoluoghi di provincia in cui era in corsa.
Dal lato materie prime, il petrolio si riprende dopo un calo che durava da tre sedute consecutive, mettendo a segno un deciso rimbalzo con il Brent che si attesta a 48,9 dollari al barile (+1,6%) e il Wti a 46,5 dollari al barile (+1,5%).
A Piazza Affari, proseguono le vendite su STM (-9,2%) che alla 15:30 è entrata in asta di volatilità per eccesso di ribasso. Il colosso italo-francese dei chip sconta il “sell-off” sul settore tecnologico cominciato venerdì sera sul Nasdaq.
Tra i bancari ancora bene UBI BANCA (+3,2%) nel primo giorno dell’aumento di capitale da 400 milioni funzionale all’acquisizione di Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti.
Sopra la parità (+0,3%) UNICREDIT che, secondo il servizio Ifr di Thomson Reuters, avrebbe lanciato un bond Tier2 in dollari con scadenza 2032 e call nel 2027.
Vendite su AZIMUT (-1,2%) che nel mese di maggio ha raccolto flussi positivi per 411 milioni, spingendo il totale da inizio anno a 2,9 miliardi. La raccolta netta relativa ai fondi e alle gestioni patrimoniali è stata pari a 145,1 milioni, con un totale da inizio anno pari a 1,6 miliardi.
In cima al listino troviamo SAIPEM (+5,5%), che amplifica i guadagni della mattina. In un’intervista riportata da Repubblica il Presidente Paolo Colombo ha confermato la strategia del Gruppo tesa a diversificare il business su tutta la catena del valore dell’energia.
Tonica ENI (+1,2%) sostenuta dalla notizia che la big oil avvierà a luglio, in anticipo di tre mesi, la produzione di gas e petrolio nel giacimento di Sankofa, al largo delle coste del Ghana.
Acquisti anche su TENARIS (+1,7%) dopo che la società di servizi petroliferi Baker Hughes ha pubblicato venerdì sera l’aggiornamento settimanale sul numero dei pozzi petroliferi attivi che evidenzia una aumento del numero di impianti di trivellazione in Nord America (+44).