Inizio di settimana all’insegna delle vendite per le borse europee, mandata al tappeto dal sell off sui tecnologici iniziato venerdì a Wall Street dopo il report di Goldman Sachs che avvertiva di possibili segnali di correzione del comparto.
A Milano la buona intonazione dei petroliferi non basta ad impedire al Ftse Mib di terminare la seduta in negativo, con il principale indice di Piazza Affari che segna un -1% a 20.910 punti. In calo anche il Dax di Francoforte (-1%), il Cac 40 di Parigi (-1,1%) e l’Ibex 35 di Madrid (-1,2%).
Resiste poco sotto la parità (-0,2%), infine, il Ftse 100 di Londra, anche grazie all’ulteriore discesa della sterlina (GBP/USD a 1,268 ed EUR/GBP a 0,884) ancora in scia al fallimento elettorale della scorsa settimana dei conservatori di Theresa May, che non sono riusciti ad ottenere la maggioranza assoluta.
Secondo l’agenzia di rating Moody’s, infatti, l’esito del voto Uk ha indebolito la posizione di Londra nei negoziati per la Brexit, al via il prossimo 19 giugno, ritenendo inoltre che l’evento è negativo per il credito del Regno Unito.
Cresce intanto l’attesa per il meeting della Fed di metà settimana, con un rialzo dei tassi di interesse che sembra essere già stato ampiamente scontato dal mercato. Dopo la debolezza mostrata dai recenti dati macroeconomici Usa, però, sono in molti ora a ritenere poco probabile che la banca centrale americana interverrà un’altra volta sul costo del denaro nel corso del 2017.
Sul mercato delle valute, il cambio euro/dollaro si mantiene in area 1,12, mentre si rafforza lo yen sia nei confronti del biglietto verde (USD/JPY a 109,8) sia della moneta unica (EUR/JPY a 123,1).
Per quanto riguarda l’Italia, invece, il flop alle elezioni amministrative di ieri del Movimento 5 Stelle ha avuto un effetto immediato sullo spread. Dopo aver beneficiato dell’allontanarsi dell’ipotesi di elezioni anticipate in autunno, dato l’impasse alla Camera dell’accordo sulla legge elettorale, il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco si è infatti assottigliato ulteriormente tornando in area 175 punti base, con il rendimento del Btp leggermente sopra alla soglia del 2 per cento.
Tra le materie prime, infine, deciso rimbalzo del petrolio dopo la flessione della scorsa ottava, con il Brent (+1,3%) a 48,8 dollari e il Wti (+1,4%) a 46,5 dollari.
Tornando a Piazza Affari, crolla STM (-9,2%) in scia alla debolezza del comparto tech, con il colosso italo-francese dei microchip che è risultato di gran lunga il peggior titolo del Ftse Mib.
Deboli i bancari ad eccezione di UBI (+3,9%), nel primo giorno dell’operazione di aumento di capitale. BPER (-2,1%), invece, dovrebbe completare l’acquisizione di Cariferrara entro fine giugno, dopo che l’Antitrust ha dato il via libera all’operazione.
Secondo il servizio Ifr di Thomson Reuters, INTESA (-0,5%) avrebbe dato mandato ad un pool di banche per la sua prima emissione ‘green bond’ per un ammontare massimo di 500 milioni con scadenza a 5 anni, mentre UNICREDIT (-1,1%) avrebbe lanciato un bond Tier2 in dollari con scadenza 2032 e call nel 2027.
Vendite anche su AZIMUT (-1,7%) nonostante i dati positivi sulla raccolta netta di maggio, mentre chiudono in controtendenza i petroliferi in scia al rimbalzo del greggio.
Spicca in particolare SAIPEM (+5,2%) dopo che in un’intervista riportata da Repubblica il Presidente Paolo Colombo ha confermato la strategia del Gruppo tesa a diversificare il business su tutta la catena del valore dell’energia.
Bene anche ENI (+0,4%), che avvierà a luglio, in anticipo di tre mesi, la produzione di gas e petrolio nel giacimento di Sankofa, al largo delle coste del Ghana, e TENARIS (+0,4%), che beneficia dell’incremento degli impianti di trivellazione Usa mostrato dai dati Baker Hughes.