In forte spolvero Saipem che balza del 3,6% a 3,6 euro sovraperformando il mercato del 3,4 per cento.
Il titolo oggi beneficia dell’intervista riportata da Repubblica al presidente di Saipem, Paolo Andrea Colombo, il quale ha di fatto confermato che, visto la pesante crisi in cui versa il settore delle oil services, la multinazionale italiana sta cercando nuovi sbocchi e puntando a presidiare tutta la catena del valore dell’energia.
È questa dunque la soluzione che il management della oil services italiana sta portando avanti per risollevare i conti della società e invertire il corso dei prezzi ormai scesi sotto il valore dell’aumento di capitale 2016. E proprio il presidente dichiara che: “è una trasformazione ormai irreversibile. Per cavalcare il fenomeno piuttosto che subirlo, serve rompere il modello tradizionale, troppo legato ai cicli e alle commesse petrolifere, e rivedere i paradigmi per esplorare nuove nicchie e diversificare in tutta la catena del valore”.
Una necessità legata al fatto che l’industria dell’energia sta vivendo profondi cambiamenti e per non rimanere fuori dal mercato bisogna essere flessibili e mostrare forti capacità di adattamento. Questo significa, con le parole del presidente “consolidare il core business legato alle attività di perforazione, ingegneria, costruzione e installazione, a terra e in mare. Siamo l’unica società di settore presente su tutta la catena del valore, e riteniamo sia un grande vantaggio in questa fase, per mitigare il rischio industriale con la diversificazione”. In tal direzione Saipem, per affrontare le sfide di settore ha deciso di dividere il business in 5 divisioni. Il nuovo disegno organizzativo, ha precisato il manager, “è un cambiamento radicale necessario per cercare maggiore efficacia nell’approdo con i clienti, ma al contempo più efficienza e un sempre maggiore sforzo commerciale e operativo verso attività come le rinnovabili e lo smantellamento delle piattaforme”. E proprio alle rinnovabili che il gruppo guarda con particolare attenzione. L’eolico in mare infatti risulta essere un mercato promettente con investimenti nell’ordine dei 200 miliardi nei prossimi 10 anni. Anche quello dello smantellamento di piattaforme è promettente, infatti è un mercato da 100 miliardi in 25 anni.