Il Ftse Mib chiude in calo dello 0,6%, cambiando direzione in concomitanza con la pubblicazione dei dati riguardanti le scorte di petrolio americane, risultati peggiori delle stime, in quanto sono diminuite di circa 1,7 milioni di barili contro i -2,3 attesi e che hanno affossato le quotazioni del greggio.
Il tutto in una seduta caratterizzata per la maggior parte da un andamento riflessivo, in attesa di conoscere le decisioni della Fed, che in serata ha comunicato il rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base. La banca centrale americana ha anche confermato un graduale aumento dei fed fund tra la seconda parte di quet’anno, il 2018 e il 2019.
E questo scenario si riflette anche sul comparto bancario, che lascia sul terreno l’1,2% muovendosi in linea con l’indice europeo (-1,5%). Il settore subisce in parte anche le incertezze sui tempi relativi alla messa in sicurezza degli istituti veneti, con l’eventuale coinvolgimento dei principali istituti di credito italiano.
Dopo lo scatto di oltre il 7% degli ultimi due giorni, Ubi arretra del 2,4% a causa delle parziali prese di beneficio.
Le prese di profitto condizionano anche Unicredit (-2,2%) dopo il rialzo sui cinque giorni. È doveroso segnalare che nei più recenti incontri con la comunità finanziaria i vertici della banca hanno ribadito che la realizzazione del piano strategico sta procedendo come previsto.
Indietreggia nel finale Banco Bpm (-0,1%) dopo essere stata in rialzo per gran parte della seduta dopo il via libera del cda alla vendita pro-soluto del pacchetto da 693 milioni di npl ad un prezzo superiore rispetto a quanto previsto nel piano industriale. Si segnala che l’offerta di riacquisto bond per un ammontare di 200 milioni si è conclusa con oltre il 60% di adesioni.
Nel Mid Cap Creval termina sotto la parità (-0,4%) nel giorno in cui l’agenzia Dbrs ha ridotto i rating sia sul debito a lungo termina sia su quello a breve.
Tra le Small Cap timido recupero per Carige (+0,2%) dopo che il cda ha conferito ad interim ad un manager interno le deleghe operative, avviando comunque la procedura per individuare un nuovo amministratore delegato. Per l’istituto ligure è una corsa contro il tempo per fornire alla Bce i chiarimenti sulla governance, sul piano di riduzione degli npl e sul conseguente fabbisogno di capitale, che potrebbe essere superiore rispetto ai 450 milioni stimati inizialmente.