Il Ftse Mib chiude con un rosso dell’1% accentuando le perdite in concomitanza con l’avvio debole di Wall Street, penalizzata dal nuovo tonfo del petrolio.
Il listino risente anche del calo del comparto bancario, che lascia sul terreno lo 0,8%, in in linea con l’indice europeo (-1%). Il settore continua a risentire dell’incertezza che ancora aleggia sul salvataggio delle banche venete, dove l’ultima ipotesi vede la creazione di una bad bank e la contestuale vendita degli asset in bonis.
Terminano appena sotto la parità Intesa (-0,4% ) e Unicredit (-0,9%), che, secondo gli ultimi rumor, sarebbero stati sondati per l’eventuale acquisizione di alcune delle attività in bonis appartenenti alle banche venete che potrebbero essere oggetto di vendita.
La banca guidata da Carlo Messina potrebbe entrare nella partita a condizione che non sia penalizzante per i propri azionisti. L’istituto di piazza Gae Aulenti, invece, per bocca del suo presidente Giuseppe Vita, ha fatto sapere che sarebbe disposta a fare la propria parte in caso di soluzione di sistema.
Bper indietreggia del 2,6% nonostante l’avvicinarsi del closing per Cariferrara dopo che la Good Bank ha completato la cessione del portafoglio di 343milioni di crediti deteriorati al fondo Atlante 2, condizione indispensabile per finalizzare l’operazione.
Tra le Small Cap Carige (-3,6%) azzera tutto il guadagno di lunedì con il mercato che resta in attesa del board di oggi, in cui potrebbe essere nominato il nuovo amministratore delegato.
Acquisti invece su Creval (+0,7%) dopo il +0,2% della giornata precedente, che consente di annullare quasi tutto il rosso sui cinque giorni. In luce Banca Finnat (+4,3%).