Oil&Gas – Continua la corsa dei produttori americani

L’EIA, U.S. Energy Information Administration, ha pubblicato uno studio interessante sulle esportazioni americane di petrolio e prodotti raffinati.

Nel report si legge che le esportazioni di petrolio e prodotti raffinati continuano ad aumentare anche se con differenze da prodotto a prodotto.

L’esportazione di petrolio e raffinati americani sono più che raddoppiate, passando da 2,4 milioni di barili al giorno nel 2010 a 5,2 milioni di barili nel 2016. Allo stesso tempo le esportazioni di distillati, benzina, propano e greggio hanno visto un incremento importante con tassi di crescita e quote di mercato differenti fra loro.

Nel 2016, grazie alla revoca alle  restrizioni all’esportazione di petrolio avvenuta nel dicembre 2015, gli Stati Uniti hanno esportato 520 mila b/d. Le stesse hanno raggiunto, nel febbraio 2017, 1,1 milioni di b/d, il più alto livello mensile registrato fino ad oggi. La destinazione principale delle esportazioni rimane il Canada, anche se in misura minore rispetto al passato. Nel 2015 la sua quota era del 92% a 427 mila b/d, mentre nel 2016 è calata al 58% a 301 mila b/d a vantaggio di altre destinazioni quali Paesi Bassi, Curacao, Cina, Italia e Regno Unito.

Come noto, il livello di esportazione americana è sensibile a diversi fattori. Infatti oltre alle restrizioni imposte dalla Casa Bianca, l’export risente anche dei differenti livelli di prezzo a seconda della qualità di greggio, dei costi di spedizione e dell’ammontare di produzione nazionale. Quest’ultima è scesa nei primi nove mesi del 2016, ma è aumentata alla fine del 2016 e nei primi cinque mesi del 2017.

Per quanto riguarda i derivati del petrolio, le esportazioni statunitense dei distillati hanno registrato un lento incremento negli ultimi anni rispetto al periodo 2010-2013. Infatti, tra il 2010 e il 2016, le esportazioni statunitensi di distillati sono cresciute dell’81% (534 mila b/d), ma la maggior parte di questa crescita è avvenuta nel periodo iniziale compreso tra il 2011 e il 2013. La destinazione più importante per le esportazioni di distillati statunitensi è il Messico, con una media di 182 mila b/d nel 2016, Brasile (125 mila b/d) e Paesi Bassi (108 b/d).

La benzina ha visto un forte incremento delle esportazioni, salite del 126% (a 425 mila b/d) a partire dal 2010. Cifra notevole se si pensa che nello stesso periodo il consumo interno è anche aumentato. Destinazione principale sempre il Messico (circa il 53% delle esportazioni nel 2016).

Commento

I dati riportati dall’Eia sottolineano ancora una volta quanto il mare di petrolio e raffinati prodotti dagli Usa stiano piegando i produttori tradizionali, rubando quote di mercato. Ragione per cui nel 2014 l’Arabia Saudita ha tentato lo scontro aumentando la produzione cercando di indebolirli consapevoli dei maggiori costi di estrazone. La storia recente ci ha insegnato che i produttori shale americani sono stati in grado di abbassare le soglie di break even in area 35-40 dollari al barile e la politica dell’Arabia saudita ha per ora principalmente indebolito i paesi produttori e le compagnie tradizionali.

Lo scenario per i titoli del settore rimane dunque difficile e complesso. Inoltre da un punto di vista meramente tecnico non arrivano segnali confortanti. Il Wti ha rotto il canale ribassista (si veda grafico in basso) partito dal massimo del 23 di febbraio a 54,9 dollari al barile per arrivare agli attuali 42,3 dollari. La perdita cumulata delle quotazioni dell’oro nero è del 23,5 per cento nel periodo in questione.