I listini continentali archiviano l’ultima seduta del secondo trimestre in ribasso, sui minimi intraday, chiudendo il mese peggiore da un anno a questa parte. A Piazza Affari il Ftse Mib termina in calo dello 0,6% a 20.584 punti, negativo come il Ftse 100 di Londra (-0,5%), il Cac 40 di Parigi (-0,7%), il Dax di Francoforte (-0,7% zavorrato dal profit warning di Bayer) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,9%), nonostante l’andamento lievemente positivo di Wall Street.
A penalizzare gli indici sono ancora i timori per un prossimo probabile allentamento degli stimoli monetari da parte delle banche centrali. In settimana, infatti, sono intervenuti i governatori dei principali istituti, dalla Bce, alla Fed, alla Bank of England, e la linea comune sembra quella di un graduale rialzo dei tassi nel caso le condizioni economiche continuino a migliorare. Uno scenario che provoca instabilità sui mercati, ormai abituati da anni a tassi di interesse bassissimi.
In tal senso continuano ad essere monitorati con attenzione i dati macro, in attesa di segnali che possano confermare o meno la ripresa economica e sostenere, ovvero contrastare, gli orientamenti delle banche centrali. In mattinata sono state diffuse le statistiche di giugno relative all’inflazione dell’Eurozona, che hanno evidenziato una crescita dei prezzi dell’1,3%, superiore all’1,2% del consensus ma inferiore all’1,4% di maggio.
L’indice CPI base calcolato al netto dei prezzi di energia, cibo, alcool e tabacco, a giugno, su base annua, ha mostrato invece un aumento dell’1,1%, lievemente superiore alle attese (+1%) ed alla rilevazione di maggio (+0,9%). Dati che, dunque, indicano per il mese di giugno un indebolimento inferiore alle attese, confermando il cauto ottimismo della Bce per una graduale ripresa dei prezzi.
L’agenda odierna ha visto anche la pubblicazione dei numeri di giugno sulla variazione della disoccupazione tedesca (inaspettatamente in aumento di 7 mila unità) ed il Pil finale del primo trimestre in Gran Bretagna (in linea con la rilevazione precedente, +0,2% su base mensile, +2% su base annua). Oltreoceano, invece, sono state diffuse le statistiche su spesa e consumi di maggio negli Stati Uniti, oltre all’indice di fiducia dei consumatori di giugno dell’Università del Michigan.
Sul Forex, intanto, l’euro resta in una posizione di forza sulle altre valute, con l’EUR/USD a 1,141 e l’EUR/JPY a 128,2. Poco mosso l’USD/JPY a 112,3, mentre il GBP/USD resta poco sotto la soglia di 1,3. Tra le materie prime prosegue la risalita del petrolio, che si appresta a chiudere la miglior ottava da metà maggio dopo i minimi toccati la scorsa settimana, con il Brent (+1%) a 47,9 dollari ed il Wti (+1,5%) a 45,6 dollari.
Rallenta momentaneamente il sell-off sull’obbligazionario, con il rendimento del decennale italiano poco mosso al 2,15% e lo spread Btp-Bund in area 168 punti base.
A Piazza Affari gli acquisti premiano UNIPOL (+2,7%) che ha varato la creazione di una newco in cui saranno conferiti gli npl in seno ad Unipol Banca per un ammontare di 3 miliardi, al fine di separare le attività in bonis da quelle deteriorate. Arretra invece UNIPOLSAI (-3,6%) dopo lo scioglimento degli accordi di bancassurance nel ramo vita con BANCO BPM (-0,4%), che ha disdetto anche la collaborazione con Aviva nel segmento danni.
Male i bancari, tra cui tiene INTESA (+0,1%) mentre scivola tra le ultime del listino UBI (-2,7%), che ha concluso in anticipo l’offerta dei diritti inoptati. In calo anche BPER (-1,1%), vicina al closing per Carife, ed UNICREDIT (-1,4%).
Fra le utilities rimbalza ITALGAS (+1,2%), sostenuta dall’avvio di copertura di Citigroup con target price a 5,3 euro, mentre chiudono in territorio negativo TERNA (-0,4%), A2A (-0,3%) e, soprattutto, SNAM (-1,8%) ed ENEL (-1,1%).
Nel comparto auto tornano gli acquisti su BREMBO (+2%) e CNH (+1,1%) mentre perde terreno FCA (-1,2%). Tra i petroliferi infine arretrano SAIPEM (-0,5%) ed ENI (-1,05%), quest’ultima penalizzata anche da Kepler Cheuvreux che ha tagliato il giudizio da ‘buy’ a ‘hold’ con target price ridotto da 17,5 a 14 euro.