Secondo diverse fonti le compagnie petrolifere americane hanno incrementato i costi di esplorazione e produzione, cosa da noi già evidenziata nell’articolo di approfondimento “Oil&Gas – Ora lo shale si riorganizza”.
In particolare, secondo quanto pubblicato dal U.S. Bureau of Labor Statistics, i costi di drilling sono aumentati del 8 per cento nel giugno del 2017 rispetto ai minimi raggiunti a novembre dello scorso anno. Un incremento che rispetto al crollo del 34% avuto tra marzo e novembre dello scorso anno è ancora un timido miglioramento, ma rappresenta comunque un punto di svolta importante per le società di servizi petroliferi.
Ricordiamo che i costi di perforazione sono ciclici e crescono con l’aumento della domanda di trivellazione che, come mettiamo in evidenza ogni settimana con gli articoli dedicati, continuano ad aumentare nel Nord America. Infatti, dai minimi di marzo del 2016 alla scorsa settimana abbiamo avuto un incremento degli impianti di trivellazione funzionanti del 150% passando da meno di 500 pozzi a 1.127 pozzi attivi. Sviluppo come abbiamo detto per lo più legato alle attività nel bacino del Permian (articolo: Oil&Gas – Il settore senza spinta soffre le dinamiche dell’oro nero).
La risalita dei prezzi ovviamente è lenta e non è paragonabile a quella del numero di impianti poiché essendo la situazione ancora critica gli operatori di settore cercano di mantenere i prezzi bassi pur di ottenere commesse.
Va detto però che il forte incremento dei pozzi attivi (dati registrati da Baker Hughes) potrebbe portare a partire dalla seconda metà del 2017 e soprattutto nel 2018 ad un veloce incremento dei prezzi di trivellazione. Difficile invece pensare che, per il primo semestre di quest’anno, possano esserci ulteriori incrementi poiché i prezzi ormai sono già stati per lo più concordati.
Commento
La notizia è senz’altro positiva per società come Tenaris che fanno della vendita di tubi d’acciaio per le trivellazione il core business e che sono leader di mercato negli Usa. Certo è che per il momento si registra solo negli Usa una ripresa delle attività così forte, mentre in altre aree ancora persiste la debolezza e la poca visibilità per il settore oil&gas.