Il Ftse Mib chiude in rialzo dello 0,6% in scia all’avvio positivo di Wall Street a valle della pubblicazione dei dati sulle scorte di greggio degli Stati Uniti, che sono risultate in calo a 1.324,7 milioni di barili (-10,2 mln b).
E tutto ciò alla vigilia dell’atteso meeting della Bce in calendario oggi, così come il successivo intervento di Mario Draghi.
Dichiarazioni da cui gli operatori sperano di ottenere indicazioni sulle prossime mosse dell’Eurotower e in particolare sull’avvio del tapering, ovvero l’allentamento del programma di stimoli monetari.
Scenario all’interno del quale il comparto bancario chiude di poco sopra la pari (+0,1%), subendo gli effetti delle incertezze che caratterizzano i tempi nei quali si modificheranno i parametri di alcune delle variabili chiave come i tassi di interesse.
E ciò mentre i servizi finanziari sono in progresso dell’1% con Banca Generali a più 1,4%, diversamente dalle altre società del comparto gestito che scontano lievi contrazioni comprese tra lo 0,2% e lo 0,5 per cento.
Sempre all’interno del Ftse Mib, Exor guadagna l’1,5% mentre Poste arretra dell’1,2 per cento.
Tra le Mid Cap la migliore è dBbank (+1,9%), che in soli quattro giorni di contrattazioni ha guadagnato il 22,2 per cento.
Bene anche Anima a +1,1% e Banca Ifis (+0,9%), la quale ha comunicato che il costo finale della transazione relativa all’acquisto del 99,9% di Interbanca, effettuato a novembre 2016, ha comportato un costo di 109,4 milioni, corrispettivo rivisto dagli iniziali 160 milioni.
In area negativa troviamo, invece, Banca Intermobiliare (-1,1%), indifferente all’approvazione dell’ambizioso piano industriale 2017-2021, con annesso rafforzamento del posizionamento nella fascia alta del private banking e aumento delle masse gestite a circa 15 miliardi dai 9,2 miliardi del 2017. Politiche subordinate alla cessione della quota di maggioranza posseduta da Veneto Banca.