Il Ftse Mib chiude in controtendenza (+0,3%) rispetto alle principali borse europee, penalizzate dall’avvio incerto di Wall Street e dall’andamento al ribasso del prezzo del petrolio, con Wti (-0,5%) a 49,5 dollari e Brent (-0,3%) a 52,4 dollari.
A condizionare i listini europei è stato anche il rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro con il cambio giunto in area 1,18.
In tale scenario il comparto bancario rimane vicino alla pari (-0,1%), in una giornata in cui sono state pubblicate dall’Abi le stime sul livello di sofferenze nette degli istituti italiani per il triennio 2017-2019. Previsioni che individuano in 30 miliardi la riduzione dello stock delle stesse entro il 2019, a cui si affiancherà una crescita degli impieghi a un tasso annuo del 4% e una riduzione del rapporto tra sofferenze nette e impieghi al 2,7% (2 punti percentuali in meno rispetto ai dati 2016).
Parallelamente, risultano ben intonati i servizi finanziari (+1%), con il risparmio gestito che porta in dote le performance di Banca Generali (+1,8%) e Azimut (+1%). Leggermente arretrato Fineco (-0,2%) nonostante la pubblicazione dei risultati trimestrali che hanno visto un utile superiore alle attese a 52,5 milioni nel periodo aprile-giugno 2017.
Sempre all’interno del Ftse Mib, è doveroso segnalare i rialzi di Exor (+0,7%) e Poste Italiane (+0,2%).
Tra le Mid Cap spicca Cerved (+2,2%), mentre doBank avanza dello 0,2% dopo aver comunicato la sottoscrizione dei contratti di servicing con Fino1 e Fino 2. Tra le Small Cap svetta invece al +3,6% Tamburi.