La scorsa settimana è stata caratterizzata dal forte incremento dell’avversione al rischio da parte degli investitori, a seguito del possibile intervento militare degli Stati Uniti in Corea del Nord per impedire il lancio di missili nucleari da parte di Pyongyang. L’ondata di vendite che ha colpito i listini mondiali si è fatta sentire anche a piazza Affari, con l’indice principale che nelle ultime cinque sedute ha lasciato complessivamente sul terreno il 2,7 per cento.
Meno pesante, ma comunque rilevante, nell’ultima ottava la flessione del Ftse Italia Servizi Pubblici (-1,9%) che, tuttavia, ha registrato una performance borsistica settimanale peggiore rispetto a quella dello Stoxx Europe 600 Utilities (-1%) che ha beneficiato del miglior andamento delle azioni tedesche del settore: E.On (+5,1%), Uniper (+3,4%) e Rwe(+1,8%).
Nelle sedute comprese tra il 7 e l’11 agosto il paniere italiano del comparto utility e delle rinnovabili ha risentito soprattutto della debolezza delle Big Cap. Dei cinque titoli a maggiore capitalizzazione presenti nel Ftse Italia Servizi Pubblici nessuno è riuscito a concludere le contrattazioni di venerdì scorso su livelli superiori a quelli registrati nel pomeriggio del 4 agosto. Le azioni che hanno contenuto meglio delle altre la pressione dei venditori sono state Snam (-1,4%) ed Enel (-1,9%).
Nel caso del colosso di San Donato, nel pomeriggio di lunedì il governo italiano ha deliberato l’autorizzazione a proseguire i lavori relativi al progetto “Interconnessione Tap”, cioè il gasdotto di 55 km da Melendugno (Lecce) a Mesagne (Brindisi) che collegherà il Tap alla rete nazionale di Snam. Ricordiamo che il gruppo guidato da Marco Alverà possiede il 20% della società che ha progettato e sta realizzando un’infrastruttura che trasporterà annualmente in Europa 8 miliardi di metri cubi di gas proveniente dal Mar Caspio. Snam si sta occupando dello sviluppo di questo gasdotto in Italia con un investimento stimato di circa 100 milioni entro il 2018 e di 1,5-1,7 miliardi nel biennio 2019-2020.
Per quanto riguarda Enel, a inizio settimana il colosso elettrico italiano ha annunciato di aver completato l’acquisizione della statunitense Enercoc per 212 milioni di euro. La società acquisita è un fornitore leader nel settore della gestione della domanda e dei servizi energetici per utility, clienti commerciali, istituzionali e industriali. Si tratta di un’operazione importante per il gruppo guidato da Francesco Starace e per la nuova business line e-Solutions in quanto consentirà di offrire una gamma senza precedenti di servizi energetici ai clienti attuali e nuovi.
Nell’ambito delle Mid Cap, e non solo, la protagonista indiscussa dell’ultima ottava è stata Erg (+3,2%) grazie ai rialzi registrati nelle ultime due sedute sulla scia dei risultati del 2° trimestre del 2017 superiori alle attese. Il gruppo genovese ha mostrato una contrazione dell’Ebitda e dell’Ebit su base annua, mentre l’utile netto ha registrato un rialzo a doppia cifra. Senza dimenticare che il management del gruppo attivo prevalentemente nella produzione di energia elettrica ha confermato a 430 milioni la guidance relativa al margine operativo lordo del 2017. Lo stesso Luce Bettonte, amministratore delegato di Erg, ha sottolineato che il processo di vendita della rete di distribuzione TotalErg sta procedendo bene e dovrebbe essere chiuso entro l’anno.
Settimana da dimenticare, invece, per Acea (-4,1%) che sembra continuare a risentire delle polemiche scatenate dalla siccità nella Regione Lazio, ma anche di conti trimestrali piuttosto deboli. Senza dimenticare che il nuovo management deve ancora dimostrare di essere in grado di conseguire risultati migliori, o quanto meno uguali, rispetto al vertice precedente.
Nel segmento delle Small Cap, in controtendenza rispetto all’andamento settimanale del Ftse Italia Servizi Pubblici ErgyCapital (+5,9%) e il Gruppo Waste Italia (+1,2%). Ricordiamo che per quest’ultimo ha comunicato che la controllata Waste Italia S.p.A. ha proposto ai propri obbligazionisti e a Bnp Paribas il soddisfacimento delle loro pretese economiche attraverso l’emissione di strumenti finanziari partecipativi che prevedono un valore nominale degli strumenti pari al 10% del valore complessivo dei crediti connessi al Bond Waste ed alla RCF.