Media – Chiude in pareggio con Mediaset a più 0,5%

Il Ftse Italia media chiude in parità replicando l’analogo indice europeo (+0,1%) e sovra-performando il Ftse Mib (-0,9%) grazie al buon andamento di Mediaset, che mette a segno un più 0,5% muovendosi in controtendenza in una seduta contraddistinta dai segni meno in tutto il globo.

Giornata avviatasi in modo contrastato in Italia, ove però ha finito per dominare il rosso e questo in particolare dopo l’apertura sotto tono di Wall Street, che poi ha chiuso peggio facendo registrare una delle sedute più pesanti degli ultimi tre mesi.

Il Dow Jones, con la discesa del 1,3% di ieri, ha infatti messo fine ad una striscia di 63 sedute consecutive senza mai una variazione superiore ad un punto percentuale in entrambe le direzioni. La più lunga negli ultimi ventidue anni.

L’indice dei trenta titoli principali perde quasi trecento punti trascinato al ribasso dai suoi componenti tecnologici, con Cisco che arretra di quattro punti percentuali, mentre Microsoft ed Apple scendono di quasi due.

Il tutto in una giornata iniziata in rosso, ma poi peggiorata anche in seguito alla notizia dell’attentato terroristico di Barcellona ed a quella delle presunte dimissioni, successivamente smentite, del consigliere economico di Trump Gary Cohn.

L’avvio sotto tono dell’America si è poi riflesso sull’Europa, appesantendo una giornata fino allora giocata intorno alla parità anche se dominata dal segno meno. Ed ecco che a Milano, come ricordato, il Ftse Mib ha archiviato le contrattazioni in flessione dello 0,9% a 21.788,86 punti, ma in rosso ha chiuso pure il Dax di Francoforte (-0,5%), il Cac 40 di Parigi (-0,6%) ed il Ftse 100 di Londra (-0,6%), oltreché l’Ibex 35 di Madrid (-1%).

Ma torniamo al nostro Paese ed in particolare ai titoli del comparto media e cioè a quello che nel medio termine è stato fra i peggiori del listino in quanto resta ancora in rosso da inizio anno (-0,8%) assieme al comparto edilizia e materiali (-0,9%) ed a quell’oil&gas (-15%) penalizzato da un prezzo del petrolio che resta saldamente sotto i 50 euro anche perché l’offerta resta elevata se paragonata ad una domanda che non si rianima.

Ed i temi congiunturali giocano un ruolo importante anche sui media, che comunque restano condizionati da una crisi strutturale dalla quale le società editoriali faticano ad uscirne. Da un lato, infatti, le copie vendute continuano ad assottigliarsi, mentre dall’altro la pubblicità non da cenni di ripresa. Anzi continua a flettere appesantendo ulteriormente quei conti economici che faticano a trovare l’equilibrio sostenibile anche perché non è facile adeguare i costi all’andamento dei ricavi.

Questo anche se i positivi dati sull’evoluzione della congiuntura, misurata dall’andamento di un Pil superiore alle aspettative della vigilia, lascia ben sperare sul prossimo futuro. E tutto ciò dovrebbe confortare pure il comparto dei media, uno dei più penalizzati in questi dieci anni che ci separano dallo scoppio della crisi dei mutui sub-prime americani della primavera del 2007.