L’indice ingegneria e impiantistica Italia chiude la settimana con un progresso dell’1,3% sotto-performando l’EURO STOXX prodotti e servizi industriali (+1,6%) e facendo decisamente peggio anche del Ftse Mib (+2,2%).
E questo in quanto il comparto degli impiantisti si colloca nella parte bassa della forchetta che ha caratterizzato i settori in cui si articola la borsa milanese. Ottava dominata dall’auto (+6,2%) a seguito del forte interesse su Fca (+9%) e sulla sua controllante Exor (+4,5%), ma nella quale hanno messo in luce performance di rilievo anche il comparto dei servizi finanziari (+2,9% proprio merito anche alla citata Exor), delle utilities (+3,1%) e delle Banche (+2,6%).
Settimana estremamente positiva per la piazza finanziaria italiana, che ha battuto le borse del vecchio continente ed i principali indici europei, consolidando la supremazia conquistata in questo 2017.
Nonostante ciò, comunque, è doveroso ricordare che il nostro Paese resta ancora il più arretrato se il confronto viene fatto con i valori precedenti la crisi che si è abbattuta sui mercati finanziari dalla primavera del 2007 a seguito della crisi dei mutui sub-prime americani. Una crisi dalla quale l’economia del nostro Paese non ne è ancora uscita in modo definitivo.
Ma torniamo al comparto impiantistico per rilevare l’ottimo andamento di Prysmian, che con un progresso del 2,1% a 26,51 euro si riposiziona in prossimità del massimo storico di 27,68 euro segnato lo scorso 17 luglio.
La palma d’oro spetta comunque alla Danieli (+3,1%) sostenuta dalle notizie in merito alla conquista di nuove importanti commesse, mentre sul fronte opposto si colloca Trevi, che nella settimana perde il 7,6% portando al 22,8% il rosso cumulato da inizio anno anche per il permanere delle difficoltà presenti nel business connesso all’attività petrolifera. Scenario aggravato da una comunicazione finanziaria considerata dagli operatori al di sotto delle aspettative di una realtà che nel passato ha vissuto momenti di gloria.
Più articolata la dinamica di Salini (+0,6% e -8,1% nell’ultimo mese), che ha sofferto l’aumento dell’avversione al rischio manifestata dai mercati, in particolare quello americano. E tutto ciò a causa delle difficoltà evidenziate dal Presidente Donald Trump nel mantenere la barra a dritta nell’execution dei programmi che fino a pochi gorni or sono hanno fatto sognare gli americani e gli operatori di Borsa.