Banche – Prese di beneficio sul settore, il peggiore con meno 0,9%

Il Ftse Italia banche si conferma il peggior settore del listino (-0,9%) ma sovra-performa l’analogo indice europeo (-1,3%) anche se fa peggio del Ftse Mib, che comunque archivia lunedì 21 agosto in rosso come tutte le Borse europee, penalizzate nel finale anche dall’avvio negativo di Wall Street.

Più in particolare il principale indice italiano archivia le contrattazioni in calo dello 0,3% a 21.753 puntipenalizzato dal negativo andamento della gran parte dei settori, a partire dai citati bancari, mentre il comparto auto si muove in controtendenza (+3,2%) sostenuto dal nuovo scatto di FCA (+6,9%).

Ribassi più consistenti per il Dax di Francoforte (-0,8%) e il Cac 40 di Parigi (-0,5%), mentre limitano le perdite il Ftse 100 di Londra (-0,1%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,3%). Da rilevare che ieri la giornata non ha avuto grossi spunti operativi e l’attenzione è stata così già proiettata al vertice dei banchieri centrali in programma da giovedì a sabato a Jackson Hole.

Appuntamenti dai quali gli operatori si attendono lumi per interpretare le scelte di Bce e Fed sulle rispettive politiche monetarie. Aspettative che potrebbero anche essere parzialmente deluse in quanto il presidente della Bce dovrebbe rimandare all’autunno le indicazioni sul rallentamento degli stimoli, mentre non è detto che il numero uno della Fed fornisca indicazioni sull’avvio della riduzione del bilancio e sulla possibilità di un ulteriore rialzo dei tassi entro fine anno.

Ed è proprio all’interno di questo scenario senza stimoli particolari che tutti i titoli del comparto bancario del Ftse mib mettono in luce il segno meno. In sostanza una giornata di realizzi, con annesse prese di beneficio dopo i significativi progressi cumulati da inizio anno da alcuni fra i principali titoli del comparto.

L’eccezione che conferma la regola giunge da Bper in quanto l’istituto emiliano perde l’1,9% ma è anche l’unico, assieme a Carige, a presentare il segno meno anche da inizio anno con una flessione del 4,7 per cento (-25% di Carige).

E queste dinamiche assumono una valenza particolare se confrontate con le performance delle banche che hanno dimostrato di saper intervenire con decisione nell’affrontare situazioni complesse.

La dimostrazione più eclatante di questa tesi giunge da Unicredit, che ieri ha perso l’1,1% dopo che negli ultimi 12 mesi ha messo a segno una performance di oltre il 200% (+30% da inizio 2017) anche perché il nuovo Ceo, Jean Pierre Mustier, si è guadagnato la fiducia del mercato realizzando in pochi mesi tutte le azioni necessario per far uscire la banca dal tunnel: dalle cessioni di asset alla ricapitalizzazione da 13 miliardi sino alle dismissioni dei Npl. Azioni grazie le quali riportareil gruppo nelle condizioni di competere ad armi pari in un mercato che potrebbe riservare sorprese, questa volte in positivo.

Di rilevo anche la strada percorsa da Ubi, che ieri ha perso l’1,5% ma si conferma la regina di questo 2017 con una performance di oltre il 61 per cento. Un gran balzo, cumulato in un periodo nel corso del quale Ubi ha coronato il desiderio di crescita con l’acquisto di tre delle quattro good bank ad un prezzo particolarmente vantaggioso e quindi lasciando intravvedere una buona ripresa della redditività.

È doveroso poi rilevare la gran corsa di Banco Bpm, la cui nascita avviene proprio all’inizio di questo 2017 che vede il terzo gruppo bancario italiano guadagnare il 43% pur contando la flessione dell’1,4% di ieri.

Tutti esempi dai quali emerge come gli investitori premino la capacità di agire, per poi porre il focus sull’execution per poter consolidare le performance. Cosa che è avvenuta regolarmente con Intesa Sanpaolo. Il colosso del credito considerato dagli operatori come quello con la struttura patrimoniale fra le più solide dell’intera Europa e quello con una fra le redditività più elevate oltreché sostenibili ha infatti guadagnato un altro 23% in questo 2017.