Chiusura debole per i principali listini europei alla vigilia del meeting dei banchieri centrali di Jackson Hole che prenderà il via domani. Il Ftse Mib archivia le contrattazioni in ribasso dello 0,5% a 21.620 punti, appesantito soprattutto dalle vendite sui titoli bancari. Negativi anche l’Ibex 35 di Madrid (-0,7%), il Dax di Francoforte (-0,5%) e il Cac 40 di Parigi (-0,3%) mentre il Ftse 100 di Londra chiude invariato.
In lieve flessione, dopo due ore e mezza di scambi, pure i principali indici di Wall Street che scontano in parte le ultime dichiarazioni di Trump, deciso a costruire il muro al confine con il Messico e, se necessario, ad abbandonare l’accordo commerciale Nafta.
L’agenda macroeconomica odierna è stata caratterizzata dalla pubblicazione degli indici Pmi di Francia, Germania e Zona Euro, tendenzialmente positivi e oltre le attese, in particolare quelli sull’attività manifatturiera dell’Eurozona. Dati che sostengono la moneta unica e le consentono di arrampicarsi fino a 1,18 sul dollaro e a 0,923 sulla sterlina. Nel pomeriggio sono state diffuse inoltre le medesime statistiche relative agli Stati Uniti, sotto le attese per quanto riguarda l’attività manifatturiera ma oltre le previsioni per il terziario, ai massimi da aprile 2015.
L’attenzione degli investitori è comunque proiettata al simposio di Jackson Hole. Una particolare attenzione verrà riservata all’intervento della Yellen, per cogliere possibili spunti in merito alla riduzione del bilancio della Fed e al prossimo rialzo dei tassi. Improbabile invece che il numero uno della Bce, Mario Draghi, si sbilanci sull’allentamento degli stimoli monetari, rimandando quasi sicuramente ogni dibattito all’autunno.
Fra le materie prime le quotazioni del greggio sono in frazionale rialzo, dopo i dati settimanali sulle scorte americane resi noti dall’Eia, sostanzialmente in linea con le previsioni. Wti e Brent scambiano rispettivamente a 48 e 52,2 dollari al barile.
Ancora sotto pressione l’obbligazionario italiano, sia per i dati macro positivi in Europa che spingono nella direzione di minori acquisti di bond da parte della Bce, sia per l’avvicinarsi delle nuove aste sul primario. Anche l’avvicinarsi delle elezioni del 2018, e il conseguente inasprimento del clima politico, potrebbero influire. Il rendimento del Btp si attesta al 2,11%, dopo aver toccato in giornata anche il 2,15%, ma lo spread con il Bund resta in area 173 punti base.
A Piazza Affari torna a correre FCA (+5,8%), che starebbe considerando la possibilità di effettuare lo spin-off di Maserati e Alfa Romeo, oltre che del ramo dedicato alle componenti.
Acquisti anche su EXOR (+1,4%) e BREMBO (+1,4%), mentre scivolano in fondo al listino i bancari, con BANCO BPM (-2,5%), UBI (-2,1%) e UNICREDIT (-1,8%) fra le peggiori.
In rosso anche YNAP (-2,2%) e MEDIASET (-1,7%), che dal 18 settembre verrà esclusa dall’indice Stoxx 600. A pesare sul titolo del biscione anche la decisione del colosso britannico della pubblicità WPP di rivedere al ribasso la stima di crescita organica dei ricavi nel 2017 tra lo 0% e l’1% contro il +2% della precedente guidance.
Deboli pure le utilities, penalizzate dal rialzo dei rendimenti obbligazionari, con ENEL che termina a -1,2 per cento.