Il Ftse Italia banche chiude in rosso, collocandosi anche ieri fra i peggiori comparti della piazza milanese con una flessione dell’1,7 per cento; valore superato unicamente dal commercio con un meno 1,9 per cento.
Un rosso, quello delle banche, senza pari nel vecchio continente e quindi superiore all’analogo indice europeo, l’EURO STOXX banche (-1%), oltreché al Ftse Mib, che flette dello 0,5% in una giornata nella quale la debolezza ha caratterizzato pressoché tutti i principali listini europei.
L’Ibex 35 di Madrid perde infatti lo 0,7% e il Dax di Francoforte lo 0,5 per cento, mentre il Cac 40 di Parigi flette dello 0,3% ed il Ftse 100 di Londra resta invariato. Il tutto pur in presenza di un’agenda macroeconomica nel vecchio continente sostanzialmente positiva e superiore alle attese come emerge dagli indici Pmi di Francia, Germania e zona Euro pubblicati ieri.Tali dati sostengono inoltre la moneta unica e le consentono di arrampicarsi fino a 1,18 sul dollaro e a 0,923 sulla sterlina.
La giornata è stato poi caratterizzata dal permanere della lieve flessione di Wall Street nelle prime due ore e mezza di scambi. Trend su cui si riflettono le deludenti statistiche degli indici Pmi relative agli Stati Uniti, risultati al di sotto delle attese per quanto riguarda l’attività manifatturiera ma oltre le previsioni per il terziario, ai massimi da aprile 2015.
Trend confermatosi nel prosieguo della seduta, chiusasi con il consolidamento dei progressi della vigilia, ma in leggero rosso. E questo anche per le incertezze connesse alle minacce di Trump sul possibile shutdown ad ottobre (la chiusura della macchina governativa) nel caso non venga finanziato la costruzione del muro anti immigrazione clandestina dal Messico, ma anche ai timori sulla mancata approvazione del parlamento sulla proposta di innalzamento del debito pubblico entro fine settembre.
Il tutto in un giorno in cui l’attenzione degli investitori è stata comunque proiettata al simposio di Jackson Hole, dove è atteso l’intervento della Yellen per cogliere possibili spunti in merito alla riduzione del bilancio della Fed e al prossimo rialzo dei tassi. Improbabile invece che il numero uno della Bce, Mario Draghi, si sbilanci sull’allentamento degli stimoli monetari, rimandando quasi sicuramente ogni dibattito all’autunno.
Tornando al nostro paese e prima di entrare nell’analisi dei singoli titoli bancari è doveroso segnalare la pressione esercitata sull’obbligazionario italiano. Situazione generata da un lato dal riaffacciarsi della speculazione a seguito delle incertezze politiche che si delineano in attesa delle votazioni, ma anche per gli effetti della progressiva riduzione del Quantitative easing; politica sulla quale emergono critiche sempre più accese, in particolare da quella Germania oramai prossima alle elezioni politiche.
Scenario all’interno del quale il comparto bancario perde più degli altri settori con il segno meno che caratterizza tutti i titoli delle banche incluse nel Ftse Mib con perdite incluse fra il 2,5% e l’1,3 per cento.
Rosso diffuso anche negli altri comparti, ad eccezione di Banca Farmafactoring fra le mid-cap, mentre fra le small-cap è doveroso rilevare il balzo del 10% di Banca Profilo, leader di comparto anche sulle performance da inizio anno con un più 38 per cento.