Utility – Nel 2° trim. 2017 utili complessivi in flessione per il settore

Nel periodo aprile-giugno dell’esercizio in corso i risultati economici aggregati delle 14 principali società italiane quotate del settore utility e delle rinnovabili sono peggiorati rispetto allo stesso periodo del 2016 a livello di margine operativo lordo (-4,3%) e soprattutto di utile netto (-15,9%). Alla base della flessione dell’Ebitda, l’assenza di alcuni elementi straordinari che avevano inciso positivamente sui dati del secondo trimestre del 2016, ma anche la persistente debolezza della produzione idroelettrica per il crollo delle precipitazioni e la caduta dell’output eolico, anche questa volta a causa di condizioni meteo poco favorevoli. Incrementi a doppia cifra su base tendenziale, invece, per Italgas, Edison e Falck Renewables. Ancora più marcata la contrazione del risultato netto aggregato in quanto la riduzione a doppia cifra dell’utile operativo aggregato non è stata compensata dall’alleggerimento del carico fiscale a seguito del taglio dell’Irap. Sul fronte dello stato patrimoniale, il debito finanziario netto aggregato al 30 giugno è aumentato leggermente rispetto al 31 marzo a causa soprattutto del pagamento dei dividendi, con gli incrementi più consistenti registrati dai gruppi attivi in business regolati (Terna, Snam e Italgas). In controtendenza, le quattro small cap del settore guidate da Edison che ha registrato un calo del passivo finanziario netto del 16,5 per cento.

EBITDA – Il margine operativo lordo aggregato del periodo in esame è diminuito del 4,3% su base annua, a fronte di ricavi in aumento del 2,5% rispetto al secondo trimestre 2016. Si tratta di numeri maturati in un contesto caratterizzato dal balzo del 30,1% su base annua del prezzi elettrici sul mercato all’ingrosso, con consumi in aumento del 2,7% su base annua in Italia. Sempre nel settore elettrico, però, la debolezza della produzione da fonte idro (-19,6% su base annua a livello nazionale) ed eolico (-19,3% su base annua a livello nazionale), non ha compensato a livello di margini l’incremento del 12,9% su base annua dell’output da termoelettrico. Sul fronte dei business regolati, le tariffe sono rimaste stabili rispetto al 2° trimestre 2016 in quanto i tassi di remunerazione sul capitale investito netto a fini regolatori in vigori dal 1° gennaio 2016 nella distribuzione elettrica, in quella del gas e nei servizi idrici non sono cambiati. La politica di contenimento dei costi ha così consentito ai gruppi attivi nelle infrastrutture di migliorare i rispettivi Ebitda su base tendenziale.

Passando ai singoli gruppi quotati, il margine operativo lordo consolidato di Enel, che rappresenta il 62,1% dell’Ebitda aggregato, è stato pari a 3,7 miliardi di euro, in contrazione dell’6,7% rispetto al 2° trimestre del 2016. Nel dettaglio, la riduzione dei margini in Iberia e in Italia, è stata solo parzialmente compensata dal positivo effetto cambi e dalla buona performance in Italia del segmento retail. L’Ebitda ordinario, cioè al netto delle partite straordinarie relative a operazioni di cessione, è diminuito del 7,1% su base annua. Escludendo Enel, il margine operativo lordo aggregato del comparto italiano delle utility e delle rinnovabili per il periodo aprile-giugno 2017 è rimasto invariato su base annua.

In lieve aumento, invece, il margine operativo lordo consolidato dei due colossi dei business regolati. In particolare, Snam ha registrato nel periodo aprile-giugno di quest’anno un incremento dell’Ebitda dell’1,8% su base annua sulla scia della crescita dei ricavi nel business del trasporto che ha più che compensato la flessione del giro d’affari nell’attività di stoccaggio. Leggermente più sostenuto l’aumento del margine operativo lordo di Terna, pari a +2,6% su base annua, grazie alla decisa riduzione dei costi nelle attività non regolate, a fronte di ricavi sostanzialmente stabili. Si può parlare di una vera e propria impennata per l’Ebitda di Italgas, balzato del 23,9% rispetto al periodo aprile-giugno del 2017 quando ancora faceva parte del consolidato di Snam sulla scia dei maggiori ricavi, ma anche dei minori costi operativi (-11,9% su base annua).

Con riferimento alle ex-municipalizzate, numeri in flessione a livello di Ebitda sono stati comunicati da A2A (-18,9% su base annua), Acea (-15,6% su base annua), Ascopiave (-2,3% su base annua) e Iren (-0,4% su base annua), mentre Hera (+3,9% su base annua) e ancor più Acsm-Agam (+34,3% su base annua) hanno fatto meglio rispetto al 2° trimestre 2016. Nel dettaglio, A2A ha risentito del dimezzamento del margine operativo lordo dell’attività di generazione e trading provocato dal crollo dell’idroelettrico in Italia e in Montenegro a causa della scarsa piovosità. In controtendenza solo il contributo della divisione Ambiente (+10% su base annua). Nel caso di Acea, la contrazione dell’Ebitda è riconducibile sostanzialmente al fatto che il 2° trimestre 2016 era stato positivamente influenzato per 40,8 milioni da un componente straordinario, cioè dall’eliminazione del cosiddetto “regulatory lag”. In assenza di questo elemento una tantum, il margine operativo lordo di Acea sarebbe aumentato del 2% su base annua grazie soprattutto all’aumento dei ricavi tariffari nel business idrico e al maggior contributo della divisione Ambiente. La positiva performance operativa di Hera è legata sostanzialmente all’incremento dell’Ebitda nel business ambientale (acquisizione del ramo impianti di Teseco, maggiori volumi di rifiuti speciali trattati e ingresso nel perimetro di Aliplast, eccellenza nazionale nel riciclo della plastica) e in quello legato all’energia elettrica (maggiori margini sulla salvaguardia, sulle attività di vendita nel mercato libero e nella produzione).

Nel business delle rinnovabili spicca il -21,6% su base annua registrato dal margine operativo lordo di Alerion Clean Power a causa della contrazione del 17,8% rispetto al 2° trimestre del 2016 della produzione elettrica sulla scia di una minore ventosità rispetto alle medie storiche stagionali. L’effetto negativo sui ricavi della diminuzione dell’output è stato solo parzialmente compensato dall’aumento dei prezzi medi di cessione dell’energia elettrica e degli incentivi. I minori ricavi non sono stati compensati dal taglio del 5,4% su base annua dei costi operativi che comprendono anche i 100mila euro di costi legali e societari, di competenza del semestre, sostenuti in relazione alle Offerte pubbliche di acquisto che hanno interessato la società.

In flessione, anche se in misura più contenuta (-2,5% su base annua) l’Ebitda registrato da Erg nel 2° trimestre del 2017 provocato dal minor contributo degli impianti idroelettrici ed eolici. Con riferimento a questi ultimi, il margine operativo lordo è diminuito del 4,3% su base annua a causa della minore produzione in Italia (-26% su base annua), dove si sono registrate condizioni di ventosità sfavorevoli. Tali effetti sono stati parzialmente compensati da un andamento dei prezzi più favorevole in Italia e da ulteriori azioni di efficienza sui costi.

Trimestre da incorniciare, invece, per Falck Renewables (+14,5% su base annua per l’Ebitda) grazie all’incremento dei ricavi del 14,8% rispetto al periodo aprile-giugno del 2016 sostenuto dall’aumento dei prezzi di cessione dell’elettricità, dalla maggiore produzione di energia elettrica (+7% su base annua) e dall’ampliamento del perimetro, in parte compensati dalla scarsa ventosità in Italia, Francia e Spagna, e dalla svalutazione della sterlina sull’euro relativamente alla produzione nel Regno Unito.

Da ricordare poi l’ottimo risultato (+17,3% su base annua) portato a casa da Edison a livello di margine operativo lordo grazie al buon andamento della filiera idrocarburi, che ha beneficiato della ripresa dello scenario petrolifero, che si è tradotta in una maggior redditività dell’attività di esplorazione e produzione di idrocarburi. In deciso miglioramento anche l’attività di compravendita del gas che contribuisce all’Ebitda rettificato della filiera per circa i due terzi. Il margine operativo lordo rettificato della filiera energia elettrica ha registrato un progresso dell’11,8% su base annua, salendo a 57 milioni dai 51 milioni del 2° trimestre del 2016, che includevano una posta positiva non ricorrente legata all’operazione con Sel per gli impianti sul fiume Cellina, beneficiando principalmente dei maggiori margini registrati nella generazione termoelettrica.

RISULTATO NETTO – Il dato aggregato è diminuito del 15,9% su base annua (-31,4% escludendo Enel) in quanto nel 2° trimestre del 2017 la riduzione dell’Ebit del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2016 (-14,5% escludendo Enel) è stata accompagnata da un contributo aggregato leggermente negativo della gestione finanziaria su base tendenziale, nonostante l’alleggerimento del carico fiscale rispetto al 2° trimestre del 2016 a seguito del taglio dell’Irap al 24% dal precedente 27,5 per cento.

A livello di singoli gruppi quotati, Enel ha concluso il trimestre in esame con un utile netto di 864 milioni, in riduzione del 3,5% su base annua in quanto il calo dell’utile pre-tasse del 13% su base annua è stato parzialmente compensato dalla contrazione del tax rate di 4,2 punti percentuali e dal minor peso dell’utile di competenza di terzi.

Nei business regolati è da segnalare l’exploit di Italgas (+31,4% su base annua) sulla scia dell’incremento del 25% dell’Ebit rispetto al 2° trimestre del 2016 e del crollo degli oneri finanziari a seguito principalmente dei minori oneri correlati all’indebitamento finanziario e ai minori oneri connessi all’attualizzazione dei fondi ambientali. Meno sostenuto, ma comunque importante, l’aumento dell’utile netto di Snam nel trimestre in esame, pari al +16,3% su base annua. Il colosso di San Donato ha beneficiato del miglioramento della gestione finanziaria (minori interessi passivi e maggior contributo delle partecipazioni valutate con il metodo del patrimonio netto), ma anche delle flessione del 6,6% su base annua delle imposte pagate. In crescita anche l’ultima riga del conto economico di Terna (+5,7%) su base annua sulla scia della migliorata performance della gestione caratteristica.

Passando alle ex-municipalizzate, l’utile netto di Hera ha raggiunto 31,1 milioni, in aumento del 4,4% rispetto al 2° trimestre del 2016 in quanto la flessione a doppia cifra dell’utile operativo su base tendenziale è stata più che compensata dall’ottimo risultato della gestione finanziaria e dal taglio di 4,8 punti percentuali del carico fiscale. Male Acea, i cui profitti netti sono crollati del 48,9% su base annua a causa del sostanziale dimezzamento dell’Ebit registrato nel 2° trimestre del 2016. Nel caso di A2A, la perdita di 23 milioni registrata nel periodo aprile-giugno dell’anno in corso rispetto all’utile di 96 milioni dello stesso trimestre del 2016 è riconducibile alla sopracitata contrazione dell’Ebitda, ma soprattutto per gli effetti negativi conseguenti all’esercizio, in data 1° luglio 2017, dell’Opzione put sulla quota del 41,78% del capitale detenuta dalla stessa A2A in EPCG. Al 30 giugno EPCG stata è ancora consolidata integralmente in A2A, ma per effetto dell’esercizio dell’opzione Put, la quota in EPCG è stata riqualificata da investimento in continuità a investimento disponibile alla vendita con conseguente variazione del criterio di valutazione. La nuova valutazione di EPCG ha determinato una svalutazione totale di 95 milioni corrispondenti. Al lordo di questo effetto straordinario, il risultato netto ordinario della multi-utility lombarda è stato pari a 72 milioni, in calo del 25% su base annua.

Nelle rinnovabili, spicca il balzo dell’utile netto di Erg (+52,9% su base annua), nonostante la riduzione del 7,4% su base annua dell’Ebit. Il gruppo guidato da Luca Bettonte ha beneficiato della riduzione degli oneri finanziari netti, dei maggiori proventi della partecipazione in TotalErg (consolidata ad equity) e del crollo del tax rate, sceso al 21,4% nel 2° trimestre del 2017 dal 36,8% dello stesso periodo del 2016.

 

INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO – Al 30 giugno 2017 l’importo aggregato delle 14 società analizzate ha registrato un incremento dell’1,1% rispetto ai corrispondenti valori dello scorso 31 marzo, soprattutto per l’uscita di cassa relativa al pagamento dei dividendi agli azionisti. Il contributo maggiore alla variazione del valore complessivo è arrivato dai tre gruppi attivi in business completamente regolati, cioè Terna (+496,9 milioni, pari al +6,7% su base trimestrale), Snam (+482 milioni, pari al +4,5% su base trimestrale) e Italgas (+210 milioni, pari al +6% su base trimestrale), la cui somma dei rispettivi indebitamenti finanziari netti rappresenta il 30,3% del totale aggregato. Da segnalare che il gruppo che gestisce la rete di trasmissione elettrica in Italia mantiene il rapporto Debito/Patrimonio netto più alto di tutto il settore, pari a 2,2x, in aumento rispetto a 2x di fine marzo. In deciso aumento anche il passivo finanziario netto di Acea (+166,6 milioni, pari al +7,5% su base trimestrale) a causa, oltre che per il pagamento delle cedole ai soci anche per l’assorbimento del capitale circolante per il peggioramento dei crediti dovuto a problematiche relative ai sistemi informativi e dai maggiori investimenti realizzati.

In lieve discesa, invece, l’indebitamento finanziario netto di Enel (-456 milioni, pari al -1,2% su base trimestrale) che da solo copre il 51,6% del dato aggregato totale del settore utility e delle rinnovabili. Da segnalare, tuttavia, che la differenza tra il dato al 30 giugno 2017 e quello a fine marzo non comprende alcuna uscita di cassa relativa al pagamento dei dividendi in quanto il gruppo guidato da Francesco Starace ha staccato le cedole il 23 gennaio e il 24 luglio, ma include investimenti per circa 2 miliardi, in progresso del 4,4% rispetto allo al 2° trimestre del 2016. Escludendo Enel, l’indebitamento finanziario netto aggregato al 30 giugno 2017 è aumentato del 3,7% rispetto lo scorso 31 marzo.

Nell’ambito delle Mid Cap, l’incremento più consistente dopo quello di Acea è stato portato a casa da Ascopiave (+11,4 milioni, pari al +20,5% su base trimestrale), mentre le quattro Small Cap del settore utility e delle rinnovabili hanno tutte registrato una flessione del passivo finanziario netto su base trimestrale. La contrazione più rilevante è stata registrata da Edison (-154 milioni, -16,5% rispetto al 31 marzo) grazie alla generazione di cassa derivante dallo svolgimento dell’attività industriale e al miglioramento della gestione del capitale circolante.