La consultazione popolare della scorsa domenica a Carpi sulle possibili operazioni di aggregazione riguardanti la principale multi-utility locale non ha raggiunto il quorum, pari a 50%, in quanto hanno votato soltanto il 23,7% degli aventi diritto. In pratica, lo scorso 10 settembre i cittadini del Comune dell’Emilia-Romagna sono stati chiamati a decidere se Aimag doveva fondersi o meno con una delle tre seguenti società: Hera, Tea Mantova e Estra/Piacere. E anche se il 97% di chi si è recato alle urne si è detto favorevole a un’operazione di aggregazione, il referendum non è stato convalidato.
Ricordiamo che a fine ottobre 2015 il gruppo presieduto da Tomaso Tommasi di Vignano e altri sei operatori, fra cui la mantovana Tea, avevano presentato le proprie manifestazioni di interesse a partecipare alla gara pubblica finalizzata alla individuazione di una partnership industriale per Aimag. Una mossa fondamentale per il gruppo romagnolo non quotato in vista della partecipazione alle gare con le quali a partire dal 2017 si aggiudicheranno le concessioni per il servizio di distribuzione del gas. Hera, già azionista col 25%, punterebbe al 51% del capitale sociale di Aimag oppure direttamente alla fusione.
L’operazione rientrerebbe perfettamente nella strategia della multi-utility bolognese, ribadita nell’ultimo piano industriale al 2020 presentato lo scorso 11 gennaio, in cui i vertici di Hera hanno detto di aspettarsi di concludere in arco di Piano operazioni di M&A che dovrebbero contribuire positivamente all’Ebitda consolidato del gruppo per circa 106 milioni di euro.