Generali – Mediobanca studia il conferimento della propria quota a una subholding

Mediobanca, il principale socio di Generali con una quota di oltre il 13%, starebbe valutando la possibilità di creare una subholding alla quale conferire la propria partecipazione nella compagnia. L’istituto manterrebbe una quota del 51% della nuova finanziaria, nella quale sarebbe previsto l’ingresso anche di altri investitori.

Mediobanca, azionista di maggioranza di Generali con una quota superiore al 13%, starebbe studiando la possibilità di conferire la propria partecipazione a una subholding nella quale entrerebbero anche altri investitori istituzionali, con l’obiettivo di alleggerire il proprio impegno finanziario nella compagnia senza cedere titoli.

L’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, aveva dichiarato ad agosto, nel corso della conference call per la presentazione dei dati semestrali, che l’istituto di piazzetta Cuccia avrebbe intenzione di alleggerire la propria quota in Generali dal 13% al 10% entro il 2019.

Per ora lo scenario della subholding, secondo indiscrezioni, è solo una delle possibili ipotesi sulla carta. L’idea, tuttavia, che ricalca in qualche modo lo schema delle scatole cinesi che permettono di mantenere il controllo della società con un investimento leggero, presenta per Mediobanca alcuni aspetti favorevoli.

In primo luogo permette di alleggerire la propria posizione senza vendere titoli sul mercato, dato che i prezzi di Generali sono al di sotto dei target di mercato.

Attualmente a Piazza Affari i titoli del Gruppo assicurativo quotano attorno ai 15,5 euro, in linea con il valore di carico di Mediobanca e contro un target price medio di Bloomberg di 16,1 euro. Vendere a questi prezzi significherebbe non realizzare alcuna plusvalenza. Certo, nel secondo scenario, l’impatto sui conti di Mediobanca dipenderebbe dalla valutazione della subholding, di cui manterrebbe il 51%, e dal prezzo a cui sarebbero disposti a entrare gli investitori istituzionali.

Inoltre, dopo che le ambizioni di conquista manifestate qualche mese fa da Intesa hanno evidenziato la fragilità dal punto di vista dell’azionariato della compagnia triestina, la riduzione della quota di Mediobanca indebolirebbe il controllo di uno dei principali asset finanziari tricolore. Al contrario, la nuova finanziaria potrebbe addirittura rafforzare la presa, a seconda dell’interesse di altri soci a entrare.

Oggi a Piazza Affari alle 10:00 i titoli Mediobanca segnano un rialzo dello 0,1% a 8,8 euro, mentre le azioni Generali salgono dello 0,3% a 15,59 euro, facendo meglio dei rispettivi indici di settore, che sono leggermente sotto la pari.

COMMENTO

Per Generali la notizia avrebbe un doppio effetto. Da una parte, infatti, alleggerirebbe il titolo dal possibile cap dato dall’attesa vendita della quota del 3% di Mediobanca che potrebbe creare un freno ai titoli. A questi prezzi non ci si attende che la banca di piazzetta Cuccia possa decidere di procedere a mettere il pacchetto sul mercato, ma dalla soglia dei 17 euro l’operazione potrebbe prendere il via.

D’altro canto, l’operazione potrebbe togliere ai titoli l’appeal della contendibilità. A questo riguardo, c’è tuttavia da osservare che il titolo della compagnia ha ancora un valore da esprimere per la propria crescita organica. Basti osservare che durante il periodo in cui si susseguivano le indiscrezioni sulle mosse di Banca Intesa ha toccato un massimo di 15,6 euro il 26 gennaio. Il 7 agosto, invece, sulla scia dei risultati ha superato i 16 euro.

Per Mediobanca l’operazione potrebbe essere neutra rispetto alla cessione diretta dei titoli perché in ogni caso, se l’obiettivo è quello di alleggerire la propria esposizione, ci sarebbe in entrambe le opzioni un minore contributo finanziario ai conti dell’istituto della partecipazione, che attualmente vale circa un terzo del risultato netto, a fronte di nuovi mezzi finanziari.

Tuttavia, la soluzione potrebbe rappresentare un interessante escamotage per non perdere totalmente il controllo sul Gruppo triestino, rispetto a eventuali altre ipotesi di riassetto finanziario che erano state attribuite ma sempre smentite ai vertici di Unicredit, socio di maggioranza di Mediobanca, che potrebbe volere una presa più diretta su Generali.