Nella primavera 1999, quando Unicredit era neonata e l’euro pure, l’Ops lanciata da Alessandro Profumo sulla Banca Commerciale Italiana si allungava sul piano strategico anche su Commerzbank, che era già azionista sia della Comit sia di Mediobanca e si era collegata alle Generali.
La stessa Mediobanca, nei mesi precedenti, aveva chiamato al tavolo la banca tedesca nel tentativo difensivo di fondere la stessa Comit con Banca di Roma (Capitalia) per dare alla banca d’affari un’azionariato di riferimento.
E l’equity story non si interruppe neppure dopo aver archiviato senza successo l’operazione Comit.
Unicredit aveva infatti subito tentato una pionieristica fusione crossborder nell’Eurozona con lo spagnolo Bbva. Operazione prematura, ma utile a lasciare al Gruppo italiano la mano calda per sondare subito un “piano B” con Commerzbank.
Il dossier fu però abbandonato il 10 settembre 2001 e cioè ventiquattr’ore prima dell’attacco alle Torri Gemelle che segnò, fra l’altro, anche la fine dell’età dell’oro sui mercati azionari. Non per questo però Unicredit perse d’occhio lo scacchiere tedesco.
E già nel 2005 incorporò Hvb-Bank Austria in un’operazione che i mercati approvarono, guardando al track-score di Unicredit come aggregatore-ristrutturatore. Due anni dopo fu la volta della fusione Unicredit-Capitalia che portò l’allora piazza Cordusio nella posizione di primo azionista-partner di Mediobanca.
Oggi, nel 2017, molto è cambiato rispetto a dieci anni or sono e cioè dopo l’ultima aggregazione dimostratasi decisamente infelice, anche se molto è rimasto propriocome allora. Unicredit è una grande banca italiana ma anche tedesca.
Unicredit è l’unico socio che può ancora veramente condizionare il destino di Mediobanca e quindi delle Generali.
Il Ceo di Piazza Gae Aulenti, Jean Pierre Mustier, ha iniziato a lavorare in Unicredit con Profumo e ne condivide in parte il profilo di grande banchiere sovrannazionale entro i confini dell’Eurozona.
La sua volontà di accelerare la riforma della governance in Unicredit secondo gli standard Bce, fra l’altro non troppo dissimili da quelli graditi ai mercati, non fa che enfatizzare questo approccio.
D’altro canto Mustier è francese, con tutti le opportunità e i vincoli che un top manager transalpino può incontrare in Italia nell’autunno del 2017. Il dossier Italia-Francia risulta infatti densamente popolato di situazioni complesse: da Fincantieri-Stx-Leonardo a Vivendi-Tim, con annessa Vivendi-Mediaset. C’è poi il complesso fascicolo inerente l’assestamento del patto Mediobanca e quindi il futuro delle Generali, sulle quali Vincent Bolloré (patron di Vivendi) ha più di una voce in capitolo.
Una serie di partite sulle quali si confronteranno mercoledì 27 settembre i ministri dell’Economia Pier Carlo Padoan e Bruno Le Maire, plenipotenziario di Emmanuel Macron. L’appuntamento ha come oggetto prioritario e ufficiale la partita Fincantieri-Stx, ma non potrà esimersi dal ricercare un compromesso più ampio, possibilmente fugando i timori italiani di egemonia economico-finanziara francese al di qua delle Alpi.
Quel giorno è anche scontato che Angela Merkel avrà già ottenuto la quarta investitura elettorale a cancelliere in Germania e in questa veste comincerà a mettere in cantiere la ricostruzione dell’Eurozona.
La situazione di Commerzbank, di fatto nazionalizzata al 25% dal 2009 dopo un virtuale default per l’eccessiva esposizione alla finanza derivata, è un’oggettiva palla al piede per la supercancelliera, mentre il sistema bancario tedesco, fra Deutsche Bank, Sparkassen e Volksbanken, non è in condizioni di togliere dal fuoco la castagna Commerzbank.
L’opzione Unicredit, già percorsa con discreto successo a metà del 2005 per disinnescare la crisi Hvb-Bank Austria, torna quindi naturalmente d’attualità con appetibilità accresciuta per il fatto che il pilota, oggi, sarebbe francese.
E un’Unicredit proiettata verso Commerzbank e verso l’aggiornamento strategico di un Gruppo bancario paneuropeo sarebbe prevedibilmente più distaccata dallo scacchiere italiano. In concreto, più disponibile a una risistemazione del polo Mediobanca-Generali, ad esempio secondo il format delineato nelle ultime ore dalle voci di scorporo della quota Generali in un newco-Mediobanca.
Naturalmente le logiche del mercato e il suo giudizio saranno tutt’altro che marginali. Le reazione “da manuale” ai rumor su Commerzbank ieri hanno penalizzato Unicredit. Ma i giudizi compiuti, non solo su Unicredit ma anche su Generali, il mercato è abituato a darli sui piani, non sulle voci.

























