Parola d’ordine semplificazione. Il consiglio di amministrazione di Unicredit ha approvato ieri le modifiche della governance del Gruppo che ricalcano quanto atteso dal mercato, con la novità della conversione obbligatoria dei titoli di risparmio che alla notizia hanno registrato un rialzo del 39%, portandosi in linea con le condizioni previste dalla proposta.
Ma vediamo quali sono le principali modifiche statutarie che il consiglio di amministrazione ha deciso di sottoporre all’approvazione dell’assemblea straordinaria degli azionisti che sarà convocata per il prossimo 4 dicembre. La prima riguarda l’attribuzione al board della facoltà di presentare una propria lista di candidati alla carica di amministratore e l’incremento a due del numero degli amministratori tratti dalla lista di minoranza. Attualmente la nomina del cda avviene attraverso il meccanismo del voto di lista. Non è stato, invece, fissato un limite del numero di rappresentanti del board, come era atteso.
La seconda è che sarà cancellato il limite del 5% all’esercizio del diritto di voto. Una norma eredità del passato per evitare un’eventuale scalata del Gruppo, opzione che ora non pare più un pericolo. Tra gli obiettivi della decisione vi è quella di rendere più appetibile il titolo agli occhi degli investitori istituzionali, portando le regole delle banca in linea con la prassi delle maggiori società quotate sui mercati finanziari e cioè “one share one vote”.
Tale modifica, incidendo sui diritti di voto degli azionisti ordinari, comporta il sorgere del diritto di recesso in capo agli stessi, da esercitarsi secondo le previsioni di legge. Tenuto tuttavia conto che la proposta modifica è rivolta ad esclusivo beneficio dell’azionariato e, in ogni caso, non dovrebbe pregiudicare le operazioni di rafforzamento dei mezzi patrimoniali della società avviate col piano “Transform 2019”, l’efficacia della decisione eventualmente adottata sarà subordinata alla condizione che il recesso complessivo non ecceda una soglia pari a n. 5.564.220 azioni ordinarie, pari allo 0,25% del capitale sociale rappresentato da azioni ordinarie della società (cd. stop-loss). In ogni caso, al fine di preservare gli interessi della società, il cda avrà facoltà di rinunciarvi.
Il valore di liquidazione, in relazione alle azioni ordinarie oggetto di recesso, sarà determinato facendo riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei mesi che precedono la pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea le cui deliberazioni legittimano il recesso ai sensi dell’art. 2437-bis del codice civile e, pertanto, sarà calcolato a tale data.
La conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie (vedi) contribuisce al perseguimento dell’obiettivo di conseguire una generale semplificazione della struttura di capitale, con conseguente risparmio di costi.
Tra le altre decisioni che vanno in direzione di una semplificazione e risparmio dei costi vi sono il trasferimento della sede sociale da Roma a Milano e la revoca alla negoziazione dei titoli sul Warsaw Stock Exchange, che dopo la cessione di Bank Pekao, avvenuta nel giugno del 2017, non riveste più un particolare interesse.
COMMENTO
Le decisioni sono positive per la visione complessiva del titolo e l’apprezzamento da parte degli investitori istituzionali. Le azioni ordinarie hanno evidenziato un rialzo dello 0,9% a 17,99 euro, in linea con l’indice di settore (+0,8%).
Dal punto di vista del diritto di recesso, vista la tendenza al rialzo del titolo che negli ultimi sei mesi ha guadagnato il 24%, non dovrebbe essere conveniente seguire questa opzione.

























