Nei primi otto mesi del 2017, le vendite di auto di General Motor e Ford sono crollate del 19%. Il totale del settore registra un -11%, nonostante gli incentivi record. Le vendite del segmento trucks (pickup, suv, crossover e van) sono state la grande speranza, segnando un +3% da inizio anno e riducendo la flessione complessiva al 3 per cento.
In particolare, i crossover sono stati i modelli a registrare le performance migliori, con ogni costruttore che si è lanciato in questo segmento fortemente in espansione. Ora però cominciano ad emergere dei campanelli d’allarme e anche questa speranza sta cominciando a svanire.
General Motors, infatti, ha annunciato lo scorso venerdì la decisione di tagliare la produzione del suo impianto di Spring Hill in Tennessee, dove vengono prodotti i suv GMC Acadia e Cadillac XT5, in risposta al rallentamento della domanda. Secondo la casa americana, il miglior modo di reagire è quello di ridurre l’output.
Già lo scorso dicembre, il gruppo aveva comunicato che avrebbe iniziato il 2017 chiudendo temporaneamente cinque impianti, ma in quel caso le linee produttive riguardavano il segmento delle passenger car.
I crossover stanno ancora vendendo, ma non bene quanto ci si aspettava. La domanda sta rallentando e la sovracapacità sta prendendo piede, il tormento dell’industria dell’auto che già ha colpito gli impianti produttivi, risparmiando però quelli che producono suv.
Solo pochi giorni fa, Ford aveva annunciato che avrebbe portato al minimo per un periodo compreso tra una e tre settimane l’attività di tre impianti in Usa e due in Messico che producono principalmente auto, restando quindi aggrappata all’idea che suv e crossover stiano ancora resistendo.
A inizio mese, inoltre, Fca aveva comunicato che chiuderà in ottobre per cinque settimane il suo stabilimento di Windsor in Ontario, al fine di bilanciare la produzione di due minivan. Il gruppo è stato quello più colpito tra i brand Usa dalla contrazione del mercato, segnando un -7,7% da inizio anno frutto del -22% del segmento auto e del -5% del segmento truck.
Gli annunci degli shutdown di Ford e General Motors sono arrivati dopo che gli uragani Harvey ed Irma sono entrati nell’equazione. Inizialmente si pensava che i danni provocati dalle due tempeste avrebbero provocato un incremento della domanda, ma la realtà potrebbe rivelare un spinta alle vendite inferiore di quanto stimato in precedenza.
Commento:
Il rallentamento del mercato dell’auto americano, dopo anni di crescita sostenuta e livelli di vendite record, è un evento già ampiamente anticipato. La risposta degli automaker per salvaguardare i margini nonostante la flessione dei volumi, è stata quella di orientare maggiormente la produzione verso segmenti più redditizi, come appunto quello dei suv.
Proprio per questo l’allarme lanciato da General Motors potrebbe essere un campanello da non sottovalutare, soprattutto per un gruppo come Fca che ha nel segmento truck il proprio core business.
Da sottolineare però che sul calo dei volumi in area Nafta del gruppo guidato da Sergio Marchionne, oltre al rallentamento della domanda hanno influito anche altri fattori, come l’uscita di produzione di alcuni modelli, il programmato riallineamento della capacità produttiva e il passaggio alla nuova Jeep Compass e la strategia volta a ridurre le vendite alle flotte.
Nonostante ciò, il margine sull’Ebit adjusted nel secondo trimestre è salito di 50 basis point al livello record dell’8,4%, proprio grazie al positivo mix prodotto.